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    LA TRANSIZIONE ALLA TRANSIZIONE – ROBERTO CINGOLANI RIMARRÀ GRATUITAMENTE COME CONSULENTE DI PALAZZO CHIGI, PER DARE UNA MANO AL SUO SUCCESSORE, PICHETTO FRATIN, E “SUPERARE L’INVERNO”: “CI VORREBBERO DUE MESI PER PRENDERE TUTTO E CAPIRE. COSÌ POSSO GARANTIRE UNA CONTINUITÀ” – IL NODO DEL RIGASSIFICATORE DI PIOMBINO: LA CITTÀ È AMMINISTRATA DA UN SINDACO DI FRATELLI D’ITALIA, CHE SI OPPONE ALL’OPERA. RIUSCIRÀ MELONI A CONVINCERLO A SMETTERLA DI ROMPERE LE PALLE SULL’OPERA?


     
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    1 - BRUXELLES E PIOMBINO IL SUPPORTO DI CINGOLANI PER «SUPERARE L'INVERNO»

    Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

     

    ROBERTO CINGOLANI ROBERTO CINGOLANI

    Farà comodo a Giorgia Meloni avere Roberto Cingolani a Palazzo Chigi come «advisor per l'energia». Farà comodo alla nuova premier perché sono troppe le partite aperte, da Piombino a Bruxelles, per fare a meno del sostegno (e della copertura) dell'ormai ex ministro della Transizione ecologica di Mario Draghi.

     

    L'annuncio del nuovo ruolo di Cingolani, discusso anche con Draghi stesso, è arrivato ieri. Il fisico con un passato da fondatore dell'Istituto italiano di tecnologia e da «Chief Technology and Innovation Officer» di Leonardo, il gruppo della difesa, opererà a fianco di Meloni e del nuovo ministro dell'Ambiente e Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin.

     

    mario draghi roberto cingolani mario draghi roberto cingolani

    «Occorre terminare il lavoro sul tetto al prezzo del gas negoziato a Bruxelles e sul rigassificatore» ha spiegato ieri Cingolani, che coopererà con Meloni a titolo gratuito per «superare l'inverno vista l'emergenza in cui ci troviamo». E già la scelta dei dossier citati dall'ex ministro la dice lunga sul fatto che la premier dovrà mettersi a correre non appena tocca terra. Cingolani infatti ha parlato al singolare: rigassificatore.

     

    Quello di Piombino evidentemente, sul quale prosegue una sorda lotta dopo che Ravenna ha dato il via libera al suo da far entrare in funzione nel 2024. Attivare in primavera l'impianto nel porto della città toscana, che può dare all'Italia il 7% del suo fabbisogno annuale di gas, è essenziale perché il Paese possa fare le scorte prima dell'inverno 2023-2024.

     

    gilberto pichetto fratin 1 gilberto pichetto fratin 1

    Negli ultimi giorni la stragrande maggioranza dei 44 enti coinvolti ha dato disco verde e Eugenio Giani, governatore della Toscana, firmerà il permesso in settimana. Ma resta un villaggio di Asterix da conquistare: il sindaco di Piombino Francesco Ferrari continua a schierare il Comune contro il rigassificatore e annuncia ricorsi al Tribunale amministrativo regionale che, come si sa, può produrre qualunque sorpresa.

     

    Ora, si dà il caso che il sindaco di Piombino appartenga al partito della presidente del Consiglio: Fratelli d'Italia. Una telefonata di Meloni al sindaco naturalmente risolverebbe, anche se quest' ultimo vorrà strappare alla sua leader compensazioni ancora più alte di quelle già avute. E certo avere il comune di Piombino dalla propria parte metterebbe il governo più al riparo da ricorsi al Tar - scontati - dei comitati cittadini. Ma qui anche la copertura tecnica di Cingolani può aiutare la premier a sbrogliare la prima partita per lei politicamente delicata.

     

    francesco ferrari sindaco fdi di piombino francesco ferrari sindaco fdi di piombino

    Anche più necessari saranno la competenza e il rispetto che all'ex ministro sono riconosciuti a Bruxelles. L'Italia è di gran lunga il Paese che ha concluso i maggiori accordi in Europa di fornitura di gas per sostituire le forniture russe: 13 miliardi di metri cubi di gas all'anno entro il 2023, contro gli accordi da 2,6 miliardi della Germania (di cui gran parte nel 2026). Questo squilibrio, messo in luce da Giovanni Sgaravatti, Simone Tagliapietra e Cecilia Trasi di Bruegel, spiega buona parte delle differenze fra Italia e Germania a Bruxelles.

     

    PROTESTE CONTRO IL RIGASSIFICATORE A PIOMBINO PROTESTE CONTRO IL RIGASSIFICATORE A PIOMBINO

    Berlino è insicura sull'approvvigionamento e si appella all'Europa per avere «acquisti comuni»; ma preferisce non avere tetti al prezzo perché teme che frenino l'offerta di gas ed è sicura di poter ridurre le bollette di imprese e famiglie grazie alla sua immensa capacità di finanza pubblica. Il governo di Roma - in continuità da Draghi a Meloni - è sul fronte opposto: non ha interesse agli acquisti comuni europei perché è sicuro dei contratti dell'Eni; non è invece sicuro di poter compensare a lungo i consumatori, visto il debito pubblico, quindi chiede un tetto stringente al prezzo.

     

    La logica farebbe intravedere un compromesso, ma non sempre essa regna a Bruxelles. Se lo facesse, la Commissione Ue avrebbe fatto proprio a marzo scorso il suggerimento - che ha finito per accettare solo pochi giorni fa - di considerare il «tetto» come un freno d'emergenza se i prezzi esplodono.

    manifestazione contro il rigassificatore a piombino manifestazione contro il rigassificatore a piombino

     

    Nel frattempo quell'esplosione c'è stata e ha piegato l'economia europea. Ora, dai prossimi giorni, si dovrà negoziare a quali livelli scatta quel freno di emergenza. Non meno difficile l'altro negoziato, quello per bloccare il prezzo del gas usato da chi produce energia elettrica. È il modello spagnolo: le imprese fornitrici di metano lo vendono sottocosto alle centrali elettriche e poi vengono compensate della differenza con denaro pubblico.

     

    Per applicare questo modello anche in Italia e nel resto dell'Unione, occorre sapere con quali fondi europei e nazionali si pagano i sussidi e chi se ne fa carico nel caso di energia elettrica esportata da un Paese all'altro. Negoziati così delicati che possono far saltare le finanze di un Paese, se condotti male. E sarà un po' come infilarsi nell'abito (politico) di Draghi, dopo anni di opposizione. Ma ora Meloni a meno di Cingolani non può fare.

     

    ROBERTO CINGOLANI ROBERTO CINGOLANI

    2 - CINGOLANI: "RESTO SENZA COMPENSI SUL TETTO AL GAS SERVIRÀ CONTINUITÀ"

    Paolo Baroni per “la Stampa”

     

    «Non mi chiami più ministro, né consulente: sarò advisor per l'energia per Palazzo Chigi, al lavoro per superare l'inverno vista l'emergenza che ci troviamo a fronteggiare» spiegava ieri l'ormai ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Che, come suggerito già da tempo da Draghi, che addirittura nelle settimane passate già nei primi contatti con Giorgia Meloni ne aveva proposto la riconferma, resta al lavoro per il governo ancora un po' di tempo.

     

    calderoli pichetto fratin ciriani calderoli pichetto fratin ciriani

    Non c'è nulla di scritto, i dettagli saranno definiti solo questa mattina: alle 8 è infatti previsto il passaggio di consegne tra lui ed il suo successore, Gilberto Pichetto Fratin, che ieri al termine del consiglio dei ministri ha annunciato l'avvio di questa collaborazione e che oggi prenderà ufficialmente possesso del «nuovo» ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, come è stato ribattezzato il dicastero di via Cristoforo Colombo. Poi servirà «un pezzo di carta» per ufficializzare il tutto, qualora servisse o fosse richiesto di accompagnare il nuovo ministro ai tavoli europei.

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    «Vedremo insieme cosa fare - spiega Cingolani -. C'è un sacco di roba da vedere. L'idea, che era già stata discussa informalmente, è quella di chiudere tutti i dossier che sono ancora aperti, tutte le questioni più urgenti a partire dal price cap e dai rigassificatori. Si tratta di una tale mole di problemi e di argomenti che chiunque venisse al ministero impiegherebbe uno/due mesi per prendere tutto in mano e capire. In questo modo, invece, posso garantire una continuità immediata».

     

    Cingolani non avrà alcun tipo di delega, né tanto meno poteri di firma, né avrà poteri commissariali stile Figliuolo, come era stato ipotizzato all'inizio dell'estate. «Non sono nemmeno pagato, lo faccio per spirito di servizio. Sarà un incarico a tempo per dare modo al nuovo ministro di prendere in mano tutto», precisa, rinviando alle decisioni che prenderà questa mattina Pichetto.

     

    manifestazione contro il rigassificatore a piombino manifestazione contro il rigassificatore a piombino

    «Ci siamo già parlati quattro o cinque volte e con lui ho degli ottimi rapporti: gli passo le consegne e ci mettiamo d'accordo su quello che può essere utile. Fermo restando poi che il presidente del Consiglio ti può chiedere quello che vuole quando vuole».

     

    In pratica si profila una sorta di staffetta in corsa. La crisi dell'energia continua infatti a mordere, per cui non è il caso di perdere tempo anche se nel frattempo gli stoccaggi sono stati riempiti al massimo, l'Europa ha deciso finalmente di prendere delle contromisure (ma la battaglia con Paesi riottosi come Germania, Olanda e Norvegia non è ancora vinta) e le quotazioni del gas sono scese un poco.

     

    Il ruolo di advisor per l'energia di Palazzo Chigi è stato concordato con Draghi e Meloni, nell'ambito «di questo grande lavoro di passaggio di consegne che è stato fatto dal premier», con l'obiettivo specifico di terminare il lavoro sul price cap e quello sul primo rigassificatore, quello di Piombino, che giusto questa settimana ha ottenuto semaforo verde dalla conferenza dei servizi.

     

    PROTESTE CONTRO IL RIGASSIFICATORE A PIOMBINO PROTESTE CONTRO IL RIGASSIFICATORE A PIOMBINO

    «Sta procedendo tutto, un po' in ritardo ma sta procedendo», conferma soddisfatto l'ex ministro il cui piano d'emergenza sul fronte della sicurezza degli approvvigionamenti prevede l'attivazione di ben due navi destinate alla rigassificazione (oltre a Piombino che dovrà entrare in funzione già in primavera, la seconda a Ravenna) in modo da aumentare di 10 miliardi di metri cubi la nostra capacità di stoccaggio e completare entro il prossimo anno lo sganciamento dalle forniture di gas dalla Russia.

     

    ROBERTO CINGOLANI ROBERTO CINGOLANI

    Il primo impegno ufficiale, anche se ieri Pichetto Fratin non era sicuro di poter partecipare perché a Roma si voterà la prima fiducia al governo Meloni, è previsto per domani a Bruxelles quando torneranno a riunirsi i ministri dell'energia dei 27. «Dopo l'accordo raggiunto in settimana da capi di stato e di governo si tratta di costruire il meccanismo del price cap: bisogna mettere giù le regole. E adesso spetta ai ministri dettare la linea. «Ci sarà da lavorare» segnala Cingolani. E poi? «Poi mi auguro che questa crisi non duri cinque anni - risponde l'ex ministro - per cui dopo riprenderò a lavorare come ho già detto da tempo».

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