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    “LA STRADA” È FINITA  – IL MONDO DELLA LETTERATURA PIANGE CORMAC MCCARTHY. LO SCRITTORE AMERICANO, AUTORE DE “LA STRADA” E DI “NON È UN PAESE PER VECCHI”, È MORTO A 89 ANNI – SFUGGENTE, NON RILASCIAVA INTERVISTE E VIVEVA IN UNA ZONA REMOTA DEL NUOVO MESSICO – DA POCHE SETTIMANE ERA STATO PUBBLICATO IN ITALIA IL ROMANZO “IL PASSEGGERO” – “NON ESISTE VITA SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE. L'IDEA CHE LA SPECIE POSSA ESSERE MIGLIORATA È MOLTO SOPRAVVALUTATA”


     
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    Estratto dell'articolo di Riccardo De Palo per “Il Messaggero”

     

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    [….]  Cormac McCarthy, il grande e sfuggente scrittore del Sud Ovest americano, l'autore de La Strada e di Non è un paese per vecchi - diventato un magistrale film dei fratelli Coen - è venuto a mancare. Aveva 89 anni. McCarthy, come nota il New York Times, amava raccontare il lato oscuro dell'esistenza, e i suoi libri erano spesso infarciti di violenza, tra cannibalismo, stupri, necrofilia. «Non esiste vita senza spargimento di sangue», aveva detto una volta, in una delle sue rarissime interviste. «Credo che l'idea che la specie possa essere migliorata, in qualche modo, e che tutti possano vivere in armonia, sia molto sopravvalutata».

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    Scrittore "invisibile" per eccellenza, alla pari di Thomas Pynchon e J.D. Salinger, era amato anche da un critico dai gusti difficili come Harold Bloom, che lo aveva inserito nei "Fantastici Quattro" della letteratura americana, con Don DeLillo, Philip Roth e lo stesso Pynchon. I suoi personaggi erano spesso degli outsider, come lui stesso. Tuttavia, il riconoscimento unanime che ha ottenuto non era certo tipico di uno scrittore di nicchia. Cavalli selvaggi (1992), gli valse il national Book Award; con La strada (2006) arrivò direttamente al Pultizer. […]

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    Nato nel 1933, McCarthy viveva in una zona remota del Nuovo Messico, a Tusuque, con la moglie Jennifer Winkley e il figlio John. Un posto davvero in mezzo al nulla, non lontano da Santa Fe, con una riserva di nativi, iscritto nel registro dei luoghi storici degli Stati Uniti. Un luogo degno, appunto, dei fratelli Coen.

     

    Da poche settimane era stato pubblicato in italiano (da Einaudi) Il passeggero, un romanzo che racconta la storia di un sub sulle tracce di un disastro aereo, e del mistero di un decimo passeggero scomparso. Un romanzo che aveva ricordato a qualcuno un capolavoro antico come Meridiano di sangue (1985), definito dal solito Bloom «il più grande libro singolo dai tempi di Montre morivo di Faulkner».

     

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    McCarthy piaceva ai critici, che elogiavano il suo modo di elevare la lingua inglese, saccheggiando Shakespeare, Melville, Conrad e persino la Bibbia, anche se qualcuno lamentava l'eccesso di violenza.

     

    Lo scrittore di Santa Fe si era affacciato alla scrittura nel 1965, ben 58 anni fa, con Il guardiano del frutteto. E talvolta, il suo humour era strabordante, come quando - in Suttree - un personaggio, forse attratto dalle rotondità, desta scandalo congiungendosi carnalmente con un intero campo di cocomeri.

     

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    Il McCarthy della maturità arriva però dopo, con la Trilogia della frontiera, (in Italia fu presentato da Baricco) che include Cavalli selvaggi. Stella Maris è l'ultimissimo libro ancora inedito da noi: è la storia di una matematica di vent'anni, ricoverata in una struttura psichiatrica, che non vuole assolutamente sentir parlare di suo fratello. «La paziente aveva in borsa un sacchetto di plastica pieno di banconote da cento dollari per un totale di circa quarantamila che ha tentato di consegnare alla receptionist». […]

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