Estratto dell’articolo di Alessandra Muglia per Il "corriere Della Sera"
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Quando scoppia lo scandalo, Jörg Dornau, deputato regionale della Sassonia in forza all’ala più estremista dell’ultradestra tedesca, si mette con nonchalance a polemizzare sui social sul buco delle forze armate […]
Uno scandalo nello scandalo. Dornau affianca all’attività politica nell’AfD quella di imprenditore agricolo, e fin qui nulla di illecito. Senonché lo scorso aprile è emerso — grazie a un’inchiesta della Welt — che questo 53enne dagli occhi di ghiaccio è diventato il re delle cipolle nella Bielorussia di Lukashenko, con un’azienda agricola avviata lì in gran segreto quattro anni fa, proprio nei giorni della repressione delle proteste pro democrazia all’indomani delle contestate elezioni presidenziali.
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La sua Zybulka-Bel, nel distretto di Lida, a nord ovest del Paese, a un passo da Lituania e Polonia, è andata avanti a rifornire la Evroopt, la più grande catena di supermercati bielorussa, mentre la Ue rinnovava e inaspriva pacchetti di sanzioni verso l’«ultimo dittatore d’Europa».
Dornau ha tenuto nascosta in patria questa sua attività: se l’è cavata con un’ammenda di neanche 21 mila euro imposta ad agosto dal parlamento della Sassonia per aver violato i suoi obblighi di denuncia.
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Il suo flirt con il regime è diventato ancora più imbarazzante dopo l’ultima rivelazione: Dornau sfrutterebbe i prigionieri politici come manodopera a basso costo. «Sono stato arrestato nel febbraio 2024 per aver messo “mi piace” a un post sui social media, poi ho iniziato a smistare cipolle per lui per 5 euro al giorno, è anche venuto a trovarci» ha raccontato uno di loro a Reform.news , il media indipendente di Minsk che ha diffuso per primo la notizia.
L’autore dello scoop è un reporter che non firma. «A volte uso lo pseudonimo di Alexander — racconta al Corriere via Telegram — troppo pericoloso esporsi, temo anche per la mia famiglia». Sulla paura contava probabilmente Dornau per mantenere il silenzio sui suoi affari oltreconfine.
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Non è stato infatti Andrey, come si fa chiamare la fonte, a rendere noto l’ affaire . «Un lettore ci ha segnalato che su un canale Telegram, degli attivisti discutevano di un imprenditore tedesco che impiega prigionieri politici nella sua azienda agricola nel distretto di Lida. Abbiamo capito che era Dornau, non è stato facile trovare testimonianze, tutti rifiutavano di parlare, solo Andrey, già al sicuro all’estero, ha risposto».
Racconta Andrey di aver accettato il lavoro per sottrarsi alle condizioni disumane del «Centro per l’isolamento dei delinquenti» di Lida. Nella tenuta di Dornau la situazione non era certo idilliaca: «Lavoravamo in un deposito sotterraneo, era febbraio, avevamo mani e piedi congelati. Alle 7 la colazione, poi lavoravamo fino alle 18 senza cibo né acqua. Mangiavamo le cipolle, sono deliziose».
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L’imprenditore tedesco girava i loro «stipendi» al Centro, «una struttura che pratica regolarmente la tortura». Ha anche vinto gare d’appalto pubbliche per fornire altri servizi […]
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