LARS FELD
(ANSA) - BERLINO, 20 GIU - C'è una "differenza molto grande" fra Roma e Parigi: "in Italia la volontà di mettere a posto i conti c'è. In Francia questa volontà non c'è più dagli anni '80". Lo dice Lars Feld, consigliere personale del ministro delle finanze tedesco Christian Lindner, in un'intervista all'ANSA, a La Repubblica e a El Pais. Feld ha elogiato sul punto Giorgia Meloni: "Quello che ha fatto la signora Meloni dal punto di vista della politica economica e finanziaria finora dà speranza. Eliminare il superbonus al 110% lo avrebbe dovuto fare chiunque. Nella politica sociale, però, la premier mostra coraggio: lei affronta il consolidamento", ha aggiunto.
LARS FELD E CHRISTIAN LINDNER
"C'è una differenza molto grande fra la politica finanziaria italiana e quella francese. L'Italia ha regolarmente realizzato avanzi primari, anche se alla luce del forte indebitamento non erano sufficienti. Ma forse, vista la debolezza della crescita del Paese, era anche difficile. La volontà del consolidamento in Italia c'è. In Francia questa volontà non c'è più dagli anni '80. Questo non è accettabile nell'unione monetaria", ha affermato Feld.
FELD, ROMA VUOLE RADDRIZZARE I CONTI, PARIGI NO
(di Rosanna Pugliese) (ANSA) - BERLINO, 20 GIU - C'è una "grande differenza" fra Roma e Parigi. L'Italia vuole mettere a posto i suoi conti, la Francia no. Parole nette, che arrivano dal consigliere personale del ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, l'economista Lars Feld, in un'intervista rilasciata all'ANSA a Repubblica e a El Pais, a Berlino. E Feld ha parole di apprezzamento per la premier Giorgia Meloni: "ha coraggio" nella politica sociale e "affronta il consolidamento" del bilancio.
GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON AL G7 DI HIROSHIMA
L'ex capo dei saggi economici tedeschi è altrettanto chiaro sul Mes: Berlino non è allarmata, il Meccanismo serve all'Italia, non alla Germania. Nel colloquio, il consigliere del ministro liberale non risparmia colpi agli amici francesi invece. "La Francia non vuole più il patto di stabilità già da tempo. Preferirebbe eliminare le regole di bilancio", ha esordito commentando la posizione di Bruno Le Maire, che si è detto contrario a regole uniformi e automatiche in Ue.
"La pubblicazione delle lettera dei ministri delle Finanze degli 11 Paesi dimostra che la Germania non è sola. Per diversi aspetti, le proposte che la Commissione ha divulgato per questi paesi non sono accettabili". Fra l'altro, ha aggiunto, "c'è una differenza molto grande fra la politica finanziaria italiana e quella francese. L'Italia ha regolarmente realizzato avanzi primari, anche se alla luce del forte indebitamento non erano sufficienti. Ma forse, vista la debolezza della crescita del Paese, era anche difficile.
LARS FELD
La volontà del consolidamento in Italia c'è. In Francia questa volontà non c'è più dagli anni '80. Questo non è accettabile nell'unione monetaria". È soddisfatto, dunque, della conduzione di Giorgia Meloni? "Dipende sempre dalle aspettative e dalle preoccupazioni che si coltivano in vista di un'elezione. Ma quello che Meloni ha fatto finora in termini di politica economica e finanziaria ci fa ben sperare. L'eliminazione del superbonus al 110% sarebbe stato un passo dovuto per qualsiasi governo. Nella politica sociale, però, la premier italiana mostra coraggio: lei affronta il consolidamento".
Nelle divergenze sul Mes, che Roma non vuole ratificare, Feld chiarisce: "La Germania può stare serena. Dal punto di vista tedesco, dei rischi che corriamo, la ratifica del nuovo trattato non è indispensabile. Ma il Mes serve a completare l'unione bancaria ed è un passo essenziale per l'Ue per affrontare eventuali crisi bancarie". "Se capisco bene, l'Italia è preoccupata che il Mes possa creare una maggiore pressione sui mercati - ha aggiunto -. Tuttavia, la riforma del Meccanismo conviene all'Italia.L'Italia dovrebbe approvarlo".
GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON AL G7 DI HIROSHIMA
Ma che succederebbe se Deutsche Bank vacillasse di nuovo? Feld fa capire che le regole del bail in conterebbero ben poco: "Nel caso, si vedrà. Non sono preoccupato per Deutsche Bank. Tuttavia, il caso di Credit Suisse in Svizzera mostra a cosa portino le regole sulla risoluzione delle banche. Se una crisi colpisce una banca di importanza sistemica, i politici buttano a mare ogni regola". Nell'intervista non mancano considerazioni sull'economia interna: "sì la Germania corre il pericolo di una recessione", anche se è ancora presto per dirlo.
GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON AL G7 DI HIROSHIMA
Ma nonostante i molti elementi che frenano la locomotiva europea - inflazione, costi energetici, problemi di approvvigionamento e la perdita di competitività - non è il caso di riparlare di "malato d'Europa". Anche sul tema dell'emigrazione delle imprese tedesche all'estero, molto temuta in questa fase, Lars Feld smorza: il fenomeno "non è massiccio", e "non parlerei di deindustrializzazione", dice, convenendo che tuttavia "la situazione dei costi per le imprese è problematica". Infine, si rischia una crisi di governo in Germania? Nonostante le tensioni fra le tre diverse anime - quelle di Spd, Verdi e Liberali - la squadra di Olaf Scholz "governerà fino alle fine della legislatura, e forse addirittura oltre", assicura. Le elezioni anticipate gioverebbero soltanto all'ultradestra, e questo non converrebbe a nessuno.