IL CASO DEL SERIAL KILLER DI PRATI A ROMA
OMICIDIO ROMA: SVOLTA INDAGINE ANCHE DA TESTIMONIANZE
(ANSA) - La svolta alle indagini sul triplice omicidio di Roma sarebbe legata anche ad alcune testimonianze raccolte dalle forze dell'ordine nelle ultime ore. In particolare gli elementi forniti da due cittadini cubani e una terza persona avrebbero indirizzato l'attività investigativa sul 50enne romano al momento sotto interrogatorio.
LE DUE DONNE CINESI ANCORA SENZA NOME QUEI CORPI OLTRAGGIATI CHE NESSUNO RECLAMA
Viola Giannoli e Luca Monaco per “la Repubblica”
IL CASO DEL SERIAL KILLER DI PRATI A ROMA
Fantasmi, donne che nessuno conosce, corpi che nessuno reclama. Chi erano? Quanti anni avevano? Che storie si portavano dietro? Hanno fratelli, parenti, amici? Nessuno in due giorni si è fatto avanti, nessuno ha chiamato, nessuno le ha cercate, nessuno è venuto a identificarle, a riconoscerle, a piangerle.
Le due escort cinesi uccise a coltellate giovedì mattina in via Augusto Riboty 28, nel quartiere Della Vittoria di Roma che qui tutti chiamano per estensione Prati, non avevano documenti. E a ieri sera non avevano ancora ufficialmente un nome se non quello d'arte. Solo qualche dettaglio generico: più grande una, la presunta maitresse, 45 anni circa, più giovane l'altra, più o meno 25 anni, una delle ragazze che a rapida rotazione lavoravano lì. Gli investigatori potrebbero arrivare oggi a dargli un'identità.
rilievi della scientifica in via augusto riboty, dopo l omicidio delle due cinesi 4
Non la avevano quando sono arrivate alla camera mortuaria del Gemelli e nessuno è venuto a restituirgliela. Perché chi vorrebbe ancora non sa; altri per paura, forse, sotto minaccia. Nel disperato via vai di un giorno davanti all'obitorio, per tutto il tempo che siamo stati lì, non c'era lacrima che fosse per loro.
Un nome e un cognome non li avevano neanche quando le hanno trovate morte, una nella camera dell'appartamento in cui si prostituiva, l'altra fuggita in una scia di sangue sul pianerottolo. Poche parole con i dirimpettai, nessuna confidenza nemmeno con il portiere che seguiva l'andirivieni di clienti dall'androne al primo piano di cui tutti sapevano e si lamentavano nelle riunioni di condominio a cui nessuno di quel lato del ballatoio aveva mai partecipato.
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«Se ci vai evita orari lavorativi, portiere presente, non esitano a chiedere dove vai se non sei deciso a salire, insomma da essere prudenti», si legge nelle chat di recensioni, «privacy niente, portiere in agguato», «se vai di domenica non c'è». I loro volti non si sa da quanto fossero lì, uno di certo più stabile, più noto agli abitanti della palazzina che fa angolo col piazzale del tribunale, l'altro più recente per il continuo "turnover delle prostitute" (così lo chiamano sui forum) imposto per sfuggire ai controlli in quella casa d'appuntamenti pubblicizzata sui siti di escort con un numero di telefono da contattare se interessati. Chi chiamava spesso veniva ricontattato da altre utenze o da chi parlava meglio l'italiano.
OMICIDIO DEL SERIAL KILLER DI PRATI
«Ho chiamato la ragazza, cerca di dirmi l'indirizzo ma io non capisco, così mi dice che mi manda un sms», raccontava sui forum un frequentatore. I vicini di via Riboty raccontano di non conoscere l'attività del civico 28 né quelle di fianco, perché nella via ce n'è più d'una. Al civico 20 c'è un centro massaggi, anche quello cinese: «Non conosco nessuno», rispondono Anna e Sofia. Qualche palazzo più in là ci sono Giada e Linda, hanno un annuncio di coppia, ricevono in casa, anche loro su appuntamento, ieri erano al lavoro nonostante tutto. Conoscevate le vittime, gli chiediamo. «Non sappiamo nulla».
I LUOGHI IN CUI HA COLPITO IL SERIAL KILLER DI PRATI
«Di solito le ragazze arrivano con un visto turistico e la promessa di fare le babysitter nella comunità cinese. Parlano poco l'italiano, non hanno documenti e questo le rende vulnerabili e sfruttabili», racconta l'avvocata Chiara Parolin, che si occupa di immigrazione e sfruttamento della prostituzione.
«Sono donne che vivono dentro i centri massaggi o negli appartamenti in cui si prostituiscono - aggiunge - Spesso c'è una "mamasan" che le gestisce, telefoniste che rispondono e poi le escort che quasi mai denunciano violenze e sfruttamento. Si conoscono tutte, ma hanno paura di chi le controlla, dei loro protettori, per questo sono donne fantasma». In caso di violenze sessuali o di delitti chi gestisce il giro di prostituzione le costringe ad allontanarsi, a rimpatriare, smantella la rete di legami e conoscenze.
OMICIDIO DEL SERIAL KILLER DI PRATI
«Delle due vittime di Prati non ne sappiamo nulla, è assurdo, abbiamo sentito il consolato ma anche loro non hanno informazioni. Aspettiamo diconoscere l'identità per cercare i familiari», commenta Lucia King, portavoce della comunità cinese a Roma che nel 2018 contava poco 19mila persone. Più quelli invisibili, i fantasmi appunto.