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    UNA SCUOLA SENZA SOSTEGNO – LO STATO ITALIANO PRIMA HA ABOLITO LE CLASSI “DIFFERENZIALI”, SCOMMETTENDO (A PAROLE) SULL’INTEGRAZIONE DEI RAGAZZI DISABILI. E OGGI LI LASCIA IN MANO A UNA GIOSTRA DI DOCENTI CHE, IN MOLTI CASI, NON SONO ABBASTANZA PREPARATI – SECONDO I DATI ISTAT GLI ALUNNI DISABILI CHE HANNO CAMBIATO INSEGNANTE PER IL SOSTEGNO RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE È PARI AL 59,6%, SALE AL 62,1% NELLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO E RAGGIUNGE IL 75% NELLE SCUOLE DELL’INFANZIA…


     
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    Estratto dell’articolo di Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”

     

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    «Altrimenti sono solo chiacchiere». Rimbombano ancora nelle orecchie, ai colleghi di Tuttoscuola, le parole di Giuseppe Valditara sul sostegno agli alunni disabili: «Intendo avviare una riforma del sostegno, serve una legge altrimenti sono solo chiacchiere». È passato più di un anno: e la riforma? Numeri alla mano: i docenti di sostegno compresi quelli in deroga son saliti (ultimi dati 2022/23) a 220.204. «Più di tutti i carabinieri e tutti i poliziotti italiani messi insieme». Ma stando alle prime stime della rivista di Giovanni Vinciguerra lo strabiliante aumento di questi docenti, che nel gennaio 2017 erano 137.501, non avrebbe sanato il problema più grave. E cioè la girandola di insegnanti imposta ai bambini e ai ragazzi più fragili da un andazzo inaccettabile.

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    […] almeno nel 40% dei casi, secondo Roberto Speziale dell’Anfass, «sono affidati a docenti che non sono assolutamente dell’altezza di farsi carico di alunni affetti da problemi complessi» […]

     

    Il fatto è che «vista la carenza cronica di candidati con le carte in regola», spiegano bene Gianna Fregonara e Orsola Riva nel loro libro «Non sparate sulla scuola» edito da Solferino, «il ministero è stato costretto a regolamentare un nuovo tipo di insegnante pronto per l’uso attraverso il meccanismo della Mad, la messa a disposizione: si tratta di studenti universitari o professionisti senza alcuna specializzazione, che in ultimissima istanza, quando i presidi non hanno trovato proprio nessuno, possono essere temporaneamente assunti come tappabuchi.

     

    giuseppe valditara giuseppe valditara

    Le scuole sono costrette a ricorrere alla Mad soprattutto per gli insegnanti di sostegno, perché quelli titolati sono pochissimi. La specializzazione per insegnare agli alunni più fragili (...) consiste in un corso di formazione superselettivo (il Tfa sostegno), ma i posti banditi ogni anno sono molti meno di quelli di cui ci sarebbe bisogno e sono concentrati nelle università del Sud, mentre le cattedre scoperte sono per lo più al Nord.

     

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    Con il bel risultato che, in mancanza di docenti titolati, questi bambini e adolescenti che già partono in salita si ritrovano affidati a supplenti il più delle volte privi delle competenze indispensabili per essere davvero d’aiuto, grazie a deroghe che si perpetuano di anno in anno».

     

    […] gli ultimi dati Istat rielaborati dalla rivista dicono che «la quota di alunni con disabilità che ha cambiato insegnante per il sostegno rispetto all’anno precedente è pari al 59,6%, sale al 62,1% nelle secondarie di primo grado e raggiunge il 75% nelle scuole dell’infanzia».

     

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    Rileggiamo: 75%! Numeri che da soli, al di là della buona volontà se non dell’eroismo di moltissimi insegnanti che dedicano se stessi a tappare i buchi di un colabrodo, liquidano ogni blabla sulla bontà di una scuola che fu tra le prime, del lontano 1977, ad abolire le classi «differenziali» scommettendo (a parole) sull’integrazione.

    Tutta colpa di Giuseppe Valditara? Troppo facile scaricare sull’attuale titolare del ministero dell’Istruzione (e del Merito!) le responsabilità del degrado.

     

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    Nei sette anni dalla prima denuncia, dove si parlava di 233mila alunni disabili che in teoria potevano contare su 96.480 docenti di sostegno stabili e 41.021 in deroga che allora costavano 5 miliardi l’anno, son passati cinque governi (Gentiloni, Conte 1, Conte 2, Draghi, Meloni) di ogni colore, tecnici compresi.  E nel frattempo i bambini, i ragazzini e i ragazzi più fragili i cui genitori chiedono allo Stato un aiuto perché possano essere accolti con cura e attenzione a scuola e poi nella società son saliti nel 2023/24 a 311.301.

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