Luciano Ferraro per https://www.corriere.it/sette/
Lady Gaga con il diamante
«Tutta la mia carriera è una risposta al bullismo di cui sono stata vittima. La mia vita è duro lavoro, rispetto e amore per la mia famiglia che arriva dall’Italia». Lady Gaga lascia nell’armadio il vestito di carne bovina, il reggiseno a forma di doppio mitra, il cappio, il sangue finto e tutte le provocazioni portate sul palco in 12 anni da regina del pop. E torna ad essere «la ragazza cattolica che sa come funzionano le cose».
Così si descrive. La sua voce arriva da una calda mattina di Los Angeles. Risponde puntale all’appuntamento al telefono. Un piccolo esercito di agenti, addetti stampa e curatori dell’immagine è all’ascolto. Tra loro i francesi di Dom Pérignon, lo champagne di cui Lady Gaga è diventata testimonial. Lady Gaga saluta in italiano e parla senza fermarsi. «Solo un paio di risposte», frena il suo staff. Ma lei risponde (quasi) a tutto.
La violenza iniziata a scuola
Da quando ha raccontato a Oprah Winfrey lo stupro subìto 16 anni fa, continua a svelare l’altro volto di sé stessa, quello di una donna ricca ma tormentata, acclamata ma sofferente, che deve farsi forza per restare in equilibrio tra la depressione e le cure, a base di farmaci, meditazione, fisioterapia. Riemergono i traumi che l’hanno resa fragile.
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Non si nasconde più Stefani Joanne Angelina Germanotta. E trova il suo approdo sicuro nella famiglia, originaria di Naso, in provincia di Messina. Il primo trauma è stato proprio il bullismo. Una violenza iniziata alle scuole medie. «Alcuni ragazzi mi prendevano e mi buttavano nel cassonetto dell’immondizia. Mi dicevano che quello era il posto a cui appartenevo e che io ero spazzatura», ha raccontato al Guardian. Alcune sue amiche ridevano, invece di difenderla. Lei non riusciva a reagire, era «pietrificata, imbarazzata, mortificata, inutile».
I traumi subiti a 14 anni
La madre Cynthia ha racchiuso in tre parole la prostrazione della figlia adolescente: «Umiliata, derisa, isolata». Aveva 14 anni quando un giorno finì tra i rifiuti. E a quel punto perse la gioia di vivere, «da ragazzina felice si trasformò in una persona piena di dubbi che metteva in dubbio il suo valore», ha ricordato Cynthia Germanotta. Unite ancora di più da quell’esperienza, madre e figlia sono diventate ambasciatrici dell’ONU per la salute mentale e hanno creato la «Born This Way Foundation» che aiuta giovani con problemi legati alla salute mentale.
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Ora che ha 49 milioni di follower su Instagram, Lady Gaga ha superato lo sconforto che le provocò la frase di una compagna di scuola su Facebook, con soli 12 like: «Non diventerai mai famosa». Ma adesso la prima donna nella storia a vincere un Oscar, un Grammy, un BAFTA e un Golden Globe (tutti nello stesso anno), ha bisogno di tornare con la memoria a quegli anni, forse perché è l’unico modo per fare i conti con il suo lato buio e oltrepassarlo.
Come fa, Lady Gaga, a ridurre le cicatrici lasciate dai bulli degli anni di scuola?
«Quando sei bullizzata, soprattutto da piccola» ci racconta la popstar, con una voce sicura, pacata come se stesse riassumendo la trama di un romanzo appena letto «attraversi momenti molto duri. A me, personalmente, ha lasciato un obiettivo: dimostrare a chi mi ha bullizzato che si sbagliava. E in qualche modo, la mia intera carriera è una risposta a quel rifiuto sociale che ho subìto».
Ha attraversato gli anni dell’adolescenza tra il bullismo e una violenza, e ne ha tratto la volontà del riscatto.
«Ma non è purtroppo così per tutti» continua Lady Gaga. «E rispetto profondamente chi, anche se bullizzato da piccolo, non si è lasciato sopraffare. Oggi viviamo in un’epoca dominata dai social media, ed è tutto diverso per le giovani generazioni. Con “Born This Way Foundation” stiamo lavorando a fondo per cambiare questa situazione. Vogliamo celebrare il mondo nella sua diversità, sia essa di cultura o di genere. Questo impegno rende la mia vita degna».
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Il suo penultimo disco si intitola Chromatica. È il settimo album di Lady Gaga, che ha subito scalato tutte le classifiche digitali nei principali mercati del mondo. Nei sedici brani ci sono un duetto con Ariana Grande e il contributo di Elton John. Lady Gaga ha lanciato Chromatica in l’Italia con una intervista a Tiziano Ferro, andata in onda su Rtl 102.5. L’album è nato durante uno dei periodi in cui la cantante era provata dalla depressione.
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Nello studio-casa di registrazione di Frank Zappa, il suo produttore BloodPop cercava di schiodarla dalle ore di ritiro e di silenzio. Si era richiusa al piano superiore. «Scendi, vieni a scrivere una canzone, facciamo musica», la supplicava BloodPop. Quando si sentiva un po’ meglio, Lady Gaga lasciava il suo eremo, si sedeva al pianoforte e suonava qualche accordo, pronta a registrare con il microfono aperto, «perché le prime idee sono sempre le migliori». Alla fine questo album è stato terapeutico. Il tema è «danzare attraverso il dolore, cantare fino a far passare il dolore», ha spiegato a Ferro.
«Non me ne rendevo conto dell’effetto terapeutico, poi ho capito che anche quando tocco il fondo, c’è ancora una parte di me che vuole danzare e gioire, e sono così grata per quello che ho. Ho un rapporto con il divino, forse si tratta solo di energia, un’entità senza sesso, mi spinge a chiedermi come le mie storie possano aiutare gli altri a danzare verso il dolore».
La discesa nella depressione ha preso la forma di un pianoforte, come ha raccontato Lady Gaga nella trasmissione Sunday Morning della Cbs: «Odiavo essere famosa. Odiavo essere una star. Mi sentivo esausta e usata. Un giorno ho guardato il pianoforte e ho pensato che mi aveva rovinato la vita, mi aveva trasformato in Lady Gaga, il mio peggiore nemico. Adesso quando guardo quel pianoforte penso che lo amo, che mi permette di esprimermi, di fare poesia».
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Una delle canzoni di Chromatica, 1000 Dove s, parla del bisogno di aiuto quando a soffrire è la mente. Lady Gaga scandisce il testo.
«Ho bisogno che mi ascolti, per favore credimi. Sono completamente sola, per favore non giudicarmi. Quando piangerai, prenderò le tue lacrime prima che cadano. Ho bisogno che tu mi ascolti, per favore non lasciarmi. Non sono ancora perfetta, ma continuerò a provarci. Quando piangerai, prenderò le tue lacrime prima che cadano». Un piccolo sospiro. «Questa canzone parla di gentilezza», ha spiegato.
La famiglia e la santona indiana
Gentilezza è un parola che Lady Gaga ripete spesso. Anche quando ricorda il suo incontro con Amma, la santona indiana che regala abbracci, che le ha spiegato la formula per guarire: «Tempo, impegno e grazia divina». Un incontro che le ha fatto capire «l’importanza della gentilezza, del tendere una mano a chi soffre». L’altro volto di Lady Gaga è la sua disponibilità all’apertura verso gli altri.
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Se le chiedi di raccontarsi da bambina, spiega che è sempre stata così. «Da piccola» ci ricorda «ero una sognatrice, estroversa, appassionata di musica, mi piaceva prendermi cura degli altri ed ero estremamente curiosa. E spero che questa innata curiosità mi accompagni per tutta la vita». Merito anche dell’educazione ricevuta a casa. «La mia famiglia» assicura «mi ha insegnato i valori dei miei antenati, che arrivavano dall’Italia: duro lavoro, rispetto e amore per la propria famiglia». Un legame molto “italiano” quello con i genitori e tutti gli altri parenti più vicini.
Come una qualsiasi bambina immersa nelle tradizioni tricolori, Lady Gaga ama cucinare, e conserva la memoria del profumo del sugo fresco sui fornelli, polpette e salsicce di maiale, ogni domenica alle 14, dopo la messa, con tutti seduti a tavola. Gentilezza e importanza della famiglia sono il filo conduttore del colloquio via Zoom che collega Los Angeles e Milano.
Anche quando la domanda è: qual è stata l’emozione più grande della tua vita: vendere 15 milioni di copie con il disco d’esordio? Cantare e vincere agli Oscar?
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Lady Gaga ci risponde: «La mia più grande emozione? La nascita di mia sorella Natali! L’adoro e sono così felice che sia nata. Mi ha davvero cambiato la vita e il mio modo di pensare. Per me e per la mia famiglia».
Ma quando la conversazione si sposta su come nascono i brani di Lady Gaga, quale sia la fonte della sua creatività, quanto si senta libera di creare e da dove tragga ispirazione, la popstar diventa una neoromantica.
«La creatività per me» ci spiega «arriva dall’umanità, dalla natura, da come l’uomo e la natura interagiscono tra loro. L’artista cerca sempre di tradurre la gioia, la bellezza e la grandezza della natura stessa.
E qualche volta creiamo arte piena di dolore. Per me la libertà creativa non è qualcosa che tutti abbiamo dalla nascita, ma qualcosa che tutti possiamo provare a raggiungere. Nella mia vita la libertà creativa è stata la fonte principale per raccontare la mia essenza, la mia verità. Non credo che nessun artista sia riuscito a concepire qualcosa di bello come la natura stessa. Noi artisti cerchiamo di fare del nostro meglio».
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Spesso il suo nome è stato accostato a quello di Madonna, per la carica di rottura iniziale e la qualità musicale. Ma quali sono le donne (e gli uomini) che davvero hanno ispirato Lady Gaga?
«Può sembrare uno statement» ci spiega «ma mi lascio ispirare da tutti! Credo che ognuno di noi abbia qualcosa da offrire, e tutti noi abbiamo qualcosa da cui imparare, anche dagli aspetti negativi.
Nel mio lavoro come nella mia vita, sono le persone che rispetto a offrirmi l’ispirazione con il loro esempio, ma posso imparare anche dalla natura. Non escludo nessuno come mia fonte di ispirazione: ogni persona che ho incontrato mi ha permesso di imparare e imparare. Ed è questo che mi spinge come artista a crescere».
Maureen Callahan, famosa giornalista musicale che ha dedicato alla cantante una controversa biografia, ha riportato una serie di definizioni che sono state scagliate su Lady Gaga: «Bizzarra, drag queen, ermafrodito, un uomo gay intrappolato in un corpo di donna, hardcore, grottesca, trash».
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E poi ha scritto: «È una che sul palco urla “Sono una zoccola dallo spirito libero”, ma tolti i vestiti di scena è cupa e insicura». È un ritratto che forse poteva essere nel 2010, quando è uscito il libro. Adesso, a 35 anni, Lady Gaga è una donna che vuole fare dei suoi traumi una bandiera, e intende usare questa operazione verità per rafforzare il suo lato solidale, attraverso la fondazione.
Questo svelarsi a colpi di ricordi e ferite, l’ha portata davanti al microfono di Oprah Winfrey per raccontare di quando, a 19 anni, è stata stuprata, ed è stata lasciata subito dopo davanti alla casa dei genitori, mentre stava male e continuava a vomitare. Era rimasta incinta. Il responsabile è un produttore che le aveva ordinato di togliersi i vestiti e le aveva spiegato che se non lo avesse fatto poteva dire addio al mondo dello show business.
Una violenza che le ha causato un disturbo post-traumatico da stress. Non ha fatto a tempo ad occuparsi di se stessa dopo il trauma, travolta dal suo stesso successo, tra i concerti e le limousine. Senza terapia, è precipitata nell’autolesionismo. Si tagliava e si lanciava contro un muro. Poi si è ammalata di fibromialgia: «Provavo intenso dolore in tutto il mio corpo, simile a quello che ho sentito dopo essere stata violentata». Quattro anni fa ha capito che a ripresentarsi era il fantasma di quel giorno, e l’ha affrontato con l’aiuto di uno terapista che ancora interviene durante le crisi.
Il dolore e la consapevolezza della fragilità
Un percorso di consapevolezza della propria fragilità, che l’ha spinta ad impegnarsi per il rispetto dei diritti umani, dopo aver scritto testi come quello in cui invita ad amarsi come si è, diventando una icona per il mondo Lgbtq+.
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Ora la domanda è: come crede possa cambiare il mondo in termini di diritti fondamentali?
«Quando si tratta dell’umanità» ci risponde Lady Gaga «dobbiamo tutti avere un occhio critico e consapevole sul sistema che ci circonda. Che non è stato costruito in modo perfetto. Quindi dobbiamo organizzarci come movimento per smantellarlo».
Un appello a darsi da fare, a combattere per ottenere i diritti. «Credo che tutta l’umanità» spiega «debba adottare questo approccio, ma prima di tutto dobbiamo guardarci all’interno, far crescere e maturare quello che riteniamo giusto per noi stessi. Amarsi, comprendersi, accettarsi è il primo passo che tutti dobbiamo compiere per raggiungere questo traguardo». E a questo traguardo è dedicata anche la collaborazione con Dom Pérignon.
Come è coinvolta la «Born This Way Foundation»?
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«Come sa sono una persona molto orientata alla famiglia» ci ricorda ancora una volta Lady Gaga. «Ho avuto modo di conoscere la famiglia di Dom Pérignon ancora prima di decidere di collaborare insieme. Mi hanno colpito da subito la passione, l’arte e la creatività che si cela dietro la nascita di ciascun Dom Pérignon. Anche dopo tutti questi anni dalla fondazione della maison da parte del monaco benedettino Dom Pierre Pérignon, resta immutata la grandissima arte dietro alla creazione di questo Champagne. Una volta che ho visto l’arte e il fascino che emana questa maison ho capito che c’era un legame che si poteva instaurare con la mia “Born This Way Foundation”, perché condividiamo lo stesso sogno di generosità, e abbiamo iniziato a collaborare».
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Il regista della campagna è Nick Knight, il fotografo che ha realizzato il ritratto della Regina Elisabetta con il principe Carlo per i 90 anni della sovrana. «Quando ho parlato del suo possibile coinvolgimento ho ricevuto una tale risposta di affetto che ho capito che Dom Pérignon era composto da un gruppo di persone meravigliose con cui lavorare, perché erano entusiaste di osare ed essere audaci. Essere audaci vuol dire essere un passo avanti agli altri».
Un’ultima domanda: come definisce l’amore? Lady Gaga, si ferma, sorride, saluta di nuovo in italiano, «ciao, ciao Luciano». Non è ancora tempo per parlare dell’amore e tanto meno dei suoi amori. E se ne va con il suo stuolo di agenti e addetti stampa.
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