Estratto dell’articolo di Gian Guido Vecchi per www.corriere.it
papa francesco in aereo di ritorno dalla mongolia
Francesco raggiunge i giornalisti mentre l’aereo che lo riporta a Roma da Ulan Bator sta ancora sorvolando le steppe della Mongolia. Viaggio lungo e intenso, il Papa ha l’aria un po’ stanca. Cammina col bastone, si siede per rispondere alle domande. Chiarisce che le sue parole sulla «Grande Russia», che hanno irritato gli ucraini, non si riferivano all’imperialismo ma alla cultura che al contrario è dialogo, «e la cultura russa non va cancellata per problemi politici».
Ma parla anche dei rapporti con Pechino, «i cittadini cinesi non pensino che la Chiesa dipenda da un’altra potenza straniera», e dell’impegno dei giovani sul clima, «pensano al futuro, mi piace che lottino bene». Quanto ai prossimi viaggi, «in Vietnam, se non andrò io, andrà Giovanni XXIV», scherza, poi spiega che «per me adesso fare un viaggio non è tanto facile come all’inizio, ci sono delle limitazioni per camminare, ma vediamo».
papa francesco in aereo di ritorno dalla mongolia
Santità, di recente hanno fatto discutere le sue parole ai giovani cattolici russi sulla Grande Russia e l’eredità di personaggi come Pietro il Grande e Caterina II. Hanno irritato molto gli ucraini e sono state viste come un’esaltazione dell’imperialismo russo e una sorta di avallo alle politiche di Putin. Perché ha sentito la necessità di fare queste affermazioni, le ripeterebbe?
«Era un dialogo con i giovani russi. E alla fine io ho dato loro un messaggio che ripeto sempre: di farsi carico della loro eredità. Punto primo: prendete la vostra eredità. Con questa visione io cerco di fare il dialogo tra nonni e nipoti: che i nipoti prendano l’eredità. Questo lo dico dappertutto e questo è stato il messaggio.
Stephen Chow Sau-yan - papa francesco - John Tong Hon - mongolia
Secondo: per esplicitare l’eredità, ho detto l’idea della Grande Russia, perché l’eredità russa è molto buona, è molto bella. Pensa al campo delle lettere, della musica, a un Dostoevskij che oggi ci parla di umanesimo maturo, a questo umanesimo che si è sviluppato nell’arte e nella letteratura. Il terzo punto forse non è stato felice, ma parlando della Grande Russia in senso non tanto geografico, ma culturale, mi è venuto in mente quello che ci hanno insegnato a scuola: Pietro I, Caterina II. Forse non è proprio giusto, non so, che gli storici ci dicano, ma è stata un’aggiunta che mi è venuta in mente perché l’avevo studiato a scuola.
Stephen Chow Sau-yan - papa francesco - John Tong Hon - mongolia
Quello che ho detto ai giovani russi è di prendere la propria eredità, che vuol dire non comprarla altrove. E quale eredità ha dato la Grande Russia: la cultura russa è di una bellezza, di una profondità molto grande, e non va cancellata per problemi politici. Hanno avuto anni bui in Russia, ma l’eredità è sempre rimasta».
Che cosa pensa degli imperialismi e in particolare di quello russo?
«Lei parla di imperialismo, ma io non pensavo all’imperialismo quando ho detto quello: ho parlato della cultura, e la trasmissione della cultura non è mai imperialista, mai, è sempre dialogare. Parlavo di questo. È vero che ci sono degli imperialismi che vogliono imporre la loro ideologia.
Quando la cultura viene distillata e trasformata in ideologia, questo è veleno. Si usa la cultura, ma distillata in ideologia. bisogna distinguere quando è la cultura di un popolo e quando sono le ideologie che sorgono poi per qualche filosofo, qualche politico di quel popolo. E questo lo dico per tutti, anche per la Chiesa. Dentro la Chiesa, tante volte si mettono le ideologie, che staccano la Chiesa dalla vita che viene dalla radice e va in su, staccano la Chiesa dall’influsso dello Spirito Santo […]».
papa francesco in mongolia
Lei è il Papa delle periferie e le periferie, in Italia, sono molto in sofferenza. Abbiamo avuto degli episodi di violenza, di degrado, che preoccupano molto. Vicino a Napoli un parroco, don Patricello, l’ha invitata ad andare, poi a Palermo…La presidente del Consiglio italiana ha visitato una di queste periferie, si sta discutendo molto. Lei adava nelle villas miserias a Buenos Aires quindi ha esperienza su questo. Cosa si può fare?
«Si deve andare avanti andare lì e lavorare lì, come si faceva a Buenos Aires con i sacerdoti che lavoravano da queste parti: un’equipe di sacerdoti con un vescovo ausiliare alla testa e si lavora lì. Dobbiamo essere aperti a questo, i governi devono essere aperti, tutti i governi del mondo, ci sono delle periferie che sono tragiche.
papa francesco in mongolia
Torno su una periferia scandalosa che si cerca di coprire: quella dei Royngia. I Royngia soffrono perché sono stati convertiti in periferia, sono stati cacciati via, dobbiamo vedere i diversi tipi di periferie e anche imparare che la periferia è dove la realtà umana è più evidente e meno sofisticata. Un filosofo una volta ha detto una cosa che mi ha colpito tanto: “La realtà si capisce meglio dalle periferie”, lì si capisce bene la realtà […]».
Domenica ha inviato un messaggio al popolo cinese e ha chiesto ai cattolici di essere buoni cittadini, dopo che le autorità di Pechino non avevano permesso a vescovi e fedeli di venire in Mongolia. Come sono i rapporti con la Cina, in questo momento? Ci sono novità sul viaggio a Pechino del cardinale Zuppi?
«Quella del cardinale Zuppi è una missione di pace che io gli ho affidato E lui ha fatto un piano che prevedeva di visitare Mosca, Kiev, gli Stati Uniti e anche Pechino. Il cardinale Zuppi è un uomo di grande dialogo e di visione universale, ha nella sua storia l’esperienza del lavoro fatto in Mozambico alla ricerca della pace e per questo ho inviato lui. I rapporti con la Cina sono molto rispettosi.
papa francesco
Personalmente ho una grande ammirazione per il popolo cinese, i canali sono molto aperti per la nomina dei vescovi e c’è una commissione che da tempo lavora con il governo cinese e con il Vaticano. Poi ci sono alcuni preti o intellettuali cattolici che sono invitati spesso nelle università cinesi a tenere corsi.
Credo che dobbiamo andare avanti nell’aspetto religioso, per capirci di più e perché i cittadini cinesi non pensino che la Chiesa non accetti la loro cultura e i loro valori e dipenda da un’altra potenza straniera. Questa strada amichevole la sta facendo bene la commissione presieduta dal cardinale Parolin, stanno facendo un bel lavoro. Anche da parte cinese i rapporti sono in cammino. Io ho un grande rispetto per il popolo cinese».
Ha annunciato un aggiornamento della “Laudato si’ ”, l’enciclica sulla cura del creato. Si può leggere come una dimostrazione di solidarietà per gli attivisti a protezione dell’ambiente, come quelli di “Ultima generazione” che fanno proteste spettacolari? Ci sarà anche un messaggio per gli attivisti giovani che vanno nelle strade?
papa francesco putin
«In generale, non scendo su questi estremismi, ma i giovani sono preoccupati, sa? Abbiamo avuto un incontro all’Accademia delle scienze e uno scienziato italiano bravo ha concluso il suo intervento così: “Non vorrei che la mia nipotina, nata ieri, entro trent’anni viva in un mondo così brutto”.
I giovani pensano al futuro e in questo senso mi piace che lottino bene. Ma quando c’entra l‘ideologia o c’entra una pressione politica o si usa per questo, non va. La mia Esortazione apostolica uscirà il 4 ottobre, giorno di San Francesco, ed è una revisione di cosa è successo dalla COP di Parigi, che è forse è stata la più fruttuosa, fino ad oggi. C’è qualche notizia su alcune COP e alcune cose che ancora non sono state risolte e c’è l’urgenza di risolverle. Non è così grande come “Laudato si’” ma è portare avanti “Laudato si’” nelle cose nuove, e anche un’analisi della situazione».
[…]
papa francesco zelensky
I rapporti tra Vietnam e Santa Sede hannofatto un passo avanti notevole, di recente. C’è la possibilità ora di visitare il Vietnam? E quali altri viaggi ha in programma?
«Il Vietnam è una delle esperienze di dialogo molto belle che ha fatto la Chiesta negli ultimi tempi. È come una simpatia nel dialogo. Ambedue le parti hanno avuto la buona volontà di capirsi e cercare strade per andare avanti. Poco tempo fa, con il presidente del Vietnam, abbiamo parlato liberamente, sono anni che si sta facendo un bel lavoro. Ricordo che quattro anni fa sono venuti in visita deii parlamentari vietnamiti, un bel dialogo con loro, molto rispettosi.
Quando una cultura si apre, c’è possibilità di dialogo; se c’è chiusura o sospetti, il dialogo è molto difficile. Con il Vietnam il dialogo è aperto e lentamente si va avanti. Qualche problema c’è stato, ma è stato risolto. Sul viaggio in Vietnam, se non andrò io, di sicuro andrà Giovanni XXIV! Ma è sicuro che ci sarà perché è una terra che merita di andare avanti e ha la mia simpatia. Sugli altri viaggi, c’è Marsiglia e poi c’è un Paese piccolo dell’Europa e stiamo vedendo se possiamo farlo. Dico la verità, per me adesso fare un viaggio non è tanto facile come all’inizio, ci sono delle limitazioni per camminare e questo limita, ma vediamo».
papa francesco - giornata mondiale degli anziani
Lei desidera una Chiesa sinodale, in Mongolia e nel mondo. Come si potrà evitare la polarizzazione ideologica? E i partecipanti potranno parlare e condividere pubblicamente ciò che staranno vivendo, o l’intero processo sarà segreto?
«Lei ha parlato di come evitare le pressioni ideologiche. Nel Sinodo non c’è posto per l’ideologia, è un’altra dinamica. Il Sinodo è il dialogo, fra i battezzati, fra i membri della Chiesa, sulla vita della Chiesa, sul dialogo col mondo, sui problemi che oggi toccano l’umanità. Ma quando si pensa di prendere una strada ideologica, finisce il Sinodo.
Nel Sinodo non c’è posto per l’ideologia, c’è posto per il dialogo. Confrontarsi, tra fratelli e sorelle, con la dottrina della Chiesa. Andare avanti. Poi io voglio sottolineare che la sinodalità non è un’invenzione mia: è stato san Paolo VI. Quando finì il Concilio Vaticano II , si accorse che in Occidente la Chiesa aveva perso la dimensione sinodale, la Chiesa orientale ce l’ha. Per questo ha creato il Segretariato del Sinodo dei vescovi, che in questi sessant’anni ha portato avanti la riflessione in modo sinodale, con progressi continui.
PAPA FRANCESCO ALL UDIENZA GENERALE DEL 7 GIUGNO 2023
Quando c’è stato il cinquantesimo anniversario, io ho firmato e pubblicato un documento su cosa è il Sinodo e come è andato avanti. E adesso è andato avanti, è maturato di più, e per questo ho pensato che fosse molto buono fare un Sinodo sulla sinodalità, che non è una moda, è una cosa vecchia, la Chiesa orientale ce l’ha da sempre. Ma come vivere la sinodalità? È viverla da cristiano. E, come ho detto prima, senza cadere nelle ideologie. Quanto al processo dell’assemblea, c’è una cosa che noi dobbiamo custodire: il clima sinodale. Questo non è un programma televisivo dove si parla di tutto. No, è un momento religioso, c’è un momento di interscambio religioso. […] Il Sinodo non è un parlamento. In un Sinodo bisogna custodire la religiosità e custodire la libertà delle persone che parlano. Ci sarà una commissione che farà l’informazione sull’andamento del Sinodo».
RAYMOND BURKE
Il Sinodo suscita molte critiche, anche da ambienti cattolici. Un libro con la prefazione del cardinale Burke dice che il Sinodo è il vaso di Pandora da dove usciranno tutte le calamità per la Chiesa. Che pensa di questa posizione? Sarà superata dalla realtà o condizionerà il Sinodo?
«Alcuni mesi fa ho chiamato un Carmelo, non italiano, “come vanno le monache, madre superiora…”. La priora alla fine mi dice: “Santità. abbiamo paura del Sinodo, che ci cambi dottrina”. C’è questa idea… Ma se vai avanti, alla radice di queste idee troverai ideologie. Accusano la Chiesa di questo o di quell’altro, ma mai la accusano di quello che è vero, mai dicono: peccatrice...
PAPA FRANCESCO
Difendono una “dottrina”, tra virgolette, che è come l’acqua distillata e non sa di niente. Non è la vera dottrina cattolica che è nel Credo e che tante volte scandalizza: come scandalizza l’idea che Dio si è fatto carne, che Dio si è fatto uomo, che la Madonna ha conservato la sua verginità, questo scandalizza». […]
raymond burke PAPA FRANCESCO ALL UDIENZA GENERALE DEL 7 GIUGNO 2023