DAGONOTA
JENS WEIDMANN
Dietro alle dimissioni di Jens Weidmann dalla Bundesbank c'è un calcolo politico: ha capito che l'era del rigorismo e dell'estrema rigidità sui conti pubblici è finita. Weidmann ha una sua visione della politica monetaria, molto rigorosa per quanto riguarda i bilanci dello stato. In previsione del governo Scholtz, sicuramente più morbido e flessibile, ha preferito dimettersi piuttosto entrare in rotta di collisione con il futuro esecutivo sostenuto dalla coalizione "semaforo" con verdi e liberali.
1 - WEIDMANN LASCIA, SCOSSA ALLA BUNDESBANK FINISCE L'ERA DEL "FALCO" TEDESCO ALLA BCE
Stefano Lepri per "La Stampa"
Si è dimesso a sorpresa Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank che per anni era stato costante e tenace avversario di Mario Draghi nel consiglio della Bce. È una conferma che la banca centrale tedesca resta ancora a disagio, e in minoranza, dentro l'Eurotower di Francoforte; pur se negli ultimi due anni con la presidente Christine Lagarde c'è stato un rapporto più cordiale.
jens weidmann e mario draghi
La sostituzione di Weidmann inevitabilmente entrerà nella trattativa per la formazione della nuova maggioranza in Germania. Anche lì, come da noi, è il governo a designare una persona su cui ha l'ultima parola il presidente della Repubblica. Il contrasto è già evidente: i liberali, il più piccolo dei tre partiti, chiedono piena continuità con Weidmann; i Verdi chiedono una svolta.
jens weidmann 5
In dissenso dalla linea prevalsa nella Bce, Weidmann ritiene che l'inflazione oggi sia un pericolo serio; che gli acquisti di titoli pubblici per sostenere l'economia vadano presto ridotti e in prospettiva debbano cessare. Fin dal famoso «whatever it takes» di Draghi nel 2012 non si era sentito appoggiato fino in fondo da Angela Merkel, di cui in precedenza era stato consigliere.
weidmann della bundesbank e lagarde
La versione ufficiosa è che l'idea di dimettersi era maturata da tempo ed è stata annunciata solo dopo le elezioni politiche tenute un mese fa. È lecito sospettare che in caso di conferma al governo dei cristiano-democratici, a cui è vicino, Weidmann sarebbe rimasto. Ma anche al di là delle diverse scelte degli elettori i tedeschi non sono più compatti nella fiducia verso la Bundesbank: si discute.
JENS WEIDMANN MARIO DRAGHI MEME
Gli aspiranti alla successione sono molti, alcuni dei quali su una linea innovativa. La scelta di rottura sarebbe quella di Marcel Fratzscher, presidente dell'istituto di ricerca economica Diw di Berlino. Porterebbero cambiamento anche due economisti vicini al futuro cancelliere, e fin qui ministro delle Finanze, il socialdemocratico Olaf Scholz: Jakob von Weizsaecker e Joerg Kukies.
weidmann schaeuble
Una soluzione astuta sarebbe promuovere Isabel Schnabel, ora membro dell'esecutivo Bce. In pubblico, si è dimostrata sempre in linea o quasi con la presidente Lagarde; nelle riunioni interne invece sostiene posizioni più vicine alla Bundesbank: insomma l'opposto del comportamento di Weidmann che irritava Draghi, dialogante dentro e pronto a rinnegare tutto fuori. Per molti motivi può essere l'ora di una donna.
Jens Weidmann e Angela Merkel
Di donne ce n'è pronta anche un'altra, Claudia Buch: una economista capace, che secondo alcuni però non sarebbe troppo tagliata per un ruolo pubblico. Segnalerebbe continuità visto che della Bundesbank è già vicepresidente; eppure sa anche distaccarsi dagli schemi del passato.
CLAUDIA BUCH
Appunto la vecchia guardia della Bundesbank dal 2012 ha sempre denunciato rischi di inflazione che non sono mai apparsi nella realtà. Gli acquisti di titoli iniziati nel 2015 erano stati visti come una «alluvione di denaro» che avrebbe causato disastri; hanno invece aiutato la ripresa dell'economia. I tassi di interesse bassi che parevano una forzatura restano tali in tutto il mondo.
JENS WEIDMANN MARIO DRAGHI
Draghi alla fine si era stufato del «nein zu allem» (no a tutto) di Weidmann. Da parte sua Weidmann aveva ricordato che nel «Faust» di Goethe è Mefistofele a indurre l'imperatore a stampare carta moneta in quantità per pagare i suoi mercenari, con il risultato poi di far impazzire i prezzi (ma Goethe, come molti nella sua epoca, sul serio riteneva diaboliche le banconote).
angela merkel olaf scholz
Questa visione conservatrice è ancora prevalente nelle banche tedesche e nella stampa economica che ad esse resta molto legata. Trova appoggi in una opinione pubblica che - al contrario di quelle di molti altri Paesi - aborre i tassi di interesse bassi perché le famiglie possiedono soprattutto risparmi finanziari e le imprese sono relativamente poco indebitate. Ma altre voci cominciano a farsi sentire.
VOLKER WISSING, ANNALENA BAERBOCK, CHRISTIAN LINDNER, ROBERT HABECK
Ieri uno dei due co-leader del Partito verde, Robert Habeck (probabile futuro vicecancelliere) ha chiesto «un nuovo inizio» per la Bundesbank, in modo che «sia all'altezza delle sfide del nostro tempo». È un modo per segnalare che la maggioranza vincente nella Bce è in linea con le altre banche centrali del mondo avanzato, mentre la Bundesbank non lo è.
Isabel Schnabel Bce
2 - GERMANIA, È IL TEMPO DEI CAMBIAMENTI: WEIDMANN SI DIMETTE
Isabella Bufacchi per “il Sole 24 Ore”
Un governo federale semaforo dominato da due partiti-colombe, i socialdemocratici e i verdi, e dove i falchi-liberali hanno peso ma sono in minoranza. La fine dell'era di Angela Merkel con la Cdu che passa all'opposizione. Il consiglio direttivo della Bce di stampo sempre più "dovish" , con la Francia più vicina a posizioni di politica monetaria superaccomodante, e con il Covid-19 che ha ammorbidito Paesi e governatori storicamente rigorosi e ortodossi.
christine lagarde con mario draghi
Sono tante le motivazioni, oltre a quelle ufficiali «personali», che hanno spinto ieri il presidente della Bundesbank Jens Weidmann a rassegnare le dimissioni. Non è stato un gesto emotivo né uno scatto di rabbia, quello del falco numero uno nel Consiglio direttivo della Bce. E stato un freddo calcolo a tavolino, una decisione presa con tipico pragmatismo tedesco: è ora di andare. Tempo di cambiare aria, tempo scaduto.
MARIO DRAGHI
L'uscita di scena di Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank che ripetutamente ha tenuto testa a Mario Draghi votando contro per cinque volte in decisioni chiave per l'accomodamento della politica monetaria (due volte sul taglio dei tassi nel 2013, l'avvio dei prestiti mirati TLTRO, le Omt e il lancio del Qe con il programma di acquisti App), è l'ennesimo segnale del processo di trasformazione in atto in Germania.
annalena baerbock robert habeck
Non una rivoluzione, ma un'evoluzione. Senza strappi, fatto di progressivi passi in avanti dove la crescita dovrà essere sostenibile e inclusiva, dove andranno vinte le sfide del clima, della digitalizzazione e della sanità a colpi di investimenti pubblici in ascesa. E dove la banca centrale europea e la Bundesbank giocheranno un ruolo fondamentale, assieme alla politica fiscale e alle politiche europee: flessibilità con moderazione.
mario draghi angela merkel 4
Questo il contesto delle dimissioni di Weidmann, che in uscita ci ha tenuto a lanciare un monito alla Bce da "guardiano dell'azzardo morale", la sua eredità: attenzione non solo alla deflazione ma anche ai pericoli dell'inflazione, rispettate il mandato stretto, non lasciatevi trascinare nel solco della politica fiscale e dei mercati finanziari.
olaf scholz
Weidmann è stato il consigliere economico di Angela Merkel. È stata lei a volerlo alla guida della Bundesbank (incarico con nomina politica). Ma è stata la stessa cancelliera a preferire a lui la politica monetaria non convenzionale e ampiamente accomodante di Mario Draghi, indebolendolo in Bce.
La sconfitta più bruciante per Weidmann è arrivata in seguito, quando Christine Lagarde è stata nominata alla guida della Bce, un posto che spettava alla Germania, che nei calcoli della Bundesbank era di Weidmann. "Scaricato" da Merkel in tempi non sospetti, Weidmann adesso con la coalizione semaforo ha perso un appoggio politico. Ieri è corsa voce che le dimissioni, con effetto il 31 dicembre, sarebbero maturate nell'ottobre 2019, nel giorno della nomina di Lagarde in Bce con la quale Weidmann ha instaurato comunque un rapporto di profonda stima e fiducia, di collaborazione costruttiva e di amicizia reciproca.
ISABEL SCHNABEL
Per via dell'emergenza pandemica, il banchiere tedesco ha atteso il momento più opportuno per farsi da parte. Chi si attende però l'arrivo di una colomba al posto di un falco alla Buba potrebbe rimanere deluso. «Non è detto che il governo semaforo automaticamente sceglierà un candidato più colomba - ha detto al Sole2 4 Ore Michael Holstein capo economista di DZ Bank -. Spd e Verdi sono più colombe ma non 1'Fdp.
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Ai liberali potrebbe andare il ministero delle Finanze con un ruolo chiave nella scelta del presidente della Bundesbank. Ci sarà un compromesso tra i tre partiti al governo: chi penderà troppo dall'una o dall'altra parte, tra falchi e colombe, non sarà scelto». Nella rosa dei candidati (donne favorite) gira il nome della vulcanica Isabel Schnabel membro del Comitato esecutivo della Bce e neutrale; la numero due della Buba Claudia Buch, neutrale; Jiirg Kukies (Spd) braccio destro di Scholz al Tesoro, non proprio un banchiere centrale; Marcel Fratzscher, economista presidente del think tank DIW vicino all'Spd. Al di là del nome, il mandato politico sarà decisivo, forse anche stavolta merkeliano: nè troppo falco e neanche troppo colomba.
WEIDMANN jens weidmann 2 CHRISTIAN LINDNER mario draghi angela merkel