Paolo Valentino per www.corriere.it
marylin monroe tra bobby e john fitzgerald kennedy
Che John Fitzgerald Kennedy avesse un incontenibile appetito sessuale è cosa risaputa. La vulgata vuole che non gli bastassero tre donne in una sola notte. Al premier britannico Harold Macmillan confessò una volta che gli venivano «fortissime emicranie quando non faceva sesso per tre giorni di seguito».
Le «confessioni»
appunti di kennedy
La lista delle conquiste e delle avventure extraconiugali del presidente americano è affollata e, diciamo così, socialmente trasversale: celebri attrici e stagiste, donne dell’alta società, segretarie e pupe del gangster, escort e perfino una militante del Partito comunista della Ddr. Ma fa un certo effetto che sia lo stesso Kennedy a darne conferma postuma. Un centinaio di pagine di appunti personali dell’allora senatore del Massachusetts, scritti a mano tra l’aprile e l’ottobre del 1960 durante la campagna presidenziale che lo avrebbe portato alla Casa Bianca, andranno all’asta in aprile alla Heritage Auctions di Dallas, la stessa città del Texas dove venne assassinato il 22 novembre 1963. Non che il diario riveli nomi di amanti o amiche di una notte, in questo JFK rimane vecchio stile.
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Sesso (o) potere?
jfk con jackie
Scritte a causa di una fastidiosa laringite, che aveva spinto i medici a ordinargli il silenzio durante i viaggi per risparmiare la voce, le note aprono una straordinaria finestra sulla personalità e la vita di JFK, spaziando dalla strategia politica alle idee per i discorsi, dal suo rapporto con la stampa alle opinioni sugli avversari politici. E soprattutto contengono ammissioni senza filtri sulle sue fregole: «Penso che se vinco, i miei giorni col sesso siano finiti». La sua paura, poi rivelatasi del tutto infondata, era che i media lo avrebbero messo sottopressione per le sue frequenti e regolari scappatelle: «Prima che questa campagna sia finita, mi colpiranno con qualcosa».
appunti di jfk
«Matto per le bionde»
jean simmons
Sul retro dello stesso foglio, lui che aveva sposato la bruna Jacqueline, il futuro presidente annota: «Vado matto per le bionde». In realtà l’attività predatoria di Kennedy non si fermò sulla soglia dello Studio Ovale. Anzi, la presidenza probabilmente moltiplicò le sue avventure sessuali.
Di tutto, di più: Pamela Turnure, l’addetta stampa di sua moglie; Judith Campbell Essner, la pupa del boss della mafia di Chicago Sam Giancana, che gli era stata presentata da Frank Sinatra; l’intellettuale americana di origine tedesca Ellen Rometsch, che aveva fatto parte della Sed, il Partito comunista della Germania Est; Mimi Beardsley, una Monica Lewinsky ante litteram, stagista diciannovenne alla Casa Bianca; Mary Meyer, la cognata di Ben Bradlee, allora giornalista politico a Newsweek e futuro direttore del Washington Post durante lo scandalo Watergate; Priscilla Ware e Jill Cowen, due segretarie della West Wing conosciute come Fiddle e Faddle, che sembra non sapessero neppure scrivere a macchina.
angie dickinson
mimi alford 1 jfk & marilyn
Su tutte, la bionda delle bionde, la grandissima Marylin Monroe, di cui rimase immortale la performance del 19 maggio 1962, quando al Madison Square Garden di New York fece gli auguri al presidente inguainata in un vestito color carne che le era stato letteralmente cucito addosso, cantando una sensualissima e allusiva versione di «Happy Birthday to You». A quanto pare il presidente e l’attrice avevano fatto l’amore poco prima. Secondo un libro uscito nel 2018, tuttavia, Kennedy non riuscì a sedurre Sophia Loren, di cui era invaghito ma dalla quale ricevette ben due rifiuti.
Il «rimedio» alla laringite
jfk mimi alford
Non è chiaro come le note siano giunte all’incanto. A raccoglierle e custodirle in prima battuta era stata Janet De Rosiers, a lungo assistente personale di JFK e anche lei sua amante. Fu lei, dopo l’ordine dei medici di non parlare per curare la laringite, ad avere l’idea di dare al senatore dei blocchi per appunti gialli, perché rispondesse per iscritto alle domande durante i voli. Ma Kennedy cominciò a utilizzarli anche per mettere giù impressioni e pensieri. Del suo rivale nelle primarie, Hubert Humphrey, JFK dice: «Sarà molto duro con noi e dobbiamo prepararci. Non dobbiamo dire che non può vincere, ma che non può essere nominato». E di un giornalista del quale non fa il nome, scrive: «È un bastardo figlio di puttana». Certi pensieri dei politici non cambiano mai.
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