Michela Allegri per “il Messaggero”
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Finti poveri che viaggiavano a bordo di Ferrari, nullatenenti che facevano vacanze extra-lusso in barca, proprietari di più appartamenti, ma anche lavoratori in nero, addirittura criminali e boss mafiosi. Dal Nord al Sud dell'Italia, le casse pubbliche sono state letteralmente depredate dai furbetti del Reddito di cittadinanza, che hanno inventato le scuse più disparate per ottenere il sussidio statale pur non avendone diritto. Per velocizzare le operazioni, i controlli sono stati fatti a posteriori, da Inps, Guardia di finanza, Carabinieri. Ed è emerso di tutto.
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C'è chi ha detto di avere moglie e figli a carico, pur essendo single e senza prole. A Collepasso, in provincia di Lecce, un uomo ha dichiarato nell'autocertificazione che la sua famiglia era composta anche da sei minori: i ragazzini però, oltre a non essere mai stati censiti in quel Comune, non avevano nessun legame con il finto genitore. Nello stesso comune pugliese una coppia ha inserito nel proprio nucleo familiare alcuni parenti che, però, sono risultati residenti in Germania. A Nova Siri, in provincia di Matera, un cittadino asiatico ha finto che la moglie e le due figlie - che abitano in Cina - lo avessero raggiunto e avessero spostato la residenza nel paesino italiano: tutto falso. Un napoletano risultava invece presente in due nuclei familiari diversi: aveva ottenuto per entrambi il sussidio.
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AUTO E BARCHE
Il finto povero che scorrazzava per le strade a bordo di una Ferrari è un settantenne della provincia di Avellino. Oltre all'auto di lusso, possedeva anche diversi immobili e terreni. Vicino a Brescia, un uomo che ha chiesto e ottenuto il sussidio aveva addirittura tre auto di lusso, compresa una Porsche appena immatricolata. Ha finto di avere problemi economici anche una quarantunenne della provincia di Pordenone che, per 28 mesi, dal maggio 2019 all'ottobre 2021, ha percepito il reddito di cittadinanza incassando complessivamente 15.400 euro. Aveva però scordato di menzionare nell'autocertificazione il fatto di essere proprietaria di una barca a vela di 11 metri, del valore di 40mila euro, e di un conto corrente in Austria, con oltre 150mila euro di liquidità.
I CRIMINALI
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Tornando alla provincia di Avellino, gli inquirenti si sono accorti che tra i destinatari del reddito c'era anche un cinquantenne considerato il reggente del clan camorristico Cavalese. Stessa situazione a San Pietro Vernotico, provincia di Brindisi, dove un anziano esponente di rilievo della Sacra Corona Unita ha ottenuto diverse migliaia di euro: si trovava ai domiciliari, ma aveva dimenticato di menzionare questo dettaglio nella richiesta di sostegno statale. Non si tratta di storie isolate.
Dagli accertamenti effettuati in tutto il Paese, infatti, sono emersi moltissimi casi di soggetti che per mesi hanno intascato il reddito, omettendo di comunicare di essere stati condannati - anche in via definitiva - per reati gravi: dall'associazione di stampo mafioso al traffico di sostanze stupefacenti, dalla detenzione di armi fino all'omicidio.
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Una delle operazioni più clamorose risale allo scorso novembre ed è stata condotta della Guardia di finanza di Cremona e Novara: 16 arrestati e novemila indagati tra Cremona, Lodi, Brescia, Pavia, Milano, Andria, Barletta e Agrigento. Nel mirino degli investigatori, un'associazione a delinquere finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche: i militari hanno sventato una truffa da oltre 60 milioni di euro in indebite percezioni del reddito di cittadinanza.
A metà ottobre, invece, era stata la Polizia a scoprire un altro maxi-raggiro: 50 stranieri sono stati denunciati per essersi presentati in vari uffici postali con documenti italiani falsi. Molti di loro non parlavano nemmeno italiano. Nella lista dei furbetti ci sono anche spacciatori, giocatori d'azzardo, evasori. Addirittura, a Roma è riuscito a ottenere per mesi l'aiuto statale anche un soggetto condannato per terrorismo.