jennifer kent
Marco Giusti per Dagospia
"Roma Roma Romaaaa". Ma anche Netfix Netfix Netflix! Alla Mostra del Cinema di Venezia vince, come sapevamo da sempre, Roma di Alfonso Cuaron, storia della cameriera mezteca e incinta al servizio di una coppia divorziata nel quartiere Roma della Città del Messico del 1972 post Mundial. Praticamente il remake di Camilla di Luciano Emmer, va detto. Bellissimo film, girato con intelligenza e gran tecnica, la spettacolare fotografia in bianco e nero è firmato dallo stesso Cuaron. Fin troppo perfettino, magari, anche le cacche del cane cagone Barrios sono sistemate sui quadrati bianchi e nero del pavimento dell'atrio della casa dove si muovono i protagonisti.
alfonso cuaron premiato a venezia
Vince quindi un film di un amico stretto e socio del presidente della giuria Guillermo Del Toro e vince Netflix. Lo strapotere di Netflx, che si lancia con Roma all'Oscar, scatenerà le ire dei produttori e distributori di tutto il mondo e, soprattutto, di Cannes, che aveva bandito i film Netflix un anno fa costruendo pero' un festival monco e lasciando modo a Alberto Barbera di fare il miglior festival della sua carriera (è così).
E Cuaron lo ha giustamente ringraziato, ringraziando anche Giulia D'Agnolo Vallan, che da anni seleziona i film americani e ha avuto un ruolo fondamentale a Venezia ai tempi di Muller e lo ha in quelli di Barbera. Va detto che gran parte della forza di questa Venezia, viene proprio dai film Netflix.
alfonso cuaron premiato a venezia da baratta
Oltre che dall'essere diventata trampolino di lancio per gli Oscar, come capì l'anno scorso Fox Searchlight con The Shape of Water di Del Toro, e come ha provato a fare quest'anno con The Favourite di Yorgos Lanthimos, che vince infatti sia il Gran Premio della Giuria e la migliore atttice, Olivia Colman, già lanciati per gli Oscar anche loro. E magari due premi così sono un po' troppo.
Migliore regia va al bel western di Jacques Audiard The Sister Brithers con John C. Reilly e Joaquin Phoenix. Tutto girato in Almeria come ai tempi degli spaghetti western. Audiard ha mandato un video. Bene che venga premiato comunque un western. Migliori attori sono Willem Dafoe in At Eternity's Gate , il film su Van Gogh di Julian Schnabel e, come ho detto prima, Oivia Colman, regina cicciona, gottosa e golosa di dolci e sesso (femminile) di The Favourite di Yorgos Lanthimos.
alfonso cuaron
La Coppa Volpi a Dafoe, che si è presentato con il biondo alla Roberto D'Antonio e una serie di belle dichiarazioni ("Julian Schnabel è questo film") è invece più che giusto, inoltre non c'erano tanti ruoli maschili quest'anno. Diciamo che ha vinto facile. Quella alla Colman, francamente, molto calcolato sul suo lancio agli Oscar non mi convince. Inoltre c'erano davvero tante altre attrici, note e ignote, da premiare, da Emma Stone a Tilda Swinton, dalla cameriera di Roma a Marianna Fontana la contadinella di Capri Revolution.
Miglior sceneggiatura al complesso, ma affascinante The Ballad of Buster Scruggs dei fratelli Coen, ancora produzione Netflix nata per la tv. I Coen hanno mandato a ritirare il premio il loro protagonista Tim Blake Nelson. Bene così, adoro il film. E bene che vinca un film western che omaggia anche Sergio Leone. Premio speciale a The Nightingale di Jennifer Kent che vince anche il premio Mastroianni per il miglior attore emergente con Baykali Gananbarr, il protagonista aborigeno, che è stato premiato da una contentissima Naomi Watts che molto si deve essere spesa per il film della Kent.
coppa volpi per willem dafoe
Molto si è dibattuto in questi giorni sui troppi registi maschi presenti, 20 solo nel concorso, anzi 21 essendo i Coen fratelli, contri una sola. Jennifer Kent si è rivolta così dal palco di Venezia verso tutte le donne: "Se avete voglia di fare un film, fatelo!". Alla faccia di tutti i registi e tutti i criticoni maschi presenti, soprattutto quelli italiani che l'hanno stroncata.
coppa volpi per olivia colman
Nella sezione Orizzonti questi i premi: miglior film Kraben Rau dell'impronunciabile Puttiphong Areonpeng, miglior regia a The River di Emir Baigazin, premio speciale a Anons di Mahmut Fazil Coskun, migliori attori sono l'israeliano Kais Nashif per Tel Aviv on Fire e la russa Natasha Kudryashiva per The Man Who Surprise Everyone, miglior sceneggiatura a Jinpa del tibetano Pema Tsedan, prodotto da Wong Kar Wai, quello col camionista pazzo di "O sole mio" in giro per le montagne, miglior corto Kado di Adita Ahmad.
Miglior opera prima alla siriana Soudade Kadaad per The Day I Lost My Shadow, che vince i due "bigliettoni" da 50 mila euro da dividere tra regista e produttore (ma la produttrice e' la sorella, quindi restano in famiglia). Altri premi vanno a The Great Buster di Peter Bogdanivich, miglior documentario sul cinema, il miglior restauro va a La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani. Eliza McNitt per Spheres, Benjamin Nuel per L'ile des morts, Chuck Chae per Buddy VR vincono i tre premi in palio di Venice Virtual Reality.
the sisters brothers
Nulla quindi a Suspiria di Luca Guadagnino, che si rifarà con gli incassi, visto che è il film più atteso della stagione dopo A Star Is Born, e con gli Oscar. Già presentare un horror in concorso a Venezia è una rivoluzione. Se lo avesse visto Rondi sarebbe svenuto. Magari si aspettava almeno un premio, e ci sarebbe stato tutto.
E nulla ahime', ma proprio nulla al cinema italiano, che per la prima volta si presentava con tre buoni film. Diciamo che Guillermo Del Toro e la sua giuria hanno fatto delle scelte un po' ovvie e senza rischi. Perché no? Va bene. Vengono premiati molti buoni film, ma qualcosa si poteva dare a film più rischiosi, come Zan di Shinya Tsukamoto.
ROMA ALFONSO CUARON ROMA ALFONSO CUARON ROMA ALFONSO CUARON