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    LA VERA GUERRA TRA STATI UNITI E CINA SI COMBATTE IN FONDO AL MARE – AL CENTRO DELLO SCONTRO TRA PECHINO E WASHINGTON CI SONO 1,4 MILIONI CHILOMETRI DI CAVI SOTTOMARINI ATTRAVERSO I QUALI PASSA OLTRE IL 96% DEL TRAFFICO INTERNAZIONALE DI DATI E VOCE – IL CASO DELLA FIBRA CHE, ENTRO IL 2025, DOVRÀ CONNETTERE SINGAPORE A MARSIGLIA, PASSANDO PER L’EGITTO – I PROBLEMI DI SICUREZZA, LE OPERAZIONI DI SPIONAGGIO, I SABOTAGGI E IL RISCHIO CHE NASCANO DUE INTERNET DISTINTI


     
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    Estratto dell'articolo di Vittorio Carlini per “Il Sole 24 Ore”

     

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    I cavi sottomarini. Circa 1,4 milioni di km di fibra rivestita di metallo che fa compagnia a pesci e coralli negli oceani. Secondo TeleGeography: più di 520 sistemi e oltre 1.440 punti terrestri di approdo attivi o in via di costruzione. È la spina dorsale delle telecomunicazioni digitali, in particolare di quelle Internet.

     

    Una struttura subacquea su cui, da una parte, passa oltre il 96% del traffico internazionale di dati e voce; e che, dall’altra, è oggetto della battaglia economico-tecnologica tra Stati Uniti e Cina. Una sfida la quale rischia di spaccare il web. Anche perché, nel recente passato, lo scontro è diventato sempre più duro.

     

    CAVI SOTTOMARINI CAVI SOTTOMARINI

    La riprova? Arriva dal progetto SeMeWe 6. Cioè: il cavo sottomarino che, entro il 2025, dovrà connettere Singapore a Marsiglia, passando per l’Egitto. Una commessa da 19.200 km di fibra che, secondo Submarine Cable Networks, pareva vinta dalla cinese HMN Tech. Sennonché, dall’aprile scorso è l’americana SubCom che ha iniziato la realizzazione della struttura.

     

    Come mai? È accaduto che, nonostante il gruppo dell’ex “Regno di Mezzo” fosse arrivato ad offrire i propri servizi per circa 475 milioni di dollari, le pressioni di Washington per estrometterlo hanno prevalso.

     

    All’interno della più ampia guerra tecnologico commerciale tra Usa e Pechino, già presente sotto l’egida di Donald Trump e proseguita con maggiore violenza con Joe Biden, la Casa Bianca si è fatta sentire, permettendo la vittoria di SubCom. E questo nonostante la sua offerta fosse più costosa: 600 milioni di dollari. Ma tant’è: la ragione di Stato, con gli annessi timori su spionaggio e sicurezza, ha prevalso.

     

    xi jinping joe biden al g20 di bali 3 xi jinping joe biden al g20 di bali 3

    […] Nel 2020 gli Stati Uniti, attraverso la “Clean Network iniziative”, hanno di fatto vietato il collegamento diretto via submarine cable tra l’America e la Cina continentale o Hong Kong. Una misura la quale, immediatamente, ha prodotto i suoi effetti. Ne sa qualcosa il Pacific Light Cable Network, in cui sono coinvolti Meta e Google. Il cavo, inizialmente, doveva congiungere Los Angeles con l’Ex colonia britannica. Il tutto, però, è stato bloccato da Washington per motivi di security.

     

    Il risultato? Dopo vari tira e molla, la banda larga sottomarina si è fermata nelle Filippine e Taiwan. Già, Taiwan. Anche qui i segnali della centralità dei submarine cable sono evidenti. Nello scorso aprile due collegamenti tra l’Isola di Formosa e la più piccola Matsu (vicina alla costa Cinese) sono stati tranciati. Taiwan ha dato la colpa, pure senza avere prove evidenti, a due navi di Pechino.

     

    LA GUERRA DEI CAVI SOTTOMARINI LA GUERRA DEI CAVI SOTTOMARINI

    Al di là della colpevolezza, o meno, la disputa indica come, nella querelle su Taiwan, la fibra subacquea reciti un ruolo strategico. Quei cavi sottomarini rispetto ai quali l’incremento delle ostilità tra Occidente e Cina ha creato ulteriori effetti.

     

    Tra gli altri: la creazione di nuove rotte per il traffico dei dati. Un esempio? Le contese sulla sovranità nel Mare Cinese Meridionale. Queste hanno indotto diversi consorzi industriali, da Apricot ad Echo, a creare un nuovo hub dei cavi nell’isola di Guam (oceano Pacifico) controllata dagli Stati Uniti. Insomma: la battaglia è in pieno svolgimento e l’America, finora, ha limitato le mire espansionistiche di Pechino nel settore. Tanto che, secondo il Financial Times, HMN Tech è attiva solamente nel 10% dei cavi esistenti o pianificati.

     

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    Il web si spacca

    Lo scenario che va profilandosi, quindi, è chiaro. Un contesto tecno-geopolitico in cui diversi esperti, oltre ai problemi più in generale per le Tlc, lanciano l’allarme: il rischio è la nascita di due Internet. O, per dirla diversamente, la Grande rete si spacca. «L’ipotesi è plausibile - afferma Noci -. Potremmo arrivare ad avere due network: uno sotto l’influenza statunitense e l’altro a trazione cinese».

     

    xi jinping joe biden al g20 di bali xi jinping joe biden al g20 di bali

    Due reti le quali, da un lato, «hanno il backbone inaccessibile alla controparte; e, dall’altro, possiedono specifici, e controllabili, punti di contatto». «Decidere dove, quando e come costruire un cavo -riprende Klecha, che di recente ha realizzato uno studio con Rosa&Roubini proprio sulla Guerra fredda hi tech – permette di intercettare le informazioni e creare una dipendenza tecnologica». In aggiunta «i proprietari dei cables possono inserire backdoors e altri meccanismi di sorveglianza».

    cavi sottomarini in fibra ottica cavi sottomarini in fibra ottica MAPPA CAVI SOTTOMARINI MAPPA CAVI SOTTOMARINI i cavi sottomarini in fibra ottica i cavi sottomarini in fibra ottica

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