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emoji
Le emoji ormai hanno contagiato ogni aspetto della nostra vita. Tanto che nel 2015, l’Oxford Dictionary ne dichiarò una – quella che ride fino a piangere – parola dell’anno. Grazie agli smartphone e alle chat imperversano faccine per esprimere ogni tipo di emozione. Qualsiasi cosa può essere detta con una emoji: merito della tecnologia e dell’iper connessione. Eppure nel 1938 i telefonini erano di là dal nascere. Stando a quanto riporta Quartz, fu allora che nacque il concetto di emoji. E a crearle sarebbe stato nientepopodimeno che Ludwig Wittgenstein, uno dei massimi pensatori del XX secolo.
wittgenstein
Ottant’anni fa, Wittgenstein ebbe un lampo di genio, anche se allora lo sottovalutò: d’altronde, per uno che sosteneva di aver risposto a tutte le risposte filosofiche con il suo Tractatus Logico-Philosophicus, salvo poi dire che era sbagliato e ritrattare tutto nelle Osservazioni, l’emoji doveva sembrare una cosa di poco conto.
le emoji di wittgenstein
Nell’estate del 1938, Wittgenstein, durante una lezione di estetica all’università di Cambridge, dichiarò: “Se fossi un bravo disegnatore, potrei esprimere un numero infinito di espressioni soltanto con 4 pennellate”. Insomma, perché esprimere in parole cose che possono essere meglio percepite utilizzando dei semplici segni come le emoji?
ludwig wittgenstein
Nel testo che racchiude la serie di lezioni di quell’estate il filosofo austriaco aveva inserito tre facce disegnate a mano: una con gli occhi chiusi e un mezzo sorriso, un’altra con un sopracciglio sollevato, e un’altra ancora con gli occhi aperti e un sorriso. “Descrivere le emozioni così – scriveva Wittgenstein – sarebbe molto più flessibile e vario di qualsiasi aggettivo”.
emoji wittgenstein
Si tratta, per gli esperti, di affermazioni coerenti con il pensiero di Wittgenstein. Secondo Paul Horwich, che insegna filosofia all’università di New York, si tratta di osservazioni “pertinenti con le sue teorie sul linguaggio. Nei lavori giovanili Wittgenstein enfatizzava l’impatto delle immagini rispetto alla comunicazione verbale”. Il grande pensatore sosteneva che se rappresentiamo la realtà usando il linguaggio vi costruiamo intorno il senso della realtà. Illustrazioni come le emoji invece hanno un impatto diverso. “Qualcuno potrebbe essere tentato di pensare che tutto ciò che si pensa o si vuole comunicare possa essere fatto tramite il linguaggio – d’altronde anche il pensiero è una sorta di linguaggio”. Le mappe, l’arte, i modellini, dimostrano che non è così.
Wittgenstein si era concentrato sul potere delle facce anche nel suo “Libro marrone”. “Quando vediamo una faccia disegnata non vediamo solo linee, ma una particolare espressione che le parole non possono descrivere”.
Wittgenstein non le avrà inventate, forse le ha solo preconizzate, ma di certo sulle emoji aveva visto giusto. Almeno a giudicare dal loro incredibile successo.
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