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    LA VITA NON È UN VIDEOGIOCO – LE IMMAGINI CHOC DELLA STRAGE NELLA SCUOLA DI SAN PAOLO, IN BRASILE DOVE DUE EX ALUNNI HANNO FATTO IRRUZIONE NELL’EDIFICIO UCCIDENDO 10 PERSONE, PRIMA DI TOGLIERSI LA VITA – NEI LORO ZAINI, UN ARSENALE: UN REVOLVER CALIBRO 38, UNA BALESTRA, UN ARCO CON FRECCE E UN’ACCETTA. PER LA DINAMICA DEI FATTI E PER IL TIPO DI ARMI USATE SI PENSA A UN’EMULAZIONE DEI GIOCHI DI GUERRA ONLINE…


     
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    Emiliano Guanella per "www.lastampa.it"

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    Una mattinata di terrore in una scuola alla periferia di San Paolo ha causato la morte di 10 persone, tra cui 5 studenti, riaccendendo il dibattito sulla violenza e le armi da fuoco in Brasile.

     

    La strage è stata un atto premeditato da parte di Guilherme Taucci Monteiro e Luiz de Castro, due ragazzi rispettivamente di 17 e 25 anni ex alunni della scuola «Raul Brasil» di Suzano. I due si sono prima diretti verso l’autolavaggio di proprietà dello zio di uno di loro, gli hanno sparato e poi hanno portato via una macchina utilitaria con la quale si sono diretti verso il loro ex istituto.

     

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    Appena entrati nel patio principale hanno iniziato a colpire con il loro arsenale; un revolver calibro 38, una balestra, un arco con frecce e un’accetta. In pochi minuti hanno abbattuto cinque studenti, due impiegate della scuola e hanno ferito una ventina di ragazzi per poi dirigersi verso il centro di lingue dove si erano barricati decine di alunni. Con l’arrivo della polizia si sono trovati spalle al muro in un corridoio e hanno messo in pratica quello che doveva essere l’ultimo capitolo del loro piano; il più anziano ha sparato in testa al più giovane e poi si è tolto la vita.

     

    Gli inquirenti non hanno voluto scartare nessuna ipotesi, ma per la dinamica dei fatti ed il tipo di armi usate si pensa ad un’emulazione dei giochi di guerra online che vanno per la maggiore in Brasile, dove il protagonista deve uccidere chiunque gli venga incontro usando un mix di armi moderne e medievali.

     

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    Si è saputo che Guilherme aveva lasciato la scuola l’anno scorso, i suoi ex professori lo ricordano come un alunno silenzioso ma senza conflitti. Secondo un ex docente il principale problema della scuola è l’affollamento, con classi di 45 alunni. «Come tutte le scuole pubbliche – ha detto – si lotta ogni giorno contro la precarietà delle strutture e lo scarso interesse da parte degli studenti».

     

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    Quella di ieri non è la prima tragedia nelle scuole nel paese sudamericano. La più grave finora è stata nel 2011 a Realengo, nella periferia di Rio, quando un ex alunno ha ucciso 12 ragazzi per poi suicidarsi lasciando una lettera nella quale denunciava episodi di bullismo.

     

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    Il Brasile è uno tra i Paesi più violenti al mondo: nel 2017 ci sono stati più di 63.000 morti ammazzati, 30 omicidi ogni 100.000 abitanti. Cifre da paese in guerra, dove le vittime sono concentrate fra la popolazione povera, nera e delle periferie. Le scuole, soprattutto quelle pubbliche, sono un bersaglio. L’anno scorso si sono registrate delle sparatorie nei pressi della metà degli istituti medi e superiori di Rio de Janeiro e diversi alunni hanno dovuto fuggire dalle «balas perdidas», i proiettili vaganti degli scontri tra delinquenti, poliziotti e milizie armate.

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    Per il presidente Jair Bolsonaro la soluzione è armare la popolazione. Il suo primo decreto presidenziale, in gennaio, ha flessibilizzato le norme vigenti per tenere fino a quattro fra pistole e carabine in casa. Un provvedimento criticato dalle Ong che lottano contro le violenze e che va contro le indicazioni degli organismi internazionali che auspicano un progressivo disarmo della società.

     

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    Quando era deputato Bolsonaro è stato portavoce della lobby dei produttori d’armi che finanzia la campagna elettorale di decine di parlamentari. L’opposizione lo ha criticato apertamente, mettendo in guardia la popolazione sui pericoli di un nuovo far west. Bolsonaro ha espresso condoglianze alle vittime per la «mostruosità e vigliaccheria senza misura», commessa dagli assalitori, ma sulla questione delle armi non intende fare marcia indietro.

     

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    Ieri mattina, poco prima che arrivasse la notizia della strage di Suzano, ha ammesso in un incontro con la stampa che va a dormire tutte le sere con una pistola sul comodino. «Io non mi sento sicuro nemmeno nel palazzo (presidenziale) dell’Alvorada. Mia moglie è d’accordo con me, sono più sicuro quando so che posso contare sulla mia “amica” carica e pronta all’uso».

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