Adriana Marmiroli per “La Stampa”
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Antonio Vaglica ha folgorato i giurati di Italia' s Got Talent: lunghi capelli mossi, aspetto da efebo, è dotato di una voce dall'incredibile estensione e dal pathos vibrante. Ha cantato Sos d'un terrien en detresse di Daniel Balavoine, grido d'aiuto di un essere umano che sente di non appartenere a questa Terra.
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Non c'era dubbio che quella non fosse solo una cover, e che fosse proprio lui quel terrestre extraterrestre di cui cantava la sofferenza. «Ho vissuto momenti di discriminazioni che mi hanno fatto stare davvero male - dice -. Da piccolo prestavo molta attenzione ai giudizi degli altri e mi sentivo sbagliato». 19 anni appena compiuti, di Mirto Crosia, 10mila abitanti sulla costa ionica della provincia di Cosenza, diploma di liceo artistico, due genitori che lo supportano, due fratelli, Antonio ha un'anima da brutto anatroccolo che la passione per il canto rende libera.
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«La prima volta è stata a Sanremo Young nel 2019. Lì ho incontrato Gianna Martorella, che a Grosseto gestisce un'accademia di canto e che è diventata la mia manager. Da allora mi segue con affetto. È lei ad avermi iscritto a IGT. Io non credevo che mi accettassero».
Tra Sanremo Young e IGT, che ha fatto?
«Ho studiato. Ho finito il liceo artistico e per un po' ho anche smesso di fare casting. C'è stata la pandemia e mi sono ammalato: è stato orribile stare per un mese e mezzo chiuso in casa. Ma intanto avevo la "mia" canzone da mettere a punto: farlo mi consolava, quella canzone mi consolava».
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Già, da dove arriva "SoS"?
«Trovata per caso su YouTube. L'ho subito sentita mia: adatta alla mia voce e così collegata alla mia vita nelle parole».
Su un palco dove tutti si presentano vestiti strani, lei è arrivato in jeans e maglietta.
«Volevo che ci fosse attenzione solo per la mia voce. E volevo qualcosa di semplice per non farmi guardare strano. Gli abiti ti categorizzano: non sono solo maschili o femminili. Ma non credete che il mio guardaroba sia solo quello: se mi alzo e ho voglia di vestirmi da pirata, posso farlo. Anzi: per la finale mi sbizzarrirò».
Cosa ricorda dell'esibizione?
«Che la notte prima non ho chiuso occhio. Avevo dentro un'emozione indicibile: la voglia di cambiare la mia vita, di spaccare tutto, di farmi capire. Dell'esibizione in sé non ricordo nulla, o quasi. Ma se devo essere sincero, ero anche convinto che fosse un flop: i social in questi giorni mi hanno dimostrato quanto mi sbagliassi».
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Davvero non si sente di appartenere alla Terra?
«Un po' terrestre e un po' venusiano. Voglio lasciare una bella immagine di me, e dare forza a chi come me ha sofferto».
Che infanzia ha avuto, non deve essere stato facile in un piccolo centro del Sud?
«Ero un bimbo diverso e perciò preso in giro per il mio modo di essere. Mi faceva male. Per fortuna c'era il canto: una passione che mi ha dato stabilità, invece di farmi chiudere in me stesso mi ha aiutato ad essere empatico verso gli altri».
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Ma amici ne ha?
«Certo, fidatissimi. E anche loro sono la mia fortuna».
E i suoi genitori?
«Da sempre mi hanno spinto a credere in me. A quanti festival mi hanno portato da piccolo. E quanti soldi hanno investito per il mio sogno. Forse ci credevano più loro di me».
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Che musica ascolta?
«Queen, Mariah Carrey, Ariana Grande. Adoro Dimash. Tra gli italiani Pavarotti: sentirlo mi folgora. Giorgia, Alessandra Amoroso. Ora vorrei iscrivermi al Conservatorio e perfezionare la mia voce. Ma anche imparare a suonare davvero il piano: da piccolo avevo iniziato. Padroneggiare uno strumento è fondamentale se vuoi comporre canzoni tue».
Papa Bergoglio ha detto «I genitori non condannino i figli per i loro orientamenti sessuali». Cosa ne pensa?
«I genitori devono credere nei figli, dare amore e fiducia».
E del Papa?
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«È un papa moderno. Dice cose belle, importanti per cambiare le mentalità. Il mondo deve andare avanti, non giudicare: siamo tutti umani. Non ha senso perdere tempo in polemiche, discriminazioni, odi. Si vive una sola volta. Almeno con questo corpo... Chi dà bene riceve bene».
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