Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
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Risolto il caso della “donna che visse due volte”, un omicidio atroce avvenuto la scorsa estate in Baviera, pianificato a freddo ed eseguito con una ferocia inaudita.
Il misterioso assassinio di un’estetista ventitreenne algerina, Khadidja O., era già stato ribattezzato l’estate scorsa il “Doppelgaenger- Mord”, “il delitto della sosia”. Ma a lungo ha agitato le cronache tedesche. Mettendo faticosamente insieme i tasselli, gli inquirenti hanno scoperchiato una vicenda sconcertante. E in carcere è finita Shahraban K, una fashion blogger iracheno-tedesca.
[…] Le due donne non si frequentavano. Prima del diabolico piano escogitato da Shahraban neanche si conoscevano. Soltanto a novembre arriva una prima schiarita sul caso.
La procura scopre che Shahraban ha cercato per mesi la sua vittima. Ha setacciato sistematicamente Instagram per trovare una donna che le assomigliasse, come ha confermato al tabloid Bild la procuratrice generale Veronika Grieser. Prima di stringere il cerchio intorno a Khadidja, l’estetista ha scartato altre cinque donne. Cinque potenziali vittime scampate alla morte solo perché non sono la sua copia esatta.
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All’inizio di agosto, la svolta. Shahraban individua la sosia perfetta: è Khadidja. Per adescarla, la contatta su Instagram e la invita a recitare in un video di Lune, una rapper locale. La donna, però, si insospettisce e scrive direttamente alla musicista. Lune la avverte: «È un fake, non ci andare!».
Al secondo tentativo, però, l’estetista abbocca. Stavolta ha ricevuto una proposta da un altro utente Instagram che sostiene di essere un agente a caccia di fotomodelle. E Khadidja ci casca. Accetta un appuntamento con i suoi assassini.
A metà agosto Shahraban e il complice Sheqir K. la vanno a prendere a casa, vicino a Heilbronn. Sulla strada per Ingolstadt si fermano in un bosco e la uccidono. Infieriscono sul suo corpo, sul suo volto, per cinquantacinque volte. «La vittima è stata fatta scendere dalla macchina con una scusa, portata nel bosco e uccisa con molteplici coltellate», certifica la polizia.
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Poi la messinscena: Shahraban e Sheqir riportano la Mercedes vicino a casa dei genitori di lei e la lasciano lì. Shahraban è convinta che potrà rifarsi una vita avendone spazzata via un’altra, che potrà liberarsi finalmente della tutela dei genitori, con i quali ha ormai un rapporto pessimo. Ma il sogno della ‘donna che visse due volte’ si è infranto sui cancelli del carcere di Ingolstadt. E la sua seconda esistenza la trascorrerà prevedibilmente lì, imprigionata nella sua vera identità.
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