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    LA VOCE DI ROMA – LA CAPITALE PIANGE LANDO FIORINI, ANIMA MUSICALE DI UNA ROMANITA' GENEROSA, ROMANTICA, SORRIDENTE (FORSE SPARITA) – IL FIGLIO DEL "CANTATTORE" HA PROMESSO CHE SI IMPEGNERA' PER CONTINUARE L'ATTIVITA' DEL "PUFF", IL LOCALE IN CUI HANNO MOSSO I PRIMI PASSI MONTESANO, BANFI, GULLOTTA – I TWEET DI TOTTI E DEL SINDACO RAGGI - L'OMAGGIO DEI ROMANI ALLA CAMERA ARDENTE IN CAMPIDOGLIO, DOMANI I FUNERALI A SANTA MARIA IN TRASTEVERE - VIDEO


     
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    Da ansa.it

     

    Si terrà oggi in Campidoglio dalle 15 alle 20 la camera ardente per salutare il popolare cantante e attore romano Lando Fiorini. Lunedì i funerali, scrive su Facebook il figlio Francesco Saverio, all'indomani della morte del papà. Con ogni probabilità i funerali saranno celebrati nella sua Trastevere.

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    Lando Fiorini avrebbe compiuto 80 anni a gennaio, era malato da tempo. Sposato dal 1964 con Anna Ghezzi, lascia due figli, Francesco (che da tempo ha preso le redini del locale Puff, fondato a Roma dal padre) e Carola

     

    Ciao #LandoFiorini. Voce della canzone romana, grande artista e "romano de @Roma". Resterai nella storia della tua città: resterai sempre con noi". Così su Twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi.

    "Ciao Lando, con te se ne va un grande uomo e artista, ma soprattutto un amico". Questo il messaggio di cordoglio di Francesco Totti su Twitter. Il dirigente della Roma si stringe poi al dolore dei figli di Fiorini: "Il mio pensiero va a Carola e Francesco che abbraccio forte in questo momento difficile".

    Anche la Roma saluta Lando Fiorini. "Er tifoso romanista dei tifosi è sempre er più. Ciao Lando", scrive in un tweet la società giallorossa, la squadra del cuore del cantautore romano che ha inciso ed interpretato l'inno 'Forza Roma Forza Lupi".

     

    LA FAMIGLIA

    Da www.ilmessaggero.it


    «Abbiamo ricevuto tantissime testimonianze d'affetto anche dai colleghi. Lo adoravano tutti perché è sempre stato una persona schietta e umile. Io, da figlio, posso dire di avere avuto un padre che mi ha trasmesso tante cose belle» . Così Francesco Fiorini, figlio di Lando, prima di entrare alla Camera ardente.

     

    A salutare il cantante sono accorsi moltissimi romani. Secondo il figlio, «lui era innamorato della romanità, di quella giusta, quella buona non coatta, ma bonacciona e a volte paraventa. Era romanista, ma lo amavano tantissimo anche i laziali ». Alla domanda su quale tra le canzoni di suo padre fosse la preferita, Francesco Fiorini ha risposto: «Per me le sue canzone sono state sorelle, siamo cresciuti insieme, e fra fratelli non c'è mai il preferito, si vuole bene a tutti nella stessa maniera». Emozioni e ricordi: «Lui con Montesano faceva le scommesse, quelle bonarie di una volta: chi perdeva doveva fare il giro della statua di Garibaldi al Gianicolo in mutande. Quell'anno vinse la Lazio, ma lui non so tirò indietro» ha raccontato commosso e divertito il figlio, che ha poi promesso che s'impegnerà per continuare l'attività del Puf, il teatro di Fiorini dove hanno fatto i primi passi personaggi come Banfi, Montesano, Gullotta e Mattioli. La camera ardente rimane aperta fino alle 20. I funerali si terranno domani alle 11, nella chiesa romana di Santa Maria in Trastevere. 

     

     

    ADDIO LANDO FIORINI

    Paolo Giordano per il Giornale

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    Aveva appena vent' anni quando Roma iniziò a specchiarsi nella sua voce. Era già il bel Lando, soprannome per comodità di Leopoldo, e aveva alle spalle il brutto travaglio dell' orfano accudito da un' altra famiglia. Faceva, in quei tempi grami prima del boom economico, il facchino ai Mercati generali di via Ostiense e, tra una cassetta di puntarelle e l' altra, cantava a squarciagola i motivi, le arie, gli stornelli della romanità più spicciola e disinvolta, quella che di lì a poco contribuì a fotografare sia sui dischi che nei teatri oltre che in televisione. Garinei e Giovannini lo videro nel 1961 al Cantagiro e di lì a poco lo ospitarono al Sistina nel memorabile Rugantino con l' orchestra diretta da Armando Trovajoli. Cantava, con quel bel sorriso verace e un entusiasmo che lo ha accompagnato fino alla fine, la Chiumachella de Trastevere, che è diventata il suo spartiacque, la sua «sliding door».

     

    Da quel momento, l' ultimo di otto figli, tutti nati come da copione a Trastevere, è diventato il volto rassicurante di Roma e del romanesco trasformato in stornello che poteva essere trasportato anche nel resto d' Italia senza perdere efficacia né, tantomeno, fascino. Difatti Lando Fiorini ha inanellato così tante apparizioni in tv tra gli anni Sessanta e Novanta da diventare un volto noto a (quasi) tutti, pur essendo incardinato in un contesto dialettale. Per capirci, ha vinto (moralmente) Canzonissima nel 1974 e ha recitato a teatro con Macario e Walter Chiari, mica due qualunque.

     

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    Intanto, oltre a tifare per la «magica Roma», ha pubblicato ventisei dischi, nei quali mescolava «mozzichi e baci» come nella malinconica Barcarolo romano o nella romantica Bella quanno te fece mamma tua, e classici tipo La società dei magnaccioni oppure Roma nun fà la stupida stasera che hanno due possibilità di interpretazione. Quella folcloristica e distaccata. Quella credibile e vissuta. Lui quelle canzoni le aveva vissute prima ancora di fare il facchino, quand' era garzone di barbiere oppure aiutante di ciclista e incrociava, giorno dopo giorno, i romani di ogni giorno, quelli borghesi e quelli borgatari, ancora feriti dalla guerra ma sempre ribollenti di ironia e vitalità. Per loro Lando Fiorini è stato per almeno mezzo secolo il volto della Roma più innocente, l' altra metà del cielo rispetto a quello occupato con poesia e sofferenza da Franco Califano.

     

    E il suo sorriso popolano e trasparente ha dato anche per quarant' anni il benvenuto al «Puff», il cabaret in piena Trastevere che si è subito abbonato al tutto esaurito perché lì si respirava esattamente l' atmosfera delle sue canzoni. Pian piano, Lando Fiorini è diventato un marchio che identifica ancora un pezzo di Roma, quella magari sottovalutata da tanti, sicuramente ridicolizzata da tanti intellettuali ma tremendamente vera e ostinatamente vicina a un ricordo che negli anni si va pian piano trasformando in una cartolina in bianco e nero.

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