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    GUARDA CHE LUNETTA! - LE CONFESSIONI SENTIMENTALI DI LUNETTA SAVINO: “HO DIVORZIATO NEL 1994 E POI HO AVUTO ALTRE STORIE MA NON SONO DESTINATA ALL’AMORE ETERNO - IL MOTIVO PER STARE INSIEME DEV'ESSERE UN AMORE CHE TI ARRICCHISCE LA VITA. CON UNA VITA GIÀ STRUTTURATA E UN'AUTONOMIA ANCHE ECONOMICA, TI SENTI MENO DIPENDENTE DALLA RELAZIONE. IL RAPPORTO CON L'UOMO NON È PIÙ CENTRALE PER NOI…”


     
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    Candida Morvillo per il “Liberi Tutti - Corriere della Sera”

     

    Lunetta Savino, della sua vita sentimentale, è noto un divorzio nel 1994 e poi più nulla. Che è successo in questi 25 anni?

    lunetta savino lunetta savino

    «Ho avuto altre storie, ma mi sa che non sono destinata all'amore eterno. Sono nata con l'idea dei nostri genitori che stavano insieme tutta la vita. Poi, la mia generazione ha fatto coincidere il matrimonio con l'amore e i rapporti sono diventati instabili. Io stessa ho sofferto il divorzio, avevo un figlio piccolino, volevo resistere. Pensavo: ne risente. Però, ho superato tutto e, ogni volta, spero ancora che sia per sempre».

     

    Ora è in una fase in cui spera?

    «Ho un compagno da tre anni. È il giornalista e scrittore antimafia Saverio Lodato, ha 67 anni ed è molto simpatico e vivace, pieno di curiosità e di interessi, e questo è importante perché non sempre i miei coetanei hanno tanta vitalità. Grazie a lui, ho scoperto cose di me che mi hanno sorpreso».

     

    Cosa ha scoperto di sé?

    lunetta savino lunetta savino

    «Il piacere di discutere animatamente di attualità e di politica e mi sono appassionata al tema della mafia, che conoscevo poco. Ho incontrato Saverio per caso, in Sicilia, proprio mentre giravo una storia di mafia, il film tv Felicia Impastato. Con lui, poi, ho scoperto il piacere di girare il mondo, fare viaggi lunghi, andare in posti lontani. Non avrei immaginato che mi stimolasse così tanto, perché finora, finita una tournée, semplicemente desideravo fermarmi e stare a casa. Però, la cosa che mi ha sorpreso di più è un'altra».

     

    Quale?

    «Che ho sfatato un mio falso mito: avevo sempre sognato l'amore eterno con un attore, per fare tutto insieme, come le grandi coppie del teatro. Era un'idea molto romantica... Non ho mai cercato il produttore e il regista, l'uomo di potere, volevo proprio un compagno di viaggio, di lavoro e d'amore. Ho preso da mia madre, un'intellettuale che insegnava all'università, ha scritto libri, ha sempre avuto l'orgoglio di essere alla pari. E ci è riuscita restando simpatica, mantenendo il sorriso».

     

    lunetta savino banfi lunetta savino banfi

    La confessione sentimentale arriva nel corso di una conversazione in cui l'ex Cettina di Un medico in famiglia racconta di vivere, a 61 anni, una nuova giovinezza. Lei, che il teatro l'ha sempre amato e non l'ha mai abbandonato da quando ragazzina faceva Macbeth o come quando ha fatto 150 repliche di Casa di Bambola di Henrik Ibsen, è in tournée con Luca Barbareschi ne Il Penitente di David Mamet, «un testo sulla gogna mediatica - dice - duro ma assai utile di questi tempi».

     

    Da ieri è nei cinema, con Alessandro Gassmann e Fabrizio Bentivoglio, in Croce e Delizia di Simone Godano, storia buffa di due improbabili amici, uno del popolo l'altro dell'élite, che si ostinano a portare le famiglie in vacanza insieme e non se ne capisce il motivo, almeno finché non annunciano che si amano e vogliono sposarsi. Lei fa la sorella di Bentivoglio, «una radical chic ferma agli anni 70, con un fidanzato più giovane, diversissima da me», spiega Lunetta. Che, in primavera, sarà per la prima volta protagonista al cinema, in Rosa, di Katja Colja, storia di una donna che, cercando di capire chi era la figlia morta all'improvviso a 25 anni, incontra invece sé stessa, riscopre il proprio corpo e ritrova la passione con il marito.

     

    lunetta savino lunetta savino

    Un personaggio, anche questo, che non le somiglia per niente...

    «Rosa arriva da un lutto fortissimo che l'ha congelata, ho dovuto studiare tanto per non recitare, per essere autentica», spiega Lunetta, che riconosce un solo tratto in comune: «La capacità di non appoggiarsi sulle certezze».

     

    Cosa cambia quando ci s'innamora a 60 anni?

    «Che il motivo per stare insieme dev'essere che quell'amore ti arricchisce la vita. Da donna, mi accorgo che, alla nostra età, con i figli grandi, una vita già strutturata e un' autonomia anche economica, ti senti meno dipendente dalla relazione. L'indipendenza è essenziale, riguarda la libertà delle donne. Oggi, il rapporto con l'uomo non è più centrale per noi».

     

    massimo boldi christian de sica lunetta savino massimo boldi christian de sica lunetta savino

    In era berlusconiana, lei è stata tra le fondatrici del Se non ora quando , con le donne che scendevano in piazza per ribellarsi allo scambio fra potere e sesso che emergeva dalle cronache politiche. Che cosa le ha dato quella stagione?

    «Giravamo l' Italia, io e Isabella Ragonese, portando nei teatri Libere, di Cristina Comencini, poi seguiva il dibattito. È stata una delle cose più entusiasmanti della mia vita. Io ho scoperto tardi il mondo del femminismo. Da ragazza, scansavo la parola perché aveva a che fare con il separatismo. Poi ho scoperto il femminismo della differenza, che non è contro l'uomo ma è un "uno più uno", anche se le cose ce le dobbiamo ancora conquistare con coraggio. Con il Se non ora quando, abbiamo riportato in auge parole dimenticate come dignità e rispetto, condividendole con tante giovani».

    lunetta savino photo andrea arriga lunetta savino photo andrea arriga

     

    Ora abbiamo il #MeToo , come vede dialogare i due fenomeni?

    «In America ha attecchito una caccia al mostro che non condivido, anche se tanti risultati del #MeToo sono stati positivi: oggi discutiamo di leggi diverse sugli abusi sessuali e le donne sanno che possono dire "anch' io, anche a me è successo". Prima, certe cose le tenevamo nascoste come una vergogna. Temevi sempre di aver dato l'idea che l'uomo si potesse prendere qualche libertà».

     

    Anche lei si è sentita così?

    «Mi sono riaffiorati alla memoria episodi a cui non avevo dato importanza, perché li consideravamo "normali". Sono stata un' adolescente del Sud, cresciuta a Bari, e per strada capitavano frasi pesanti, tentativi di palpeggiamenti. Ricordo il fastidio, la vergogna, specie se le attenzioni venivano da adulti vicini alla famiglia. Ho capito lo spirito dell' accusatrice di Brett Kavanaugh che denunciava uno stupro di decenni prima. A certe cose eravamo abituate ed è questo che il #MeToo ha fatto saltare».

    Lunetta Savino Lunetta Savino

     

    Che significa per lei avere la prima parte da protagonista al cinema a 61 anni?

    «Che me lo sono sudato molto e che non mi è stato regalato niente. Per Rosa , ho fatto un provino su parte, sono state viste altre attrici. Ho dovuto dimostrare che potevo entrare nell' immaginario del regista e nel personaggio. Ho studiato tanto per entrare nella parte, perché io non recito, cerco di essere autentica».

     

    In questo film e in teatro interpreta un ruolo drammatico, con Gassmann e Bentivoglio torna al comico. Cosa preferisce?

    «Io devo far tutto. Lasciai il Medico in famiglia alla quinta serie per essere libera di giocare su tutti i tavoli. Sono fatta così, preferisco cambiare, mettermi in situazioni che mi mandano in crisi, amo ciò che non ho mai fatto. Perciò, forse, mi sento meglio oggi che a trent'anni e so ancora ridere. Credo che mi sentirò sempre giovane finché riuscirò ancora a sorprendermi di me stessa».

    bianca nappi e lunetta savino bianca nappi e lunetta savino

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