ROMA NUDA tomas milian EVA HENGER
Marco Giusti per Dagospia
Gran casino. Sembrava che, dopo un bagno nella salamoia di oltre dieci anni, finalmente uscisse, l’8 dicembre, con anteprima addirittura al Torino Film Festival, il mitico “Roma nuda” diretto da Giuseppe Ferrara nel 2010, prodotto da Eva Henger e dal suo compagno Massimiliano Caroletti, interpretato da Tomas Milian, tornato a Roma per l’occasione dal buen ritiro di Miami, Franco Califano, Francesco Venditti, figlio di Antonello, la stessa Eva Henger, Anna Falchi. Ma a Torino, dopo il boicottaggio dei lavoratori che presero parte al film e non vennero mai pagati, il film è stato ritirato dallo stesso produttore all’ultimo minuto.
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E in sala? Si vedrà. Non credo che esista una distribuzione che abbia voglia di pagare i vecchi debiti del film. Magari ci fosse un fallimento, si potrebbe recuperare. Ricordo che già sei sette anni fa proprio Caroletti mi invitò a vedere “Roma nuda” in gran segreto, nella speranza che qualcuno la distribuisse al cinema o in tv, perché era pensato come seriale di almeno quattro ore. Amico di Tomas, gli avevo parlato a lungo al telefono da Roma a Miami, dove viveva, gli avevo pubblicato a Stracult una sorta di bellissimo diario intimo filmato dal figlioccio romano, Paco Fabrini (tragicamente scomparso qualche anno fa), lo ero andato a trovare al Grand Hotel di Via Veneto proprio mentre stava girando il film di Ferrara.
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Devo dire che mi aveva non poco stupito che, dopo tanti rifiuti a produzioni più importanti, avesse deciso di tornare a lavorare a Roma proprio su questo film. Lo avevano convinto, e non per soldi, Tomas se ne fregava dei soldi, il suo amico Massimo Vanni, Caroletti e Eva Henger andandolo a trovare a Miami, coccolandolo un po’, promettendogli di ospitarlo al Grand Hotel. Tomas, che era una persona gentile, fragile e meravigliosa, trovava tutto perfetto. Anche la regia di Giuseppe Ferrara (“per me vale l’altro Ferrara, Abel”) che a me aveva suscitato qualche dubbio. Il film si era poi bloccato. La voce romana era sempre la stessa. I soldi erano finiti.
ROMA NUDA
Probabilmente proprio dopo la partenza di Tomas Milian e il suo ritorno a Miami. E nessuna era stato pagato. Il film quindi non era né finito né facilmente vendibile. Perché chi se lo fosse comprato avrebbe dovuto sobbarcarsi anche tutti i debiti precedenti, i pagamenti non fatti, lo sviluppo e stampa. Qualcuno aveva una copia lavoro del film, che un po’ viaggiava tra Roma e Milano. Ma vederlo in sala non credo lo avesse visto nessun giornalista. Così quando mi invitò Caroletti a vederlo, con estrema curiosità andai subito a vederlo e ci portai anche Malcom Pagani, che fece una sorta di scoop su “il Fatto”.
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Ricordo che era una versione di 120 minuti, probabilmente ben più corta di quella che circolava in gran segreto a Milano, con un titolo addirittura cambiato rispetto a quello originale di “Roma Nuda”, diventato un vago “Come tutto ebbe inizio”, che alludeva alla Roma criminale delle serie tv e della cronaca. L’idea era quella, appunto, di una fiction in due puntate sul potere criminale dedito alla conquista di Roma alla fine degli anni ’60, sceneggiato da Dardano Sacchetti, amico di Tomas nonché ideatore del Monnezza, e diretto da un regista di cinema realtà, quindi non un re del trash o del genere, come Giuseppe Ferrara, il regista del serio, ma per me terribile, “Il caso Moro”.
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C’era tutto quello che doveva esserci, tra sparatorie, litorali deserti, tipacci, bande. Tomas, cubano di Roma, era un poliziotto in pensione non poco ambiguo, Francesco Venditti faceva il pugile di Tor Marancia con un futuro da boss, le belle ragazze erano, ovviamente, Eva Henger e Anna Falchi. La ciliegina sulla torta era uno strepitoso Franco Califano. Secondo l’articolo di Malcom, lo sto rileggendo adesso, il problema era “una sorda diatriba tra produzione e sindacati, in un nugolo di inestricabili rivendicazioni reciproche”.
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Ci sarebbe voluta, allora, una Rai, una Medusa, Sky o anche La7 per liberare il film (o la serie). Ma qual era il costo? Il problema, a quel che capiamo, rimane sempre quello. I fan di Tomas e der Califfo soffriranno. Mai quanto i lavoratori del cinema non pagati. Ma l’8 dicembre sarà veramente in sala?
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