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    LA TREGUA TRA ISRAELE E HAMAS ENTRERÀ IN VIGORE DOMANI ALLE 10, QUANDO I MILIZIANI PALESTINESI RILASCERANNO I PRIMI 10 OSTAGGI – CHI GARANTIRÀ IL RISPETTO DELL’ACCORDO, CHE PREVEDE ANCHE LO STOP AI VOLI DEI DRONI ISRAELIANI? SOLO GLI USA SONO IN GRADO DI FARLO – IL COMPROMESSO È UN DURO BOCCONE PER NETANYAHU E SOPRATTUTTO PER I SUOI ALLEATI DI ESTREMA DESTRA, BEN GVIR E SMOTRICH…


     
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    1. MEDIA, 'SECONDO HAMAS TREGUA INIZIERÀ DOMANI ALLE 10'

    (ANSA) - Hamas afferma che la tregua con Israele entrerà in vigore giovedì alle 10. Lo riportano i media israeliani Haaretz e Ynet.

     

    2. HAMAS DARÀ OGGI I NOMI DEI 10 OSTAGGI CHE LIBERERÀ DOMANI

    (ANSA) - Le famiglie degli israeliani tenuti in ostaggio a Gaza vivono oggi una giornata di grande tensione in attesa che Hamas, entro stasera, informi Israele dell'identità di quanti (almeno 10) saranno liberati domani, nel contesto degli accordi relativi al cessate il fuoco. Nell'ambito dell'accordo, come riporta Ynet, Israele ha già indicato ad Hamas una lista dei circa 100 nomi di ostaggi israeliani.

     

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    3. HEZBOLLAH, CI UNIREMO AL CESSATE IL FUOCO

    (ANSA) – Fonti di Hezbollah hanno detto ad Al Jazeera che pur non avendo partecipato ai negoziati per la tregua tra Israele e Hamas si uniranno "alla cessazione dei combattimenti".

     

    4. UN’INTESA FRAGILE ENTRAMBE LE PARTI POTREBBERO FARLA SALTARE

    Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica”

     

    L’alba del cessate il fuoco è un momento delicato e pericoloso. Fermare le armi dopo settimane di odio e battaglie richiede un’organizzazione monolitica ma soprattutto tanta freddezza. Nella tensione accumulata durante gli scontri casa per casa basta nulla per premere il grilletto e cancellare con l’ultima raffica il lavoro delle diplomazie: pochi secondi possono azzerare accordi limati con lunghissime discussioni.

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    La tregua […] è sempre fragile, esposta agli errori, agli equivoci e alle provocazioni di chi cerca la guerra ad oltranza. Come a Gaza, dove accanto ad Hamas ci sono altre fazioni, a partire dalla Jihad islamica addirittura più estremista o dai trafficanti che sperano di arricchirsi mercanteggiando ostaggi e borsa nera tra le macerie.

     

    […] Ancora più arduo il caso di Gaza, in cui è necessario conciliare due belligeranti che non hanno rapporti diretti. Avvenne già nel febbraio 2005, quando fu inventata una sorta di formula parallela: “Il presidente Abbas sospenderà la violenza contro gli israeliani e il premier Sharon sospenderà la violenza e le attività militari contro i palestinesi”.

     

    […] Una questione chiave è chiarire chi è il garante delle intese. Ad esempio, le indiscrezioni sulla trattativa in corso citavano una richiesta di Hamas: lo stop per un certo numero di ore ai voli dei droni e degli aerei da ricognizione israeliani, in modo da non smascherare la posizione dei covi sotterranei dove sono custoditi gli ostaggi.

     

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    Solo gli Stati Uniti paiono in grado di dare questa assicurazione nei cieli della Striscia. In passato però Israele non ha esitato a ignorare le sospensioni delle ostilità davanti all’occasione di eliminare i capi dei terroristi.

     

    Ci sono stati diversi episodi controversi ma il precedente più noto è quello del 2008: il raid che ha ucciso sette membri di Hamas - presentato come un’azione preventiva per impedire che catturassero dei soldati ha frantumato il cessate il fuoco con i palestinesi e innescato un vortice di ritorsioni reciproche fino all’offensiva dei tank nelle strade di Gaza. Cosa accadrebbe se nei giorni di tregua finisse nel mirino Yahya Sinwar, l’artefice del massacro del 7 ottobre? Ogni mossa però adesso è condizionata dai quasi duecento cittadini israeliani che resteranno comunque nelle mani jihadiste.

     

    5. IL NEGOZIATO E GLI INTRANSIGENTI

    Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”

    sinwar hamas gaza sinwar hamas gaza

     

    Tutti i “no” di Israele nelle ultime settimane riguardo a ogni compromesso per il rilascio degli ostaggi sono serviti a ottenere un accordo che, salvo sorprese, prevede la liberazione di cinquanta cittadini durante quattro giorni di pausa dei combattimenti e il rilascio di alcuni palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

     

    Non c’erano sorrisi ieri tra i funzionari israeliani, le anime contrastanti del governo non hanno trovato pace e i partiti di estrema destra guidati da Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich hanno votato contro l’accordo mediato dal Qatar. Il compromesso per il rilascio ha avuto l’approvazione dell’Idf, del Mossad e dello Shin Bet […]

     

    Anche Hamas potrà rivendicare una vittoria, esibirà i palestinesi rilasciati, racconterà di aver vinto una battaglia, che finora però ha portato soltanto alla distruzione di gran parte della sua rete nel nord della Striscia. Israele non media direttamente, sono i qatarini a gestire le comunicazioni: è uno scambio in un contesto senza precedenti.

     

    Itamar Ben Gvir Itamar Ben Gvir

    […] Moty Cristal è un esperto di negoziazioni, ne ha seguite tante in Israele, non è coinvolto nella liberazione degli ostaggi tenuti ora da Hamas. Poco prima dell’incontro tra il premier Benjamin Netanyahu e il suo gabinetto di guerra ha spiegato che capire la logica del nemico è la prima cosa da fare: “Non si può dire solo che Sinwar è uno psicopatico che rapisce i bambini, bisogna capire come pensa e come fargli accettare un negoziato”. […]  I fragili, i bambini, gli anziani, in un contesto in cui Sinwar è in continuo spostamento, sono un peso, quindi, in ambito negoziale, per Israele è più semplice farli rilasciare. Il piano principale è stato quello di portare avanti un negoziato umanitario e infatti dell’accordo dovrebbe far parte anche l’ingresso di una quantità maggiore di carburante dentro Gaza, quando la pausa sarà finirà si tornerà alle consegne precedenti.

     

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    Non è stato consentito però ai palestinesi che hanno lasciato il nord di farvi ritorno, vanificherebbe tutti gli sforzi compiuti durante le evacuazioni. Israele ha condotto delle trattative importanti e amare, il ritorno di cinquanta cittadini indica che le due priorità che il paese si era dato iniziando l’operazione a Gaza possono coesistere: sradicare Hamas e liberare gli ostaggi.

     

    Dentro a Israele chi decide cosa fare in guerra – esercito e intelligence – era a favore dell’accordo. Gli unici contrari al rilascio degli ostaggi erano i partiti con cui Netanyahu aveva trovato rifugio per mandare avanti il suo governo senza essere assediato dall’opposizione. Dopo il 7 ottobre, quando il premier chiese a Benny Gantz di entrare nel governo, era perché sapeva che in guerra non sarebbe andato lontano con Ben-Gvir e Smotrich, aveva bisogno di competenti, non di incendiari […]

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