Marco Giusti per Dagospia
alberto barbera
Non c’è pace per Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, finito da ieri sotto il tiro di un gruppo agguerrito di critiche delle giornaliste americane. Se un anno fa lo attaccarono per aver scelto per il concorso solo un film diretto da una donna, l’australiano The Nightingale di Jennifer Kent, adesso, che ne ha scelti due, le cose sono decisamente peggiorate per aver accolto a braccia aperte il film dello “stupratore” Roman Polanski, J’accuse.
Non solo. Ha programmato anche la nuova versione di Irreversible di Gaspar Noé per nulla amato dalle femministe, che termina appunto con uno stupro. “È come il testo della canzone degli Smith, "Heaven Knows I'm Miserable Now", che ripete ogni anno”, scrive Fionnula Halligan, chief film critic del potente “Screen Daily” che sembra voler la testa di Barbera, “Il video musicale è interpretato dall’uscente direttore artistico del Festival del cinema di Venezia Alberto Barbera, che vaga per il Lido senza speranza, cantando lo stesso ritornello triste: è alla ricerca di una regista e non riesce a trovarla.
alberto barbera
Quindi, quest'anno, invece, programmerà il nuovo film del violentatore e stupratore Roman Polanski. E la "versione integrale" di Irreversibile di Gaspar Noe. Dissolvenza verso il bianco, il vecchio, il grigio. È ora di cambiare”. Ahi! E seguita: “In una comunità sfinita dal flusso costante di scuse stiracchiate sul perché ci sono così pochi posti al tavolo principale per registe donne interessanti, già affermate, la Venezia di quest'anno segna un nuovo minimo storico. (..) È una cifra di cui vergognarsi: negli ultimi tre anni, solo quattro registe su 63 hanno gareggiato a Venezia - questo è un misero 6,3%.” Poi si passa al caso Polanski. Senza pietà.
roman polanski, anjelica huston e jack nicholson
Anche se, probabilmente, Barbera se lo poteva aspettare.
“I problemi legali ben documentati di Polanski non sembrano aver impedito che i suoi film fossero selezionati per i principali festival europei – visto che anche i suoi precedenti sforzi erano andati fuori concorso a Cannes nel 2017”. Mena duro anche il sito “Women and Cinema”:
sharon tate e roman polanski 9
“Il Festival del cinema di Venezia continua a deludere. L'anno scorso il fest ha sottoscritto l'impegno 5050 × 2020, impegnandosi a una maggiore trasparenza nel processo di selezione e nel personale, con l'obiettivo di migliorare la rappresentanza di genere. Questo festival italiano ha appena annunciato la sua lineup del 2019, e di 21 lungometraggi proiettati in Concorso, solo due sono diretti da donne, circa il 10 percento della lista. Inoltre, il programma include un film di Roman Polanski, uno stupratore di bambine reo confesso che è ancora un latitante per la giustizia degli Stati Uniti.”
Alberto Barbera, che per fortuna non ha inserito nel concorso anche il film di Woody Allen, si è difeso sulle pagine di “Variety” e di “Screen” abbastanza chiaramente, sostenendo che non si può ancora far salire al 30% la quota dei film diretti da registi donne in concorso come è accaduto alla Berlinale. “Potrei farlo anch'io ma mi rifiuto di selezionare un film solo perché è diretto da un donna se penso che non sia bello come quello diretto da un uomo. "
emmanuelle seigner e roman polanski 2
Riguardo al caso Polanski, ha poi dichiarato: “Questo è un film fantastico. Stiamo parlando di qualcosa allo stesso livello de Il pianista... E non ho dubbi che verrà riconosciuto come tale. L'unica cosa che puoi fare è distinguere tra l'uomo e l'artista. Polanski è un grande artista, uno degli ultimi grandi autori europei. Non ho esitato un secondo a prenderlo ... Non voglio entrare nel problema. Quando vai a vedere un dipinto di Caravaggio, vedi un'opera di un assassino che, dopo aver ucciso un uomo, è dovuto fuggire a Palermo. È ridicolo. Se non riesci a fare una distinzione tra la colpevolezza di una persona e il valore di quella persona come artista, non puoi arrivare da nessuna parte.
I problemi di Polanski con la contea di Los Angeles e la sua coscienza sono i suoi problemi personali, a parte il fatto che penso che, dopo 40 anni di tribolazioni, abbia pagato per quello che ha fatto. Ma per me, come direttore del festival, ciò che conta è che ha realizzato un film fantastico”. Ovviamente non si può che essere d’accordo con Barbera nella difesa delle opere di Polanski, anche se, purtroppo, le polemiche non finiranno qui.
gaspar noe