Giampiero Mughini per Dagospia
giampiero mughini
Caro Dago, da lettore fedelissimo del Fatto sto seguendo la polemica se sì o no il libro dedicato alla guerra in Ucraina da una delle firme del quotidiano romano, il professor Alessandro Orsini, sarà presentato alla corrente edizione del Salone del libro di Torino. Cerco di capire se sì o no c’è stata da parte di chi dirige quella manifestazione una sorta di censura nei confronti di Orsini, uno le cui tesi sono vivamente deprecate dalla larga parte dello schieramento politico/intellettuale italiano favorevole a un appoggio senza riserve agli ucraini aggrediti da quella che una volta chiamavamo l’Armata Rossa.
ALESSANDRO ORSINI A CARTABIANCA
Il gran capo del Salone di Torino, Nicola Lagioia (l’anno prossimo sarà sostituito da Annalena Benini), ha detto che non c’è e non ci sarà nessunissima recensione, solo che al Salone c’è posto per tre libri e non uno di più tra quelli dei collaboratori del Fatto e che quei tre libri erano stati già accettati. Tutto qui. Ne sta parlando uno che non è d’accordo con le posizioni espresse da Orsini ma che legge attentamente i suoi articoli ogni volta che ne compare uno sul Fatto. E ci mancherebbe altro che leggessi solo quello che condivido dalla a alla z.
giampiero mughini casa museo muggenheim
Quanto alle presentazioni di libri, e dei noiosissimi cerimoniali annessi e connessi, confesso che non ne sono un frequentatore. I libri vanno comprati, letti, io ne ho bisogno quanto dell’aria che respiro. Le presentazioni di solito sono quanto di più prevedibile, un inesausto osanna all’autore presente che ne sorride soddisfatto. Mai un “presentatore” che per arrivare al pubblico usi tre parole anziché dieci, che parli dieci minuti anziché venticinque. Mai. E dunque meglio di no, meglio non esserci.
Estendo questa linea di condotta ai libri di cui sono l’autore, nel senso che le loro rispettive case editrici sanno bene che non gradisco l’andare di qua o di là a fare presentazioni che non servono a niente e che non aumentano di nulla l’area di quindici lettori che costituisce il pubblico dei miei libri.
nicola lagioia
Quando su Dagospia vedo le foto dei tanti i quali _ogni giorno che Dio manda in terra _ accorrono estatici alle presentazioni del libro ora di questo ora di quello, mi chiedo se poi nel chiuso della loro stanzetta professionale ne aprono una pagina del libro alla cui presentazione sono accorsi e purché in favore di fotocamera. Le presentazioni sono eventi mondani, tutto qui, e dunque invisi a uno come me che non ama i luoghi dove si affollano più di sei persone.
annalena benini
Semmai andrei di corsa alla presentazione del libro di un qualche autore derelitto se non maledetto, e di cui vorrei saperne di più e meglio, che so?, ad esempio di un Pitigrilli, per dire di uno scrittore che tra le due guerre fu uno dei più venduti in Europa e non soltanto in Italia e che oggi passa unicamente per un’ex spia dell’Ovra. Un personaggio dalle cui valenze sono ossesso da tempo, e da tempo accumulo i libri suoi o che lo riguardano. (Ne sta parlando uno legato da affetto filiale verso Vittorio Foa, l’antifascista torinese che Pitigrilli contribuì a far mandare in una cella fascista, dove Fora rimase più di otto anni.)
PITIGRILLI
Ecco, è un’idea che fornisco gratis alla mia prelibata Annalena, che avevo conosciuta ventunenne a una cena in casa di Pierluigi Diaco. Ossia fare l’anno prossimo al Salone di Torino una presentazione/resurrezione di Pitigrilli. Del resto venti e più anni fa lo fece a modo suo Umberto Eco, per dire di uno che se ne intendeva. Quella chiacchiera sì, quella sarebbe da leccarsi i baffi. Ma quei poveracci del politically correct non saranno d’accordo, direte. Per l’appunto, e chi se ne frega di questi aurei imbecilli del nostro tempo?
PITIGRILLI PITIGRILLI