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    SULLA TAV SI SCHIANTA IL MOVIMENTO - SE DI MAIO CEDE, IL M5S IMPLODE. E MENTRE I DURI E PURI MINACCIANO SFRACELLI, PAOLA NUGNES ED ELENA FATTORI RISCHIANO L'ESPULSIONE, E CI SAREBBERO ALTRI FURBETTI DEL RIMBORSO NEL MIRINO DEI PROBIVIRI - PATUANELLI: ''ABBIAMO SEMPRE DETTO CHE LA TAV È UN'OPERA INUTILE''. SÌ, E POI CHE AVRESTE BASATO LA DECISIONE SUI COSTI-BENEFICI. ORA CHE, SU RICHIESTA DI CONTE, I COSTI SI SONO DIMEZZATI, CHE SUCCEDERÀ?


     
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    1. LE SCELTE DEI VERTICI SPACCANO M5S E ALTRI RIBELLI FINISCONO NEL MIRINO

    Emanuele Buzzi per il ''Corriere della Sera''

     

    LUIGI DI MAIO E LA TAV LUIGI DI MAIO E LA TAV

    Non c' è solo il caso Sarti ad alimentare voci e tensioni interne al Movimento. La probabile espulsione della deputata riminese ha riportato inevitabilmente al centro dell' attenzione l' attività del collegio dei probiviri, che ha il compito di erogare le sanzioni nei confronti dei parlamentari. E presto nuove decisioni potrebbero spostare gli equilibri dei gruppi pentastellati e riaprire discorsi sui frondisti. Un primo colpo ai dissidenti dovrebbe arrivare nel giro di pochi giorni: tra poco si dovrebbe arrivare a decorrenza dei termini (da statuto sono 90 giorni) per i casi di Paola Nugnes ed Elena Fattori. L' espulsione delle due senatrici viene data come «probabile» dal gotha del Movimento.

     

    Ma le due parlamentari (spesso critiche) non sono le uniche finite sotto osservazione da parte del collegio dei probiviri. Ci sono alcuni casi «in gestione» tra i deputati, anche se «nessuna procedura ufficialmente aperta». Diversi - a quanto si apprende - i motivi per cui i parlamentari sarebbero finiti sotto la lente del collegio: si va da posizioni non in linea con quelle pentastellate a problemi sospetti con le rendicontazioni. Nessun pugno duro, ma tra i vertici circola l' idea di essere «più rigorosi» verso chi ha atteggiamenti etichettati come ambigui.

     

    beppe grillo no tav beppe grillo no tav

    La truppa frastagliata dei parlamentari, però, continua ad alimentare il dibattito. E a far tremare la maggioranza, con i suoi numeri risicati, al Senato. Virginia La Mura, già finita nei mesi scorsi sotto procedura da parte dei probiviri, fissa i suoi paletti. «Oggi la base del Movimento vede una parte di attivisti e votanti decisa a portare avanti i valori originari, ha un' identità ben precisa e non ammette allineamenti con forze politiche che con noi non hanno nulla a che vedere - scrive in un lungo post la senatrice -. Un' altra parte invece, più filo-governativa, sente la necessità di avere risposte immediate, come reddito di cittadinanza e quota 100, anche con qualche compromesso».

     

    salvini tav salvini tav

    E avverte: «Credo fermamente che il valore delle istituzioni e le loro funzioni non debbano essere toccati, tutto deve essere affrontato seguendo i principi della Costituzione e quelli internazionali di tutela. Ed ecco perché io voterò secondo coscienza dopo aver studiato attentamente i provvedimenti che mi verranno sottoposti». E anche il senatore Alberto Airola promette battaglia (sulla Tav) in caso di trattativa: «Me ne vado dal Movimento. E sono convinto che me ne vado col simbolo», dice in un' intervista all' Adnkronos rimbalzata poi su diversi media.

     

    elena fattori 4 elena fattori 4

    Anime agitate, anche se sull' Alta velocità il Movimento appare compatto, con un fronte comune per il no (ieri il capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli ha parlato di «opera inutile»). Altrettanto non si può dire su autonomia (solo pochi giorni fa il deputato veneto Federico D' Incà ha strappato in tv il dossier contro la riforma attribuito al Movimento) e legittima difesa, vero scoglio in chiave governativa prima delle Europee. «Si tratta solo di una fase di transizione, una volta che la nuova organizzazione sarà attiva anche a Roma avremo dei benefici e più stabilità interna», chiosa un pentastellato.

     

     

    gregorio de falco elena fattori gregorio de falco elena fattori

    2. IL BIVIO PIÙ DIFFICILE DI DI MAIO SE CEDE IL MOVIMENTO IMPLODE

    Federico Capurso per ''La Stampa''

     

    In molti, nelle truppe parlamentari del Movimento 5 stelle, avevano storto il naso a chi nel partito, in questi mesi, parlava del presidente del Consiglio Giuseppe Conte come «uno di noi». Piuttosto, sottolinea da tempo la vice presidente della Camera, Maria Edera Spadoni, «Conte è il punto di caduta di una mediazione tra Lega e Movimento: una cosa diversa». E infatti, chi lo sente parlare di Tav, non può non vedere la distanza che c' è tra il premier e il mondo grillino.

     

    nugnes di maio nugnes di maio

    È lui, nella partita sull' alta velocità italo-francese, ad aver chiesto un' integrazione dell' analisi costi-benefici al professor Ponti, soprattutto per quanto riguarda i benefici. Ed è lui ad aver lasciato solo Luigi Di Maio, obbligandolo a percorrere una strettoia con pressioni fortissime, che arrivano da una parte dall' alleato Matteo Salvini e dall' altra, dal suo stesso Movimento, con Alessandro Di Battista e Beppe Grillo pronti a sconfessarlo. Per il leader M5S la cena di mercoledì sera a palazzo Chigi, con Salvini e Conte, è andata maluccio.

     

    Non è un caso, infatti, che i due vice premier - da cannibali dei social quali sono - non abbiano pubblicato nemmeno una foto per immortalare il momento. L' unica immagine a uscire è una natura morta di quel dolce che a Roma chiamano "frappe". E che nel resto d' Italia chiamano "bugie", o "chiacchiere" di Carnevale. Allegoria infelice, eppure aderente a una realtà in cui le distanze restano ampie, soprattutto sulla Tav. Tanto da rischiare di far diventare la decisione definitiva, annunciata entro sei giorni, una soluzione di comodo per prendere ancora tempo.

    ALBERTO AIROLA ALBERTO AIROLA

     

    La discussione con la Lega sulla Tav, come avrebbe proposto Di Maio durante la cena, «dovrebbe partire dall' analisi costi benefici, pur con le integrazioni chieste da Conte». Ambienti leghisti raccontano però di una reazione «freddina» da parte di Salvini. E di fronte all' ennesimo stallo, sarebbe arrivato il tentativo del premier di mediare, prendendosi il carico del dossier, alla ricerca di una via d' uscita. Ma Di Maio sa bene che non esiste una risposta indolore. Se dirà di no, perderà altri voti al Nord, soprattutto tra quegli imprenditori a cui ha detto di voler parlare di più.

     

    Se invece dirà sì (o anche solo un mezzo sì) il suo partito imploderà. E la dimostrazione delle tensioni che animano il Movimento viene offerta dal senatore piemontese Alberto Airola, da sempre in trincea contro la Torino-Lione: «Non ci sono spazi di contrattazione. O il Movimento dice no, oppure sarò io a dire addio», dichiara in un' intervista all' AdnKronos, e «me ne andrei col simbolo. Sarò più meritevole di loro, di portare il simbolo del M5S, se si apre anche solo una trattativa». Una posizione non isolata, che raccoglie i parlamentari piemontesi e gli ortodossi del presidente della Camera, Roberto Fico, fino a Grillo e Di Battista.

    STEFANO PATUANELLI M5S STEFANO PATUANELLI M5S

     

    Tanto da portare il capogruppo in Senato, Stefano Patuanelli, a cercare di calmare le acque: «Abbiamo sempre detto che la TAV è un' opera inutile e quindi, oggi come allora, supportati dall' analisi costi-benefici, diciamo che non si deve fare». Le conseguenze di un' implosione del Movimento si farebbero sentire con immediatezza sui sensibili equilibri del Senato. L' addio di Airola potrebbe essere seguito da chi, come Paola Nugnes, Elena Fattori e altri senatori, è già da tempo è in rotta con la nuova linea del capo politico.

     

    A quel punto, l' attuale maggioranza - che si regge solo su 4 voti - potrebbe venire a mancare. Gli uomini di Fratelli d' Italia a Montecitorio si dicono disposti a fare da stampella, ma in cambio di un ministero. E chi dovrebbe privarsene sarebbe il Movimento, indebolito anche da un inevitabile spostamento a destra del governo. Senza contare, poi, che un altro segnale di cedimento alla Lega, per il leader M5S, vorrebbe dire non solo perdere qualche pezzo tra le truppe parlamentari, ma anche perdere forza nella sua leadership, già messa in discussione dalla frangia dissidente in queste ultime settimane.

     

    BEPPE GRILLO ROBERTO FICO BEPPE GRILLO ROBERTO FICO

    Chi ha parlato con Di Maio in queste ultime settimane è convinto che tra le vecchie battaglie movimentiste e la possibilità di imprimere al Movimento un nuovo volto moderato, che guardi allo sviluppo e al dialogo con gli imprenditori, lui preferirebbe il nuovo. Ma la via è stretta, in salita, e il pericolo di cadere è altissimo. Difficile che voglia rischiare. Soprattutto se a spingere, dietro di lui, c' è Grillo.

     

     

     

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