• Dagospia

    LA TOMBA VUOTA DI KATY SKERL E UN’ETICHETTA (“FRATTINA 1982”) RIAPRONO IL CASO EMANUELA ORLANDI - ISPEZIONE AL CIMITERO VERANO: LA BARA DELLA 17ENNE UCCISA NEL 1984 È SPARITA. ERA STATO IL TESTIMONE DEL CASO ORLANDI A PARLARE DEL FURTO DELLA CASSA E DELLA CAMICIA INDOSSATA DALLA DEFUNTA. LA DICIASSETTENNE, A SUO DIRE, ERA STATA UCCISA DALLA FAZIONE OPPOSTA A QUELLA CHE AVEVA RAPITO EMANUELA ORLANDI - LA RAGAZZA ERA NELLA STESSA CLASSE, AL LICEO ARTISTICO DI PONTE MILVIO, DELLA FIGLIA DI UNO DEI TRE BULGARI ACCUSATI DELL’ATTENTATO AL PAPA... - IL GIUDICE OTELLO LUPACCHINI E L'IPOTESI SERIAL KILLER: "DODICI RAGAZZE UCCISE IN 10 ANNI DALLA STESSA MANO"


     
    Guarda la fotogallery

    Fabrizio Peronaci per corriere.it

     

    Katy Skerl 3 Katy Skerl 3

    Una tomba vuota e un indizio lugubre e sorprendente, che potrebbe contribuire a svelare il mistero Orlandi: l’etichetta applicata sulla camicetta bianca con la quale fu sepolta una ragazza, uccisa alcuni mesi dopo la scomparsa di Emanuela.

     

    A quasi 40 anni di distanza, il giallo della figlia quindicenne del messo pontificio di papa Wojtyla torna d’attualità per gli sviluppi di un altro cold case. La conferma, che ammanta di un velo macabro la vicenda, è arrivata nei giorni scorsi: la tomba di Katy Skerl, la diciassettenne trovata strangolata a Grottaferrata il 21 gennaio 1984, come si sospettava da tempo è vuota. La lapide posta nel Riquadro 115, n° 84 , Fila 2 del Verano, cimitero monumentale di Roma, è stata smurata e la cassa di legno è sparita.

     

    EMANUELA ORLANDI EMANUELA ORLANDI

    Un fatto senza precedenti nella lunga sequenza di delitti e misteri della Roma più nera. Se di furto si è trattato, le indagini ora dovranno accertare anche la probabile complicità di qualche addetto cimiteriale con la banda di criminali necrofori. In ogni caso, anche i gialli di Emanuela Orlandi e della coetanea Mirella Gregori (entrambe sparite nel 1983, la prima il 22 giugno e la seconda il 7 maggio) sembrano riaprirsi.

     

     

    È stata la Squadra Mobile, su ordine della Procura di Roma, a effettuare il sopralluogo nel settore dov’è sepolta Katy, studentessa di liceo artistico, appassionata di politica (era iscritta alla Fgci), figlia di un regista svedese noto per alcuni film erotici di successo. L’ordine del magistrato era chiaro: togliere la lastra e vedere se la cassa da morto c’era oppure no. Gli investigatori così hanno fatto e, aperto il fornetto, non credevano ai loro occhi: loculo vuoto. La bara era sparita, chissà da quanto tempo. All’interno è stata recuperata solo una maniglia d’ottone. Sul lato destro c’erano segni di effrazione e di intonacatura, come se qualcuno in precedenza avesse smurato la lapide, salvo poi ricollocarla al suo posto. La tomba è stata recintata da nastri bianchi e rossi e al marmo è stato attaccato un foglio intestato Questura di Roma con su scritto: «Sottoposto a sequestro penale». Di certo l’inchiesta della Procura (procedimento penale n. 94215) è stata aperta di recente, in base a una rivisitazione degli indizi. Ipotesi di reato: sottrazione di cadavere.

     

    Katy Skerl 6 Katy Skerl 6

    Lo stato del sepolcro di Katy al Verano, in effetti, rappresentava da tempo un punto sospeso, uno dei misteri collaterali del giallo della “ragazza con la fascetta”. Nel 2013 fu il fotografo romano e reo confesso del caso Orlandi - quel Marco Accetti che consegnò il flauto, subito riconosciuto dai familiari come quello della loro congiunta - a dichiarare che l’omicidio Skerl andava inquadrato nello stesso contesto. La diciassettenne, a suo dire, era stata uccisa dalla fazione opposta a quella che aveva rapito Emanuela Orlandi: un terribile gioco di ricatti sulla pelle di ragazzine, legati alle forti tensioni di quegli anni all’ombra del Vaticano (scandalo Ior, attentato al Papa, nomine controverse). «Io partecipai al sequestro Orlandi, contattai la ragazza e fui uno dei telefonisti», la sua autoaccusa, messa a verbale e poi approfondita in 13 interrogatori.

     

    emanuela orlandi mirella gregori emanuela orlandi mirella gregori

    A suggello delle sue affermazioni sul caso Skerl, Accetti ((nel frattempo indagato per sequestro di persona e occultamento di cadavere) mise a verbale che la tomba era vuota, in quanto la bara era stata portata via con l’obiettivo di eliminare una prova del collegamento con la sparizione di Emanuela. Quale? La camicetta bianca indossata dalla defunta, e in particolare l’etichetta «Frattina 1982» applicata sul collo.

     

    Si trattava di una parola «non casuale», aveva specificato il supertestimone: in uno dei comunicati di rivendicazione del sequestro Orlandi, giunto nell’estate del 1983, effettivamente appariva, assieme ad altre tracce in codice, la parola «Frattina», mai decrittata dagli inquirenti. Lo stesso fotografo anticipò quanto è stato verificato ora dalla Squadra Mobile: «Nel loculo troverete solo una maniglia, con la raffigurazione di un angelo». È la dimostrazione che partecipò personalmente all’operazione o racconta fatti a lui riferiti? Ulteriore elemento di connessione tra Katy Skerl e gli intrighi di quel periodo, una circostanza, scoperta del Corriere, forse non casuale: la ragazza strangolata era nella stessa classe, al liceo artistico di ponte Milvio, della figlia di uno dei tre bulgari accusati dell’attentato al Papa.

    EMANUELA ORLANDI EMANUELA ORLANDI

     

     

    Marco Accetti: «Io, rapitore della Orlandi»

    Le rivelazioni di Marco Accetti, oggi 67enne, finirono agli atti dell’inchiesta Orlandi nel periodo in cui fu indagato (2013-2015), e ad esse non fu dato seguito dall’allora procuratore Giuseppe Pignatone, il quale chiese e ottenne dal gip l’archiviazione del fascicolo e il proscioglimento dello stesso fotografo e degli altri cinque indagati (dal sacerdote Pietro Vergari a Sabrina Minardi, ex amante del boss “Renatino” De Pedis). Il titolare delle indagini fin dal 2008, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, si pronunciò in senso opposto e dovette rinunciare all’inchiesta. «Per non scavare nella politica la Procura preferisce non punire i colpevoli», dichiarò al Corriere l’«uomo del flauto». Sulla questione-tomba fu anche depositato in Procura un esposto, da parte dell’avvocato Giovanni Luigi Guazzotti, allora difensore di Accetti.

     

    Adesso, a quanto pare, l’orientamento a Piazzale Clodio è mutato. Una novità che potrebbe gettare luce sull’intera filiera della Vatican connection ((il fotografo ha dimostrato di sapere molto anche sulla scomparsa della 21enne Alessia Rosati, nel 1994)) e che, di certo, pone due domande inquietanti. Dove è finita la bara con il corpo della povera Katy? Chi sono i macabri mestatori che si sono intrufolati al Verano? (fperonaci@rcs.it)

     

     

    OTELLO LUPACCHINI 

    L.d'a. e Giu.Sca. per “la Repubblica - Edizione Roma”

     

    Katy Skerl 3 Katy Skerl 3

    Dodici donne uccise in dieci anni. La Capitale al centro di una macabra sequenza di femminicidi. Casi eccellenti, morti meno note. Come unica costante Roma, le sue ombre e i poteri che ne regolano il passo.

     

    Per Otello Lupacchini, il giudice che istruì il maxi-processo alla Banda della Magliana, è possibile collegare tutti quei drammi. Al punto da poter immaginare l'esistenza di una regia unica, di una sola mano, dietro l'orrore.

     

    Da Emanuela Orlandi, scomparsa, a Simonetta Cesaroni, uccisa in via Poma, ci sarebbero diversi punti in comune sulle disgrazie dell'Urbe. Così almeno ipotizza Lupacchini, magistrato in pensione che sul tema ha scritto anche un libro con il giornalista Max Parisi. Il titolo è eloquente: Dodici donne, un solo assassino.

     

    I nomi? Sono quelli di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Poi Rosa Martucci, Augusta Confaloni, Bruna Vettese, Tea Stroppa, Lucia Rosa, Fernanda Durante, Katty Skerl, Cinzia Travaglia, Marcella Gianitti, Giuditta Pennino e Simonetta Cesaroni, quelle assassinate.

    «Tra tutti questi casi ci sono profonde analogie, questo si può dire con tranquillità», afferma la toga in congedo.

     

    Dottor Lupacchini, quali similitudini ha individuato?

    MIRELLA GREGORI MIRELLA GREGORI

    «Ce ne sono diverse. l cadaveri sono stati spesso trovati denudati, completamente svestiti. O comunque si faceva notare la mancanza di certi indumenti. Poi ci sono la modalità con cui si sono consumati gli omicidi e le caratteristiche fisiche delle vittime. Elementi che, durante un'attività d'indagine, avrebbero dovuto portare gli investigatori ad ipotizzare una stessa tendenza criminosa».

     

    Veniamo al caso di Emanuela Orlandi. che ne pensa?

    «La similitudine, in questo caso, riguarda la modalità con cui è stata approcciata. A Emanuela Orlandi è stata fatta un'offerta per lavorare per l'Avon (che poi si era rivelata una scusa, ndr). Tutte le ragazze sono state approcciate con strane richieste o offerte di lavoro che poi non si sono rivelate vere».

     

    Insomma, sta dicendo che in quegli anni c'era un serial killer a Roma che non è mai stato preso?

    simonetta cesaroni simonetta cesaroni

    «Probabilmente sì, ma le mie ovviamente sono solo ipotesi. Di certo si sarebbero dovute fare indagini più approfondite dal momento che non c'è mai stato alcun arresto per questi 12 casi».

     

    C'è una specificità romana in questa catena di assassini e sparizioni, oppure episodi del genere si sarebbero potuti verificare anche altrove?

    «Tutto ciò poteva accadere anche altrove. Eppure tutto si è verificato a Roma, tra il 1982 e il 1990, in un periodo storico ben definito e senza mai un colpevole». 

     

     

     

    EMANUELA ORLANDI EMANUELA ORLANDI

    otello lupacchini. otello lupacchini. mirella gregori mirella gregori

     

    otello lupacchini otello lupacchini

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport