Estratto Carla Piro Mander per www.corriere.it
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Nelle biografie si legge che dopo la sua morte, nel 1899, polizia e servizi segreti sabaudi bruciarono lettere e documenti a lei inviati da personalità del tempo — re, politici e banchieri — con le quali era entrata in contatto. […] Non tutto fu distrutto però. E a sfogliare con pazienza la carta di riso, ormai quasi impalpabile, su cui la Contessa di Castiglione due secoli fa scriveva le sue lettere e che l’Archivio di Stato di Torino custodisce oggi, c’è da immaginare che la fama che aleggiò intorno a questa giovane donna nell’800 fosse fondata.
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«Imperatrice senza impero», «la più bella donna d’Europa», «dea dell’Ottocento», «ambasciatrice di Cavour»: Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini discendente da una nobile famiglia toscana, nasce nel 1837 a Firenze, e ci rimane fino all’adolescenza. Sposata nel 1854, ben presto si fa notare nella società torinese grazie ad una bellezza sfolgorante. […] Certo è che, per farsi amare Virginia non facesse granché. Scrive, riferendosi alle donne incontrate a Corte: «Le eguaglio per nascita. Le supero per bellezza. Le giudico per ingegno…]…] Io valgo molto più di loro […]. Così qualcuno mi detesta; ma ciò non mi importa, non ci tengo a piacere a tutti».
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[…] il giovane Conte Francesco, addetto alla casa di Vittorio Emanuele II che si è innamorato di lei - che non ha ancora diciassette anni — e l’ha sposata, abbia ceduto ad ogni richiesta. Dopo il matrimonio si sono spostati a Torino, dove lui ha speso una fortuna per sistemare la casa di Via Lagrange 29, oltre al castello di famiglia a Costigliole. Francesco introduce a corte la moglie l’anno stesso. Virginia […] è intelligente, scaltra, parla 4 lingue. Ama stupire, è spregiudicata, seduce istintivamente i suoi interlocutori, insofferente alle regole del tempo.
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[…] Ha scritto lo storico Arrigo Petacco: «Hanno un bel dire certi storici che si ostinano a relegare la Contessa di Castiglione in un angolo oscuro della storia, senza nulla concedere alla sua intelligenza politica. In realtà, più si scava nella sua turbinosa esistenza e più si concretizza la convinzione che questa donna straordinaria e spregiudicata, rotta a ogni sorta di trasgressioni (che, non dimentichiamolo, se fosse stata un uomo le sarebbero state tutte perdonate) esercitò in quegli anni cruciali un’influenza determinante». E’ suo cugino, Camillo Benso, il presidente del Consiglio del Regno di Sardegna, ad avere l’idea per primo. In quegli anni — 1855 — il Conte di Cavour sta cercando il modo di assicurarsi l’aiuto della Francia in una prossima guerra contro l’Austria. Pensa di coinvolgere Virginia chiedendole di intercedere presso Napoleone III, sensibile al fascino femminile, in concomitanza con l’imminente congresso che avrebbe riunito a Parigi i rappresentanti delle grandi potenze. Le scrive una lettera nella quale le anticipa di una «missione straordinaria» per Sua maestà.
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Nel novembre 1855 — con l’assenso del re Vittorio Emanuele II, ma all’insaputa del marito e annoiata dalla vita di corte a Torino, Virginia accetta l’incarico con entusiasmo.
[…] Ancora Petacco : «entrò a far parte dei servizi segreti dell’epoca. Era stipendiata. Costatino Nigra, ambasciatore a Parigi e uomo di fiducia di Cavour aveva un vero e proprio fondo nero per le esigenze della signora che, arrivata a Parigi, era andata ad abitare nella costosissima Rue de Castiglione».
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[…] E’ memorabile la descrizione che Clément de Maugny fa del suo ingresso ad un ballo: «Io non dimenticherò mai quel ballo alle Tuileries dove lei apparve seminuda come una dea dell’antichità e provocò un tumulto indescrivibile. […] ». La sua missione a Parigi ha successo, il Piemonte viene ammesso al congresso.
[…] Inizia una relazione stabile con Napoleone III, del quale Virginia diviene favorita nel luglio 1856 ma poco meno di un anno dopo, l’attentato ai danni dell’Imperatore francese che la sta raggiungendo a casa, provoca uno scandalo che la costringe a tornare in patria.
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Qui, libera da un marito mai amato, Virginia può riavvicinarsi a re Vittorio Emanuele II col quale non aveva mai del tutto cessato i rapporti. E nonostante Virginia non riuscirà a soppiantare Rosa Vercellana nel cuore del re, questi non mancherà di cedere al suo fascino (e di pagare i suoi debiti), scrivendole «Signora contessa Verasis, stasera mi avete realmente lasciato senza fiato per l’emozione. Vi faccio i miei complimenti con tutto il cuore e vi auguro continuazione in eterno, V.E.».
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