ROMA SANTA E DANNATA - TRAILER
Claudio Plazzotta per “Italia Oggi”
ROMA SANTA E DANNATA - LOCANDINA
Roma santa e dannata è un bel documentario, nostalgico e dolente, nel quale Roberto D'Agostino prova a spiegare Roma e i romani ai barbari che vivono alla periferia dell'impero. Lui, nelle vesti di Virgilio, con Marco Giusti in quelle di Dante che partono, ma di notte, proprio dove il film La Grande bellezza di Paolo Sorrentino (produttore creativo del documentario) era finito, ovvero in battello sul Tevere.
E poi approdano sulla terrazza dell'hotel Raphael, il simbolo di quell'Italia craxiana, dell'edonismo reaganiano che rese celebre lo stesso D'Agostino. In realtà, come anticipa subito Dago, «capire Roma non è impossibile, è inutile».
Però, comunque, un paio di dritte le cala sul tavolo. Innanzitutto, «i romani che si attovagliano per ore e ore al Moro o al Bolognese non sono parassiti fancazzisti. Sono romani che stanno portando a termine un lavoro, il lavoro più importante: tessere relazioni, allacciare conoscenze, cercare rapporti.
dago e marco giusti roma santa e dannata.
Perché a Palazzo Chigi non c'è la stanza dei bottoni. Il vero potere sta nella Corte dei conti, nel Consiglio di stato, in Cassazione, nei servizi segreti. E per controllare quel potere devi avere radici profonde, rapporti, mafia, massoneria. E la rete dei rapporti che governa tutto».
In secondo luogo, «Roma, a differenza di altre città, ha avuto la fortuna di non avere imperatori, generali, dittatori che hanno spianato tutto e ricostruito. Qui, nello spazio di pochi metri, ci sono ancora l'antica Roma, il Medioevo, il Rinascimento, il Settecento, l'Ottocento, il Fascismo.
E tutti i monumenti di Roma sono il segno della caducità delle cose terrene. Stanno lì a ricordarci che tutto è finito e che tutto è poi ricominciato. Da qui deriva anche la classica evanescenza del successo a Roma, il disincanto. I romani, proprio per questo, da sempre sanno separare la Storia dalla cronaca».
dago e marco giusti set di roma santa e dannata
Come chiosa Carlo Verdone: «Roma ammazza tutti, non esistono i miti perché prima o poi parte la pernacchia». Ogni tanto il documentario pecca di un certo qual reducismo di vecchi compagni di bisboccia che evocano i bei tempi, quelli della Roma godona, col Number One, il Kinky, lo Scarabocchio, il Piper, il Jackie O', 1 Gilda, l'Alien, tentando di attribuire a Roma, ai romani, alla romanità tutta una serie di peculiarità su movimenti e fenomeni culturali che in realtà, negli anni 60-70 e 80, caratterizzavano quasi ogni metropoli occidentale.
dago e sandra milo roma santa e dannata.
Però il lavoro di D'Agostino, prodotto da Rai cinema, Kavac film e The Apartment pictures, per la regia di Daniele Ciprì, ha il pregio di fare emergere quella parte più oscura e poco raccontata della vita notturna della Capitale.
La santità e la dannazione di Roma, ad esempio, sono ben simbolizzate dal cinema Mercury: una sala di proprietà del Vaticano, che negli anni 70 proiettava film porno, che poi negli anni 80 ospita le serate trasgressive del Muccassassina di Vladimir Luxuria («con la musica frocia della Carrà e degli Abba che ci faceva ancheggiare come capitoni») e che poi viene ristrutturata a fine anni 90 per diventare la sede dell'ufficio stampa per il Giubileo del 2000 («ah, quei muri hanno visto proprio di tutto», commenta Luxuria).
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Ma, come detto, la parte probabilmente più interessante del documentario è proprio quella dedicata alla tribù che non vuole andare a dormire, che «la serata non è mai finita. Io non accettavo la fine della notte», confessa Vera Gemma, figlia dell'attore Giuliano Gemma, «perché con la fine della notte sarebbe ripresa la vita normale».
E allora ecco le dark room del Degrado, «un locale brutale sulla Casilina», dell'Easy Going dove il re era Carmelo Di Ianni che faceva la selezione all'ingresso «e non entrava nessuno coi calzini bianchi», del Notorious, del Frutta e Verdura, un posto buio che apriva alle 7 della mattina e la cui depravazione Massimo Ceccherini racconta come meglio non si potrebbe.
marco giusti e dago con vladimir luxuria roma e santa e dannata
Ci sono i potenti che a Roma non si sono mai trovati realmente a loro agio, come Gianni Agnelli, Carlo De Benedetti, Marco Tronchetti Provera, lo stesso Bettino Craxi (lo confessa Sandra Milo, sua amante per anni), e chi, invece, come Silvio Berlusconi, si è romanizzato all'istante.
«Berlusconi, grazie al lettismo di Gianni Letta, ha capito subito che i nemici non si combattono: si seducono o si comprano. Inoltre», chiude D'Agostino, «ha applicato con sapienza la teoria della caciara nel letto. Ovvero, non mi faccio l'amante a Roma, perché l'amante dopo due mesi diventa una seconda moglie, ingaggia un'ape regina che metta su una compagnia di giro di allegre signorine».
roma santa e dannata foto di massimo sestini per oggi 1
massimo ceccherini foto di bacco massimo ceccherini foto di bacco Pina Bausch e Matteo Garrone al Degrado
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