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    LA VENEZIA DEI GIUSTI - ''BLACK MASS'': NIENTE DI VERAMENTE NUOVO, MA GRAN BEL FILM. UN GRANDE POLIZIESCO IN UN FESTIVAL UN PO' PARRUCCONE, CON UN JOHNNY DEPP MEZZO PELATO CHE DA TEMPO NON VEDEVAMO COSÌ IN PARTE


     
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    ‎Marco Giusti per Dagospia

     

    johnny depp black mass johnny depp black mass

    "Non sono un infame". Comincia cosi' uno dei film piu' attesi della Mostra di Venezia, "Black Mass", diretto dallo Scott Cooper del gia' notevole ''Out of the Furnace" con un Johnny Depp freddo e spietato, truccato come fosse un vampiro, occhi cerulei e pochi capelli tirati all'indietro, nel ruolo del vero criminale James "Whitey" Bulger, re della scena malavitosa di Boston, anzi di South Boston, dove sono tutti cattolici e irlandesi, dalla meta' degli anni 70 agli 80.

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    Serissimo, con un cast strepitoso che va da Joel Edgerton, l'agente FBI Johnny Douglas cresciuto nello stesso quartiere di Bulger, Benedict Cumberbatch, il fratello senatore Billy Bulger, Kevin Bacon, Peter Sarsgaard, Dakota Johnson, Juno Temple, Mark Ruffalo, il film segue totalmente l'impostazione scorsesiana di "Quei bravi ragazzi", ma offre del protagonista un'immagine sfuggente da mostro difficilmente definibile.

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    Depp si chiude dentro un trucco pesantissimo, che cambia quasi da inquadratura da inquadratura, come fosse un camaleonte o una foto sfocata, ma la sua presenza e' comunque magnetica. Credi sia alla sua mostruosità di criminale sia al suo rispetto del codice d'onore irlandese e familiare.

     

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    Jimmy e' legato solo al fratello Billy Boy, il senatore onesto, e alla vecchia mamma, con la quale gioca a gin dopo aver passato la notte al "lavoro". Rispetta il poliziotto Johnny perche' e' cresciuto con lui ed e' fedele alle stesse regole. Per tutti gli altri, infami traditori, mangiaspaghetti di North Boston, mignotte drogate, non ha pieta'. Ma non e' un pazzo criminale, e' pura presenza criminale.

     

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    Magari i tanti tagli che Scott Cooper ha dovuto fare per arrivare a lunghezza, eliminata pure Sienna Miller, hanno un po' sacrificato una visione piu' definita dei rapporti tra i fratelli Bulger, ma basta una telefonata tra Jimmy e Billy Boy per aprirci un mondo. La sceneggiatura, tratta da una serie di articoli e da un libro di due giornalisti del "Boston Globe", lo stesso giornale di "Spotlight", e' ben costruita e Scott Cooper la mette in scena con una regia funzionale piu' da serie tv che da film d'autore. Meglio cosi'.

     

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    Era da tempo che non vedevamo Johnny Depp cosi' in parte è cosi' minaccioso, e la voglia di vedere un grande poliziesco in un festival un po' parruccone, era tanta. Niente di veramente nuovo, insomma, ma gran bel film. Certo, Boston, fra preti pedofili e criminali irlandesi non e' mai stata cosi' alla ribalta nel cinema americano.  La Apulia Film Commission sara' invidiosissima.   

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