V.Pic. per il "Corriere della Sera"
MARCELLA CONTRAFATTO
«Non sono io la postina». Presenterà ricorso Marcella Maria Contrafatto contro il licenziamento in tronco, subìto mercoledì dal Consiglio superiore della magistratura. Lavorava lì da quasi trent' anni. Gli ultimi dei quali trascorsi come segretaria dell'ex consigliere Piercamillo Davigo, e poi nella bufera del caso Amara.
Con quei verbali consegnati dal pm Paolo Storari a Davigo per una forma di autotutela e poi spediti ai media. Ma la manina, rivendica la Contrafatto, non era la sua. «Sono amareggiata e delusa», dice all'indomani del verdetto basato su quel sospetto che l'ha fatta finire sotto indagine per calunnia alla Procura di Roma.
GLI APPUNTI DI MARCELLA CONTRAFATTO
«Mi hanno licenziato ritenendo che sia io la famosa postina dei verbali di Amara sebbene dagli atti emerga una verità diversa», aggiunge. Respingendo ogni addebito e convinta che saprà dimostrare l'infondatezza delle accuse. Il ricorso potrà essere presentato di fronte al giudice del lavoro. «La ritengo una gravissima ingiustizia e mi difenderò in tutte le sedi giudizia-rie», assicura Contrafatto.
E Alessia Angelini, la sua legale nel procedimento penale, è convinta che di prove ce ne siano già. A cominciare dal fatto che la voce della «postina» era stata descritta con accento del Nord, «mentre lei è romana». E che il receptionist del quotidiano che aveva ricevuto i verbali di Amara non l'ha individuata tra le quattro mostrategli dagli investigatori nel riconoscimento.
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