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    LE CONDIZIONI DELLE CARCERI SONO LO SPECCHIO DI UNO STATO, E INFATTI IN UNGHERIA SONO MESSE MALISSIMO – ILARIA SALIS NON È L’UNICA DETENUTA TENUTA IN CONDIZIONI QUASI ANIMALI: UN CARCERATO SI È ROTTO UN FEMORE MA È STATO PORTATO ALL’OSPEDALE 12 ORE DOPO – LE PRIGIONI SONO SOVRAFFOLLATE, QUELLA DOVE SI TROVA L'ITALIANA È PIENA AL 107% - ORBAN NON HA ATTUATO LE SENTENZE DELLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO...


     
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    Estratto dell’articolo di Alessandro Grimaldi per “La Stampa”

     

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    Un ragazzo ungherese, arrestato per crimini legati alla tossicodipendenza, ancora in attesa di giudizio, cade dal letto in carcere. Si rompe il femore. Dovrebbe essere operato d'urgenza ma viene trasferito in ospedale solo 12 ore dopo la caduta. Ha una gamba più corta dell'altra, ma quando si risveglia sul letto di ospedale ha comunque un piede ammanettato al letto. La giurisdizione europea vorrebbe che in questi casi i famigliari stretti vengano avvisati appena possibile, ma la famiglia viene informata solo dopo 24 ore.

     

    È una delle storie raccolte dal Comitato Helsinki Ungherese, l'Ong che si occupa del monitoraggio della situazione carceraria ungherese e che denuncia come l'Ungheria non abbia attuato le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo che stabiliscono violazioni dei diritti su larga scala riguardanti le condizioni di detenzione all'interno del Paese.

     

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    La madre di tutti i problemi è il sovraffollamento delle carceri. Nell'istituto penitenziario di Gyorskocsi utca, che è anche il carcere delle detenzioni preventive, dove si trova Ilaria Salis, a fine ottobre 2023 si registrava una sovrappopolazione carceraria del 107%, 1.387 detenuti contro i 1.293 previsti. Secondo le statistiche Eurostat, nel 2021 nelle carceri ungheresi c'erano 191,38 detenuti ogni 100.000 abitanti, il numero più alto tra i Paesi Ue, quasi il doppio dell'Italia, 93,44.

     

    «Il sovraffollamento delle carceri porta con sé serie conseguenze. Problemi igienici innanzitutto. Se le cimici del letto sono un problema riaffiorato in Europa negli ultimi anni, nelle carceri ungheresi la disinfestazione viene effettuata, ma poi i detenuti vengono fatti rientrare non nei tempi opportuni e il problema persiste» dice Lili Krámer, criminologa, responsabile nel Comitato Helsinki della situazione carceri ungheresi. […]

     

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    Quando Orbán, già primo ministro nel 1998, torna al governo nel 2010, con la supermaggioranza dei 2/3 dei seggi in Parlamento che ha conservato anche nelle tre elezioni successive, riconferma molti dei suoi vecchi ministri tra cui agli Interni Sándor Pinter, figura grigia e mai sotto i riflettori, che ha poi mantenuto la stessa carica fino ad oggi. È Pinter che mantiene una delle grandi promesse della campagna elettorale di Fidesz, un inasprimento del codice penale che riempie subito le carceri ungheresi. Si finisce in prigione per furti, multe non pagate, e se ci sono di mezzo crimini violenti la pena raddoppiata al terzo crimine.

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    La popolazione carceraria schizza alle stelle e serve a poco costruire nuovi istituti di pena se questi vengono subito riempiti, «è come avere una busta dove infiliamo sempre oggetti e non svuotiamo mai. Molto scarso è anche il ricorso alle pene alternative» dice Krámer. Anche vecchie carceri austroungariche, la più vetusta a Balassagyarmat ha circa 200 anni, restano in uso.

     

    Altri problemi vengono dallo stigma sociale ancora legato al carcere, che fa accettare ad esempio l'uso inumano delle manette a mani e piedi, una soluzione ora praticamente onnipresente, ma prima molto più rara. È diventata frequente quando nel 2017 si verificò il caso di un tentativo di fuga una volta sciolti i polsi […]

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