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    LA VARIANTE INGLESE METTE IN GINOCCHIO LA "LEONESSA" D'ITALIA - BOOM DI CONTAGI A BRESCIA CHE HA PIU' MORTI DI BERGAMO - QUASI 10MILA CASI NELLE ULTIME SETTIMANE, I POSTI LETTO PER PAZIENTI COVID SI SONO ESAURITI - IL CTS VALUTA LA ZONA ROSSA - NEI GIORNI SCORSI NELLA ZONA SONO ESPLOSI DUE DEI PRINCIPALI FOCOLAI DI VARIANTE INGLESE...


     
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    Matteo Trebeschi e Pietro Gorlani per il "Corriere della Sera"

     

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     «Nell' ospedale di Chiari ho trasformato tutto quello che potevo in reparti Covid. Chiudendo la Pediatria e accorpando Cardiologia e Neurologia. I ricoverati per colpa del virus sono passati da 50 a 95 in una settimana».

     

    Le parole di Mauro Borelli, direttore generale dell' Asst Franciacorta - la zona del Bresciano più colpita dalla seconda ondata - fotografano la drammaticità della situazione. Una provincia con numeri da zona rossa, tenuta sotto scacco dalla variante inglese del virus «che rappresenta più del 60 per cento di tutti i casi positivi» conferma il direttore di Ats Brescia, Claudio Sileo.

     

    I contagi sono in netta crescita. Oltre 9.500 nuovi positivi nelle ultime tre settimane, con picchi di oltre 700 casi al giorno nel weekend. Numeri che mettono in forte difficoltà gli ospedali, perché son tanti, troppi, i pazienti gravi. «Tutti quelli che stiamo curando sono in debito d' ossigeno e l' età media si è abbassata a 50 anni» spiega Borelli. La situazione peggiora di giorno in giorno: nelle strutture ospedaliere ci sono 800 pazienti Covid, più di 70 nelle Terapie intensive, il cui livello d' occupazione è ben oltre la soglia d' allarme del 30%.

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    Certo, non si è ancora ai livelli dello scorso marzo «ma il quadro è grave» confermano dal reparto di Terapia intensiva degli Spedali Civili, dove sono ricoverate 300 persone, di cui 27 in Rianimazione. E se a novembre, all' inizio della seconda ondata, Brescia ha offerto tanti posti letto alle province di Monza e Varese, ora l' operazione di mutuo soccorso si capovolge, con diversi malati trasferiti nei nosocomi di Bergamo, Milano, Cremona.

     

    Il numero dei decessi conferma l' anomalia bresciana.

     

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    Ieri l' autorità sanitaria ha registrato altre 25 morti (risalenti anche ai giorni scorsi), che portano a 3.503 la conta ufficiale dei lutti. Il Covid in provincia di Brescia ha mietuto un centinaio di vittime in più rispetto a Bergamo, che resta nell' immaginario collettivo il luogo simbolo del dolore, per via delle immagini delle bare trasportate dai camion dell' Esercito. Come se non bastasse le proiezioni fatte dall' Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) e dal dipartimento di Fisica dell' Università di Trento prevedono un aumento superiore al 10% delle infezioni da Sars-CoV-2 nella prossima settimana. Non solo a Brescia per la verità, ma anche a Siena, Pescara, Chieti, Perugia, Bergamo, Campobasso. Il Bresciano però già oggi ha cifre da zona rossa, visto che negli ultimi sette giorni si sono registrati più di 300 casi ogni 100 mila abitanti, a fronte di un limite soglia di 250 casi.

     

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    E da domani sono in arrivo pesanti restrizioni: per lo meno la zona arancione per tutti i 205 comuni. La Regione ieri ha inviato il dossier Brescia al Comitato tecnico scientifico nazionale e già oggi il ministro Speranza prenderà una decisione. «Nel verbale inviato a ministero e Cts abbiamo segnalato la possibilità di fare interventi sull' area più colpita o su tutta la provincia. Già martedì mattina prenderemo una decisione condivisa. Si va più verso l' arancione che il rosso» si legge in una nota inviata dalla Regione.

     

    Anche il sindaco di Castrezzato, paese in zona rossa da mercoledì scorso, conferma che la giunta Fontana ha deciso per la zona arancione in tutta la provincia, compreso il suo comune. «Me lo ha confermato telefonicamente lo stesso governatore» spiega Giovanni Aldi, che avrebbe preferito misure più drastiche, come altri sindaci, pochi per la verità. La zona arancione per almeno due settimane porterà il divieto di spostamento all' interno dei comuni, la chiusura di settemila bar e ristoranti e rimarrà la didattica a distanza al 50% per 54 mila studenti delle superiori mentre primarie e secondarie faranno lezioni in presenza, anche se è proprio in questi istituti che si è visto un aumento dei contagi, con una media di 50 positivi ogni giorno.

     

    Al di là delle ulteriori restrizioni i sindaci, a partire dal primo cittadino di Brescia, Emilio Del Bono, chiedono un cambio di passo sui vaccini, soprattutto per gli ultra 80enni, visto che nemmeno l' 1% ha ricevuto la prima dose.

     

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    «Dobbiamo correre, stiamo andando troppo a rilento».

     

    Gianpietro Maffoni, sindaco di Orzinuovi e senatore di FdI presenterà un' interrogazione al ministro Speranza per chiedere che «nel Bresciano vengano assegnate subito più dosi di vaccino rispetto ad altre province. Dobbiamo salvare vite. E non c' è più tempo».

     

     

     

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    Da ilgiorno.it

     

    Il Coronavirus torna a colpire duro nel Bresciano. La provincia è la seconda più flagellata in Italia per nuovi contagi – peggio di Milano, e dietro solo a Roma – con 707 nuovi casi nelle ultime 24 ore, 3.857 nell'ultima settimana (mai così tanti dal picco di novembre) con una media di 552 casi al giorno, in crescita del 2,4% sui sette giorni e del 9,8% sui sette giorni precedenti.

     

     

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    Anche la situazione negli ospedali non è delle migliori: i posti letto per pazienti Covid si sono esauriti, e alcuni degenti residenti in provincia sono stati trasferiti in altre strutture della Lombardia. "Poco prima di Natale eravamo scesi sotto quota 200 pazienti Covid complessivamente ricoverati. Da inizio anno molto lentamente abbiamo visto una ripresa e siamo arrivati a oltre 280 ospedalizzati, con una proporzione del 10% in Terapia intensiva, quindi una percentuale di pazienti più gravi che resta stabile.

     

    Il lento e costante aumento sul fronte ospedaliero ha coinciso anche con un gran numero di asintomatici intercettati ai tamponi, che abbiamo visto crescere giorno per giorno. Tutto questo ci fa dire che dal nostro punto di vista la malattia non sembra essere cambiata. Per l'ospedale non c'è allarme, ma i numeri cominciano a diventare significativi. Questa curva di contagi costringe a una grande serietà da parte di tutti, dentro e fuori dagli ospedali", ha spiegato il direttore generale dell'Asst Spedali Civili, Massimo Lombardo.

    vaccinazioni in italia vaccinazioni in italia

     

     

    "Rimane il fatto che il virus c'è, la variante inglese è presente e dà segno di sé soprattutto sul territorio - ha sottolineato il Dg all'Adnkronos Salute - Noi stiamo vaccinando il più possibile, tutto quel che arriva lo somministriamo, ma ci vorrà tempo prima di vedere modifiche alla curva dei contagi per effetto della vaccinazione. Quindi resta fortissimo il richiamo all'importanza delle precauzioni, delle misure anti-contagio (mascherina, distanziamento, igiene delle mani). So che c'è stanchezza, ma servono". Anche perché i contagi sono in crescita. "Noi lo vediamo dalla quota di positivi che viene rilevata dal nostro maxi centro, che fa in totale 1.100-1.200 tamponi tutti i giorni in modalità drive through (in via Morelli). Gli Spedali Civili sono un grande ospedale, che ha la sua resilienza e capacità di assorbire sia i pazienti Covid che i non Covid".

     

    Focolai e variane inglese

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    Proprio nel Bresciano, nei giorni scorsi,  sono esplosi due dei principali focolai di variante inglese: il primo è stato individuato a Corzano all'inizio di febbraio mentre il secondo è stato trovato a Castrezzato, area che da mercoledì è stata dichiarata – insieme ad altri tre comuni lombardi – zona rossa. In entrambi i comuni si è proceduto immediatamente alla chiusura delle scuole.

     

    "Il contagio non si è fermato, anzi sta incrementandosi – ha scritto su Facebook, il primo cittadino di Brescia Emilio Del Bono – Abbiamo ancora alcuni mesi difficili prima che l’auspicata vaccinazione di massa prenda il ritmo e la dimensione che tutti vorremmo.Purtroppo non possiamo abbassare l’attenzione".

     

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    Poi, oggi, ha fatto sapere di aver sentito il governatore della Lombardia, Attilio Fontana: "Il presidente mi ha informato che il Cts nazionale fa le sue valutazioni in ordine ai dati che la Regione trasmette" e a Brescia "il virus circola, ci sono elementi critici che sono al vaglio del Cts". Al momento, "non siamo arrivati a nessun altra valutazione, non spetta a noi dire se siamo da zona rossa, gialla, arancione. I provvedimenti spettano al Ministro o, in seguito, alla Regione". Del Bono ha aggiunto: "Sarei per arginare il flusso di gente il sabato pomeriggio in centro città. Se resterà la zona gialla valuterò di limitare la vendita di alcolici nel centro città dopo quanto visto negli ultimi fine settimana, sabato soprattutto".

     

     

    Il vescovo di Brescia: "Responsabilità in attesa del vaccino"

    EMILIO DEL BONO EMILIO DEL BONO

    ''Siamo preoccupati, inutile nasconderlo. Ci stiamo chiedendo perché abbiamo questi numeri in un momento in cui tutti sentiamo il bisogno di tornare a una vita normale. A causa delle varianti e al numero di contagi che comportano ci troviamo ad affrontare questa situazione''. E' quanto ha affermato il monsignor Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia, contattato dall'Adnkronos sull'impennata di contagi di Covid registrati in provincia di Brescia. ''Mi stupisce che i contagi siano così alti dopo la dura esperienza della prima ondata.

     

    Brescia non ha abbassato la guardia'', ha continuato. In città "c'è tanta stanchezza, il desiderio di respirare e di tornare a vivere la socialità - ha spiegato il vescovo - ma ora occorre stringere ancora di più i denti in attesa dei vaccini''. Intanto ''mi appello al senso di responsabilità e all'autodisciplina di tutti. Ognuno si ricordi che i suoi comportamenti hanno effetti sociali. Ci si aiuti ad esercitare il senso di responsabilità'', ha sottolineato il vescovo. Monsignor Tremolada preferisce non esprimersi sulla necessità di una zona rossa nel Bresciano, ma, ha detto, ''occorre bilanciare la situazione e i rischi''.

     

     

    L'ex pilota Agostini: "Grande preoccupazione a Brescia e Bergamo"

    giacomo agostini giacomo agostini

    "A Brescia si respira grande preoccupazione, i contagi salgono e scendono, non si sa più cosa fare. Io adesso vivo a Bergamo e la situazione è la stessa, è stressante per tutti dopo un anno così", ha detto all'Adnkronos l'ex pilota di motociclismo vincitore in carriera di 15 titoli mondiali, Giacomo Agostini, parlando della situazione legata al coronavirus nel bresciano, sua terra d'orogine. "Fortunatamente rispetto a un anno fa i medici ne sanno di più sul Covid e noi, come popolazione, ci stiamo anche abituando un po' a questa situazione. Dobbiamo aver pazienza e aspettare di venirne fuori. Speriamo nel vaccino, come tutti aspetterò anch'io il mio turno", ha concluso l'ex pilota bresciano.

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