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    LA VENEZIA DEI GIUSTI - IL CLOU DELLA SERATA DI IERI È STATO ''MISS MARX'' DI SUSANNA NICCHIARELLI. È DURA ESSERE LA FIGLIA DI UN GENIO E CERCARE DI POTER VIVERE LA PROPRIA VITA AL DI FUORI DEL CONFRONTO PATERNO. ANCOR PIÙ DURA FARNE UN FILM, SCOMODANDO L’ULTIMA SFORTUNATA FIGLIA DEI SEI CHE EBBE KARL MARX, ELEANOR, NATA NEL 1855 E MORTA SUICIDA A 43 ANNI. NEMMENO LE ALTRE FINIRONO BENE, JENNY MORÌ DUE MESI PRIMA DEL PADRE, MENTRE LAURA SI SUICIDERÀ COL MARITO NEL 1911


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Venezia77/Miss Marx di Susanna Nicchiarelli

     

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    Il clou della serata di sabato a Venezia77 è “Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli. Diciamo che è difficile essere la figlia di un genio e cercare di poter vivere la propria vita al di fuori del confronto continuo con la figura paterna. Ancor più difficile farne un film, anche se ricordo un bellissimo “Zina” di Ken McMullan con la nostra Domiziana Giordano come Zina, la sfortunata figlia di Tolstoi che impazzì pensandosi Antigone. O l’ancor più commovente “Adele H.” di François Truffaut con Isabelle Adjani giovanissima come la figlia di Victor Hugo innamorata persa del bel tenente che scappa da lei peggio di Tomas Milian “Monnezza” con la Maria Sole di Margherita Fumero in “Squadra antigangster”.

     

    susanna nicchiarelli susanna nicchiarelli

    Tutti registi maschi, però. Susanna Nicchiarelli, dopo averci dato l’ottimo “Nico, 1988” dedicato alla vita della cantante dei Velvet Underground nei suoi ultimi anni di vita, vincitore di Orizzonti a Venezia due anni fa, ci prova con questo “Miss Marx”, per la prima volta in concorso, scomodando addirittura l’ultima sfortunata figlia dei sei che ebbe Karl Marx, Eleanor, nata nel 1855 e morta suicida a 43 anni. Nemmeno le altre figlie finirono bene, Jenny morì due mesi prima del padre, mentre Laura si suiciderà col marito nel 1911. Eleanor, chiamata in famiglia Tussy, interpretato con grande partecipazione da Romola Garai, era figlia amatissima del vecchio Karl, interpretato nei flashback dal regista Philip Gröning, colta, intelligente, sensibile.

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    Si divise fra la passione per il teatro, per la letteratura e la politica. Fu la prima traduttrice in inglese di “Madame Bovary” di Flaubert, mise in scena delle dotte rappresentazioni teatrali, addirittura una “Casa di bambola” di Ibsen dove lei era Nora e suo marito, l’intellettuale Edward Avelling, interpretato qui da Patrick Kennedy, era Torvald. E’ anche una delle scene migliori del film, perché rivela molto dei veri sentimenti di Eleanor. Fece politica militante lottando per le condizioni degli operai e per i diritti delle donne. Il film si apre col suo discorso funebre per il padre nel cimitero di High Gate a Londra.

     

    Ma, come le sue eroine letterarie, Eleanor fu alla fine schiava del potere maschile, fosse quello benevolo del padre, che non era un santo, fosse quello del marito, alla fine democratico solo a parole e non certo con lei. Alla Nicchiarelli, brava ragazza di Prati cresciuta tra Normale e Moretti, magari un po’ lontana da queste eroine rivoluzionarie e perdenti, dopo “Nico”, credo interessasse questo aspetto di ragazza in lotta contro le ingiustizie del mondo che non riesce a rendere più libera la sua vita.

     

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    Come messa in scena è più o meno identica a quella di “Nico”, ha una buona fotografia di Crystler Fournier, buone musiche dei Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo sostenuti da un gruppo inglese, i Downtown Boys, una produzione intelligente come quella di Marta Donzelli e Gregorio Paonessa, ma non può vantare, certo, le canzoni di Nico, la performance strepitosa di Trine Dyrholm.

     

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    E, purtroppo, anche se deve esserci voluto un bel coraggio a fare un film del genere, non ha la forza e il fascino di quella storia. La lotta di Tussy contro il mondo nell’Inghilterra di fine secolo, alla fine, non sviluppa quanto forse si era previsto. E tutto rimane un po’ fermo e lontano, come questi maschi vestiti da Massimo Cantini Parrini con il toscanello in mano un po’ tutti uguali che fanno le statue di cera.

     

    Un po’ senti la nostalgia del faccione finto di Marx nei canali di Amsterdam di “Sweet Movie” di Dusan Makavejev. Maschio, vitale, scorretto, ma maestro di cinema. E infine senti anche il bisogno che Susanna Nicchiarelli si stacchi da film che forse ha già fatto o è come se avesse già fatto o pensato. Detto questo, essendo girato in inglese e avendo un tema internazionale, il film potrà vantare la presenza a tanti festival e una distribuzione molto vasta.

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