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    LA VERITÀ È CHE A NESSUNO INTERESSA DAVVERO RISOLVERE IL PROBLEMA DEI MIGRANTI, IN AMERICA COME IN EUROPA. E NEGLI USA CONTRO TRUMP ORA SI SCHIERA LA COMUNITÀ DELL'UNCINETTO, OVVERO RAVELRY, OTTO MILIONI DI ISCRITTI CHE DAI TEMPI DEL ''PUSSY HAT'' O ''BERRETTO FIGA'' LOTTANO CONTRO IL PRESIDENTE SFERRUZZANDO SENZA PIETÀ


     
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    1. LA COMUNITÀ DELL' UNCINETTO CONTRO TRUMP

    Anna Lombardi per “la Repubblica

     

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    Un uncinetto vi seppellirà. Sembra quasi una parafrasi del vecchio motto apparso sui muri di Parigi nel maggio '68, la scelta di Ravelry , la più grande community americana di amanti dell' uncinetto, che domenica ha annunciato di voler bandire dalla sua piattaforma i sostenitori di Donald Trump, proibendo, allo stesso tempo, la diffusione di contenuti e immagini razziste o suprematiste. Proprio come fatto, lo scorso ottobre, dal sito di giochi online Rpg.net , che ha ugualmente bandito i sostenitori di Trump definendoli "propagatori di odio".

     

    «Il nostro è da sempre uno spazio inclusivo», hanno scritto sul sito i responsabili di questa sorta di Facebook del punto croce. Sottolineando che no, non si tratta di una scelta di campo: «Siamo apartitici, democratici e repubblicani sono i benvenuti. Ma chi visita le nostre pagine non deve sentirsi a disagio e invece oggi troppi contenuti non ci rappresentano».

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    Certo, fin dai tempi dei Pussy Hat - i "cappellini-micetta" con le orecchie, che nel 2016 divennero il simbolo del movimento femminista mobilitato contro un presidente che affermava di voler «afferrare le donne per la "pussy"» - qui in America l' uncinetto è tornato ad essere sinonimo di resistenza politica. Riscoprendo una tradizione che affonda le sue radici in quella Betsy Ross, cucitrice di Filadelfia, che nel 1776 assemblò la prima bandiera a stelle e strisce. Ma la decisione di Ravelry arriva, in realtà, dopo mesi di pressioni da parte di membri appartenenti a minoranze etniche. Che chiedevano ad una community tradizionalmente bianca e ricca - in grado di potersi permettere gomitoli di lana da 30 dollari l' uno - più rispetto.

     

     

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    A scatenare le prime polemiche, lo scorso gennaio, era stata infatti una celebrity dell' uncinetto: la blogger Karen Templer che in un post aveva paragonato l' India a Marte. Apriti cielo. Sommersa dalle proteste la blogger è stata costretta a scusarsi. E la community si era guardata per la prima volta allo specchio, accorgendosi che su decine di forum si faceva politica attiva: con modelli per riprodurre immagini nazi, ma anche con messaggi propagandistici.

     

    Nell' America più divisa che mai, la decisione di bandire i sostenitori di Trump dalla community dell' uncinetto ha scatenato una mezza rivoluzione. Ravelry subissato da messaggi di solidarietà o sdegno.

    Come quello di Alicia Garcia, 34enne di Los Angeles ed elettrice di Trump che scrive: «Così è me che discriminate. Non vengo qui a fare politica ma a scegliere modelli per i bavaglini del mio bimbo neonato.

     

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    Cancellerò il mio account». Ma Amy Singer, direttrice di Knitty , il "Tutto uncinetto" americano, al New York Times ammette: «In un mondo perfetto parleremmo solo di come aumentare o diminuire i punti necessari a fare-realizzare un bel cappello. Ma non viviamo in una bolla. Se qualcuno viene aggredito o discriminato, dobbiamo impedirlo non ignorarlo».

     

     

    2. IL FIUME CHE SEPARA IL MESSICO DAGLI STATI UNITI È SPESSO TEATRO DI TRAGEDIE PER LE FORTI CORRENTI NEI GIORNI DI PIENA

    Paolo Mastrolilli per “la Stampa

     

    Una bambina di due anni non può morire così, abbracciata al padre nel tentativo disperato di strappare una vita migliore. Qualunque sia la nostra convinzione politica, o il lato del confine dove il caso ci ha fatto nascere. Perciò la storia di Valeria, oltre a commuovere, andrebbe messa nel contesto in cui è maturata la sua tragedia, per cercare una soluzione.

     

    oscar alberto martinez ramirez e la figlia valeria 2 oscar alberto martinez ramirez e la figlia valeria 2

    Secondo Julia Le Duc, la giornalista che ha scattato la foto virale come quella del siriano Alan Kurdi affogato in Turchia, Oscar Alberto Martinez Ramirez di 25 anni era scappato dal Salvador il 3 aprile scorso, con la moglie ventunenne Tania Vanessa Avalos e la figlia di 23 mesi Valeria, nella speranza di chiedere asilo negli Usa, lavorare un po' di anni, e guadagnare i soldi per tornare indietro e costruirsi una casa. Per due mesi avevano vissuto a Tapachula, la cittadina del Chiapas al confine col Guatemala dove passano le carovane dei migranti.

     

    Domenica erano arrivati a Matamoros, confine tra Texas e Messico, ed erano andati al consolato americano per presentare la domanda di asilo. Qualcosa però era andata storta. Quel consolato conduce tra 40 e 45 colloqui alla settimana, e la lista d' attesa va da 800 a 1.700 persone. Oscar ha deciso che non poteva aspettare e ha cercato di attraversare il Rio Grande, nonostante l' avviso che le correnti erano diventate più forti a causa dell' apertura di una diga per l' irrigazione.

     

    oscar alberto martinez ramirez e la figlia valeria 1 oscar alberto martinez ramirez e la figlia valeria 1

    Come prima cosa ha nuotato con Valeria sulle spalle, depositandola sulla sponda americana. Quindi è tornato indietro a prendere Tania. Quando lo ha visto andare, però, la figlia si è impaurita e si è gettata in acqua per raggiungerlo. Lui è tornato indietro, ma la corrente li ha travolti.

     

    Nel 2018, 283 persone sono morte attraversando il confine. Le autorità dell' immigrazione Usa hanno detto che questa tragedia dimostra i rischi degli ingressi illegali, e quelle del Salvador hanno aggiunto che i migranti non dovrebbero esporre le proprie famiglie a simili pericoli.

     

    In teoria hanno entrambi ragione, ma nella pratica ciò non risolve nulla. Sono stato a Tapachula all' epoca delle carovane durante le elezioni Midterm del 2018. Ho conosciuto una famiglia che era scappata perché possedeva un piccolo negozio e la mafia locale esigeva il pizzo. Quando non erano più riusciti a pagare, un sicario aveva ammazzato la madre con sei colpi di pistola in faccia.

     

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    Motivazioni non lontane da quelle che a suo tempo avevano alimentato l' emigrazione di massa italiana, o spinto la madre di Trump a lasciare la miseria della Scozia. Chi fugge da questa violenza o povertà è già morto, e non si fermerà perché il Rio Grande è in piena. Sono stato anche a Reynosa, città messicana dove i "coyote" che gestiscono la tratta raggruppano gli illegali per farli attraversare. Pagano fino a 5.000 dollari per il servizio, e vengono portati al fiume insieme ai carichi di droga. Da una parte passano i migranti, per attirare gli agenti americani, e poco lontano indisturbati i narcos.

     

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    La colpa non è solo di Trump, perché succede da anni, ma riducendo gli accessi e minacciando di bloccarli ha spinto i disperati a prendere più rischi. Ad essere seri, servirebbero due cose: un sistema efficace per l' ingresso dei migranti, di cui l' economia Usa ha bisogno, e un piano di aiuti per la sicurezza e lo sviluppo nei Paesi d' origine. Ma ciò costa e non fa guadagnare voti facili, perciò nessuno se ne occupa davvero.

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