MASSIMO CACCIARI CONTRO SALVINI
Gustavo Bialetti per “la Verità”
MASSIMO CACCIARI
Corre voce che Massimo Cacciari sia più intelligente che bello, anche se - come diceva Silvio Berlusconi - non bello quanto Anders Fogh Rasmussen. La tesi non ha motivo d'essere smentita, senonché il filosofo barbuto sembra fare di tutto per incrinarla. L'altro giorno, per dire, a In Onda si è alterato spiegando, in un climax che ha toccato il turpiloquio, che è necessario, quasi scontato indignarsi per la vicenda della Diciotti. E che chi non si vergogna è - ipse dixit - un «pezzo di merda».
MASSIMO CACCIARI
Lui, Cacciari, per esempio, si vergogna tantissimo, si prostra, diventa rosso, si incavola proprio, anche con sé stesso. Poi però, in sostanza, torna in televisione e, normalmente, più che con sé stesso, si incavola con chi gli fa le domande. Chiunque gliele faccia e qualunque domanda gli venga rivolta. Cacciari, che come detto è molto intelligente, ha inventato il format dell'ospite riluttante: su questo tipo di performance ormai può dare lezioni meglio di quelle che impartisce al San Raffaele.
MASSIMO CACCIARI
Funziona così: Cacciari è seduto, spesso in collegamento, a volte in studio. Qui sbuffa, alza gli occhi al cielo, guarda fisso in camera con l' aria di quello che maledice il destino cinico e beffardo che l' ha costretto in una compagnia di derelitti e privato di ben altri piaceri dell' intelletto e della vita. Poi, quando viene chiamato in causa, il filosofo sfoga l' incazzatura covata nel lungo minutaggio precedente e, di norma, si scaglia contro il presentatore: «Ma che domande mi fa?». «Ma mi chiedete sempre le stesse cose!». «Ma questo lo ripeto da anni!». «Ma non mi fate dire ancora queste ovvietà». Uno, ingenuo, è lì a chiedersi perché l' uomo s' infligga tanta sofferente pena. E niente: ci vorrebbe un filosofo, per rispondere.