Giampiero Mughini per Dagospia
giampiero mughini
Caro Dago, premetto che mai nella mia vita ho incontrato il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, e credo che mai lo incontrerò date le vite nostre distantissime: io esco da casa solo per andare all’edicola o al cinema, lui combatte a raccogliere voti in quell’arena affollata e furibonda che è la democrazia pluripartitica, un’arena dove le “grigliate” di pesce sono talmente più frequenti e diffuse che non le letture in comune e ad alta voce dei classici del pensiero politico occidentale.
De Luca Rosi Bindi 7ed1a5a2
Quest’ultimo dato non è che sia una mia originale pensata, è un’evidenza talmente sotto gli occhi di tutti, e solo un minchione può pensare il contrario nel millennio in cui delle ideologie che avevano acceso il Novecento non ne esiste più una briciola che sia una. Se non per qualche minchione.
rosi bindi
rosy bindi
E’ singolare come De Luca sia diventato un’icona negativa contro cui lanciare sassi e cartucce. Ovvio che quella contro la Bindi era una battutaccia sgraziata anche se del tutto innocua. Chi di noi qualche volta non ha fatto una battutaccia sgraziata, caro Dago? A me su queste tue pagine è capitato di farne una contro Fedez, e ho subito chiesto pubblicamente scusa. Non mi sembra che la tenace e ostinata parlamentare ex democristiana sia stata messa in pericolo da quelle parole improvvide.
E a proposito di parole improvvide, com’è che nessuno degli opinionisti radical-chic abbia battuto ciglio sul fatto che Beppe Grillo abbia recentemente definito Matteo Renzi “un serial killer”? Quello era un giudizio aguzzo, degno di uno che passa tutto il santo giorno a scorrere le pagine dei grandi testi del pensiero politico?
BEPPE GRILLO COME DONALD TRUMP
Ma torniamo al sodo. Al fatto che nel riunire attorno a sé gli uomini che in Campania fanno politica dalla sua parte, il governatore De Luca ha detto (alla maniera sua, che io trovo letterariamente divertentissima) che loro e Renzi devono fare comunella, che la Campania reale riceve fior di quattrini dal governo e dunque al referendum è infinitamente meglio per loro che Matteo Renzi vinca, e che in questa direzione devono far muovere le loro “clientele”, ossia quelli che abitualmente li votano, “grigliate” di pesce ivi comprese.
A me tutto questo sembra chiaro e netto, come lo si dice di un libro stampato. Direte che Max Weber o Benedetto Croce o Raymond Aron scrivevano e ragionavano in modo diverso. Ma certo. Il fatto è che Croce nello scrivere i suoi articoli di terza pagina si rivolgeva ai professori di liceo e a qualche studente particolarmente avvertito delle facoltà umanistiche, io uno di quelli.
GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI
De Luca fa un mestiere diversissimo, di cui mi pare sia un professionista come pochi. Raccoglie voti in uno spazio geopolitico che non è l’accademia dei Lincei e neppure il Circolo Canottieri Aniene. E’ uno spazio dove la democrazia di massa è un’espressione illusoria e dolorosa, è uno spazio che definire l’inferno in terra (almeno a quanto ne scrive uno come Roberto Saviano) non è un’espressione teatrale. Tutto qui.
E dunque la raccolta dei voti, la caccia agli elettori. Il voto di scambio. L’ho già detto vent’anni fa, io che non sono un minchione nel voto di scambio non ci vedo niente di male. Un candidato politico promette qualcosa a un ceto professionale, a una categoria di lavoratori, mettiamo le partite Iva o i pensionati o i proprietari di seconde case. E come potrebbe svolgersi altrimenti la politica in una democrazia pluripartitica?
RENZI PRODI
Quando il capo del governo Romano Prodi bloccava una riforma delle pensioni osteggiata dal fortissimo sindacato dei pensionati Cgil e invece aumentava le tasse alle partite Iva (che a quel tempo votavano piuttosto per Berlusconi) che cos’altro era se non voto di scambio nella sua accezione specifica? Dai qualcosa pur di ricevere un voto.
Questo nella stragrande maggioranza dei casi. Poi c’è qualcuno, o forse molti, che votano in base alle proprie convinzioni. Io per esempio voterò “sì” per convinzione ma soprattutto per disperazione, e glielo segnalo al mio amico Andrea Scanzi, uno che vede in qualcosa di losco in tutti quelli che votano “sì”. Lo farò per disperazione. Pur di non vedere sorridere “l’accozzaglia del no”, una congrega che non voterei neppure se mi “promettessero” la cosa che più desidero al mondo, la prima edizione in brossura del “Cuore” di Edmondo De Amicis. Altro che “grigliata” di pesce. Eppure non accetterei.