Mario Sconcerti per il Corriere della Sera
spalletti inzaghi
Un anno fa sei delle prime sette squadre confermarono l' allenatore, cambiò solo la Juve pagando subito la differenza. In pochi giorni, di quelle stesse squadre, ben cinque hanno deciso (o dovuto) cambiare. Di vecchio restano solo Pioli e Gasperini. È la conseguenza di una stagione che non ha soddisfatto nessuno, tranne l' Inter che adesso deve ricominciare su basi diverse. Questo offre alla stagione una nuova gerarchia orizzontale.
L' unica squadra pronta a vincere era l' Inter di Conte che c' è riuscita infatti senza trovare avversari reali. Il fatto che nasca oggi un' Inter di altri, toglie riferimenti a tutti, non c' è più una squadra migliore, torna un equilibrio fortuito perché frutto di un' incompiutezza generale. È un fatto completamente nuovo, per la prima volta dopo cento anni di scudetto non c' è una squadra favorita. Naturalmente è presto, manca un intero mercato, ma questo sarebbe stato vero anche se Conte fosse rimasto all' Inter.
La favorita che non c' è va costruita. Nel frattempo sono tornati tutti i tecnici migliori, Allegri, Spalletti, addirittura Mourinho, torneranno forse Sarri e Mazzarri, sono rimasti Gattuso e Juric, se n' è andato De Zerbi che è un fuori traccia, gioca un calcio solo suo, di principi, senza scuole.
mourinho allegri
La prima conseguenza di questa gerarchia orizzontale è il ritorno della Juventus. Allegri è un formidabile adattatore di uomini alle circostanze, qualunque siano. Già con la Juve di Pirlo avrebbe fatto dieci punti in più perché avrebbe perso meno tempo in tentativi. La Juve ha bisogno poi di cambiamenti minimi, di profondo le serve solo un regista. Resta il caso Ronaldo.
Non credo resterà, penso anzi che Allegri voglia partire proprio dalla liberazione della squadra dal ruolo dominante di Ronaldo. Il problema sarà trovare gli stessi gol, perché attaccanti che segnino davvero alla Juve non ce ne sono. Avrà problemi in più Inzaghi all' Inter perché esce da ventidue anni di Lazio, cioè una casa più che una squadra, un' abitudine, un linguaggio. Inzaghi è bravissimo, ama giocare con contropiedi di qualità, è un giochista all' italiana, abituato ai grandi giocatori (Milinkovic, Luis Alberto, Leiva, Acerbi, Immobile, Correa) e soprattutto abituato a se stesso.
MOURINHO ALLA ROMA
Gioca con tredici elementi.
Trovata la squadra, la sfinisce. Non pensatelo come un ragazzo nella metropoli. È uno dei pochi che ha costruito calcio in questi anni. La sua Lazio non è stata inferiore all' Inter nei risultati e nella gestione di grandi giocatori.
Gli servirà tempo, non so se lo avrà.
Sarà molto curioso vedere i nemici che sceglierà Mourinho a Roma. Come saprà interpretare la città. E come reagirà la piazza a un linguaggio molto diverso da quello romanista, che è popolare ma schietto, senza secondi fini.
pioli ibra
Mourinho non parla, lancia messaggi. Ma conosce il calcio. Dovrà essere creduto dai giocatori, oggi riottosi davanti ad allenatori duri. Farà una buona Roma e la farà partire di forza insieme alle migliori.
L' altra squadra favorita dalla conservazione è il Milan. Ma non può essere Giroud l' alternativa a Ibrahimovic. Può esserlo Scamacca per fisico e qualità, oppure, meglio, uno diverso e totale come Raspadori. Di diverso rispetto alla Juve c' è nel Milan la poca abitudine alla competizione della società, la sua giovinezza industriale. Ma la squadra può diventare avanguardia.
gasperini
Spalletti farà bene a Napoli. Ha il cinismo del ricco toscano di campagna, ha visto cambiare tante stagioni, non si farà cancellare dai problemi di Napoli. La nuova mescolanza dovrebbe portare l' Atalanta davanti a tutti, ma il tempo ha mostrato anche i limiti di Gasperini oltre alla sua bravura. E forse il suo segreto è diventato di troppi.
mourinho murale