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    AMMAZZA CHE AMAZZONI! - LE FORZE ARMATE SI TINGONO DI ROSA - OLTRE 6MILA SOLDATESSE NELL’ESERCITO, 3MILA DONNE NEI CARABINIERI. MA VALE LA PENA? – FARINA: “CHE PENA LE SIGNORE IN PRIMA LINEA. CON UNA ECCEZIONE: ORIANA FALLACI, UNA GUERRIERA AUTENTICA” – LA REPLICA: “ABBIAMO PIU’ PALLE DEI MASCHI”


     
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    1 – L’ESERCITO VOLGE AL FEMMINILE

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    Simona Bertuzzi per “Libero Quotidiano”

     

    Sempre più donne nelle forze armate: 6112 nell' esercito, 3100 in Marina, altrettante nei carabinieri. Ma vale la pena?

     

    Verrebbe voglia di andare in guerra solo per mandare al diavolo quell' ex generale italiano che diceva che le donne non possono combattere al fronte perché in determinate azioni servono fisico sano, aggressività e fiducia in se stessi. E che il soldato deve essere un atleta col fucile capace di correre con un zaino di 30 chili sulle spalle. Ho marciato per chilometri. Ho corso tragitti impervi. Ho combattuto battaglie con carichi più pesanti sulle spalle e ho fatto meglio di molti uomini nella stessa situazione.

     

    Al di là di questo - e al di là di quel sano spirito di rivalsa che ci spinge a proclamare in ogni istante della vita che possiamo essere meglio dei maschi perfino davanti a un esercito incazzato - vorrei dar voce in questa sede a quella parte di mondo femminile che non ha bisogno di mettersi le stellette sul petto e maneggiare un fucile per trovare se stessa e dare un senso alla propria vita. Non fraintendete: siamo cresciute tutte col mito del soldato Jane (interpretato da Demi Moore) che sputava in faccia al comandante. E si rasava i capelli a zero. E gonfiava il petto davanti ai soprusi dei compagni.

     

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    Ma quello era un film e qui sotto c' è la realtà. E mi sento di dire che esistono situazioni in cui, da donna, non vorrei mai trovarmi. Come me forse altre migliaia di signore. Prima di tutto non vorrei uccidere. Potrei sparare a chi mette in pericolo le mie bambine ma non riuscirei a torcere un

    capello a un soldato che ha l' unico difetto di essere dall' altra parte della barricata.

     

    Non lo farei per nessuna ragione che non fosse la difesa dei miei cari, men che meno per una patria che amo molto, non abbastanza da levare la vita a qualcuno. Non vorrei l' abuso. Non vorrei l' annientamento. Non vorrei il sopruso fisico e bastardo di certi uomini e certe situazioni.

    Siamo paradossali, sapete.

     

    Mobilitiamo il mondo per dire basta ai femminicidi, marciamo, ci mettiamo spillette in tasca per dire basta alla prepotenza di maschi che violentano, picchiano, dileggiano le compagne più deboli. Ma non riusciamo a dire adesso e subito che pure in marina, nell' esercito e nella polizia un uomo ha mediamente una forza fisica e una freddezza maggiore delle donne. Saprei comandare forse, saprei decidere interventi e calcolare rischi e conseguenze. Ma non mi interessa quel comando che a volte è puro esercizio di potere e svilimento dell' altro.

     

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    Mi domando una cosa: sono scevre le forze armate di tutto il mondo da questo tipo di esercizi di forza? E poi il coraggio. Ecco, quello lo avrei, non è superbia. Avrei coraggio di salvare vite, avrei il coraggio di difendere il debole e l' oppresso, avrei il coraggio di guardare in faccia la miseria umana: però non sono sicura che tra la vita che amo e la morte in battaglia sceglierei la morte pur di finire da eroina.

     

    Mentre scrivo mi accorgo che perdo punti agli occhi di molte donne, pazienza. Mi rendo altresì conto di un fatto. Non è forse questione di genere questa faccenda. Di donne che possono fare gli uomini. O uomini che possono accettare le donne. Ci sono donne che possono comandare un esercito - abbiamo letto della prima militare a capo delle forze armare slovene e ci ha reso fiere di lei. E ci sono uomini, molti, che non saprebbero comandare un plotone di formiche. Ma a favore di noi donne che non vogliamo combattere ci sia concessa almeno una difesa: lavoriamo come matte - forse anche più di un uomo. Facciamo i figli - forse anche più di un uomo. Diamo l' anima - forse anche più di un uomo. C' è bisogno di mandarci in guerra?

     

    2 – ABBIAMO PIÙ PALLE DEI MASCHI

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    Azzurra Noemi Barbuto per “Libero Quotidiano”

     

    Sono tinte di rosa le Forze Armate italiane, settore in cui è in continua espansione la componente femminile, nonostante l' Italia sia stata a livello temporale l' ultima nazione della Nato ad adeguarsi ad un sistema di reclutamento misto. Nel nostro Paese, in cui alle donne è stato consentito l' accesso a questo tipo di carriera solo 18 anni or sono con la pubblicazione dei primi bandi di concorso per entrare nelle Accademie sulla Gazzetta Ufficiale del 4 gennaio del 2000, il livello di integrazione raggiunto nell' organizzazione mono-genere per antonomasia è totale, dato che il gentil sesso viene reclutato ed impiegato ormai in tutti i reparti, inclusi quelli più impegnativi per quanto concerne l' addestramento fisico, come la Brigata Folgore o le flotte di sommergibili, fino a qualche anno fa preclusi.

     

    Stando ai dati del dicembre 2016, il personale militare femminile in servizio nelle quattro Forze armate nazionali ammontava a 5991 unità nell' Esercito, pari al 6,30%; 1246 nell' Aeronautica, pari al 3,10%; 2041 nella Marina, pari al 5,20%; 2569 nell' Arma dei Carabinieri, pari al 2,47%.

     

    Nel dicembre del 2017 (ultimi rilievi disponibili) l' organico femminile nell' Esercito consta di 6112 persone, nell' Aeronautica di 1362, nella Marina di 3100, nell' Arma dei Carabinieri di 2926. I dati riferiti al dicembre 2008 vedevano invece la presenza di 5337 donne nell' Esercito; 610 nell' Aeronautica; 1462 nella Marina e 951 nei Carabinieri. Questi numeri, che sembrano scarsi sebbene lievitino di anno in anno, non ci raccontano però il peso strategico fondamentale rivestito dalle donne sia in ambito nazionale sia nei teatri operativi internazionali, ossia in missione, ad esempio nelle operazioni di peace keeping e peace building, in cui le militari si distinguono per la capacità di interagire positivamente con la popolazione locale contribuendo alla creazione di un clima di sicurezza, di stabilità e di pace. Insomma, le signore con gli anfibi si sono rese indispensabili protagoniste, tanto che ci chiediamo come abbiamo potuto farne a meno prima.

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    Sanno scendere dai tacchi, indossare l' uniforme, maneggiare le armi, dirigere, comandare, eseguire gli ordini senza scuse e senza lagne, sono rigorose, disciplinate ed ambiziose, e non osate definirle "sesso debole", perché per progredire hanno faticato il doppio o anche il triplo rispetto ai colleghi: hanno dovuto conquistarsi senza sconti credibilità e rispetto abbattendo quel pregiudizio atavico che vuole le fanciulle deputate al ricamo in attesa degli uomini alle prese con la guerra.

     

    Oggi sappiamo che non esiste una distinzione naturale tra mestieri per maschi e mestieri per femmine, ma solo pari diritto di ciascuno di inseguire il sogno che ama nonché di fare quello che più lo rende felice, che di solito coincide con ciò che si riesce a fare meglio.

     

    Nonostante le fanciulle italiane si siano avvicinate alla vita militare con entusiasmo manifestando immediata adesione ai concorsi, l' Italia è il Paese con la più bassa percentuale di donne in servizio attivo, ponendosi con il 4,1% molto al di sotto della media Nato. Di contro, il Bel Paese spicca per l' altissimo numero di signore impiegate nell' Esercito, di gran lunga superiore a quello delle altre Forze Armate nazionali. Tuttavia, risulta che il 15,4% dei Paesi membri della Nato preveda posizioni il cui accesso resta precluso alle femmine.

     

    Nel documento programmatico approvato dal Consiglio d' Europa nel giugno del 2016 si legge: «Nonostante gli eserciti europei siano diventati gradualmente più ricettivi al reclutamento delle donne negli ultimi decenni, esse continuano ad essere ancora in minoranza nei ruoli militari, soprattutto nei gradi più alti». Dunque, la strada resta in salita. Ma la volontà di combattere non manca. Del resto, una mentalità non può essere rivoluzionata nel giro di due decenni. Le donne lo sanno. E non fanno una piega. Da sempre sono abituate a rimboccarsi le maniche e poi... Avanti marsc'.

     

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    3 – UNA PENA LE SIGNORE IN PRIMA LINEA

    Renato Farina per “Libero Quotidiano”

     

    L' ideologia per cui uomini e donne sono così uguali che è il caso che ammazzino e poi e si facciano ammazzare in guerra allo stesso modo, è un cascame tragico e ridicolo del femminismo.

     

    L' America che ha dovuto applicare, per ragioni di politically correct, quest' ordine di servizio ne ha ricavato battaglie perse e sacrifici umani di maschi e femmine sull' altare del progressismo. Il quale afferma come verità ciò che è contro natura e negato dalle esperienze storiche. In prima linea, in trincea, in azioni da commando, le soldatesse sono un pericolo per se stesse (sono un bottino favoloso, non fingiamo di non saperlo) e per i compagni d' arme, i quali per un istinto che spero non verrà mai meno, sono protesi a tutelare, coprire, custodire le colleghe nelle quali vedono sorelle, madri, figlie, magari amanti.

     

    Ma anche in un discorso pratico e tremendo, della battaglia e dell' attacco, i militari maschi sono preparati a sollevare cinquanta chili, corrono a velocità intorno ai trenta chilometri nei momenti dell' azione. Le donne? Di certo meno.

     

    SOLDATESSE IN MARCIA da l'Espresso SOLDATESSE IN MARCIA da l'Espresso

    Ho conosciuto una donna bersagliere eroica, ha perso una gamba in Afghanistan. Non era adibita a scontri di prima linea, cercava di sostenere la popolazione, quelle cose in cui le donne sono uniche. Una figura stupenda. Ma qui si parla d' altro, non della possibilità delle ragazze di mettersi la divisa e di adempiere funzioni importantissime, nella logistica, nelle comunicazioni, nelle cyber-guerre coi computer, negli ospedali da campo. Negli eserciti in operazioni belliche c' è da sempre - e lo racconta un bellissimo romanzo di Mario Vargas Llosa - un battaglione senza divisa di prostitute, regolarmente previsto dagli stati maggiori per il morale delle truppe. È una schifezza.

     

    Ma non ci sono eccezioni al riguardo. Anche oggi, dove ci sono missioni della Nato, fiorisce questo triste mercato. Non credo sia prudente mescolare in guerra (e in pace) il fuoco con la paglia. Bisogna stare attenti ad altro, durante i pattugliamenti e le postazioni, che agghindarsi meglio per piacere al caporale, il quale a sua volta non pare il caso si esibisca per passare da eroe e conquistare le signorine.

     

    Soldatesse in addestramento Soldatesse in addestramento

    Ho una visione arcaica dell' umanità? Non credo che la giusta parità nelle carriere lavorative, negli stipendi e nei diritti dei cittadini e delle cittadine equivalga all' oscurantismo sui limiti della natura umana, specie in situazioni estreme, e in mestieri dove uccidi o sei ucciso. Ho già espresso su queste pagine la mia idea abbastanza banale che le guerre combattute dall' Italia nel '15-'18 e nel '40-'45 siano state una sciagura, e i soldati siano stati sciagurata carne da cannone per l' appetito di intellettuali, poeti, generali e politici. Di donne ne sono morte abbastanza da civili. Altre sono state abbattute mentre rifornivano gli alpini sulle montagne (le meravigliose portatrici carniche della Grande Guerra). Non sento francamente il bisogno di riempire il prossimo mausoleo di Redipuglia di sorelle, madri, figlie.

     

    C' è il precedente delle Amazzoni, d' accordo. Spietate. Usavano i maschi come le api regine i fuchi, poi li ammazzavano dopo il servizio riproduttivo. Però proprio in questo mito delle femmine guerriere c' è l' evidenza che è una schifezza mandare le donne a combattere. Dovevano tagliarsi una mammella. Il seno destro era amputato. L' etimologia spiega che amazzone deriva da a-mazòs, senza seno. Il significato, secondo i poeti classici, persino Virgilio ne era incantato, è chiaro: se ti fai soldatessa e devi tendere l' arco per colpire perdi te stessa, l' essenza dell' essere donna. Ho in mente, a dire la verità, un' eccezione: Oriana Fallaci.

     

    carabinieri donne carabinieri donne

    Una guerriera autentica, da averci paura ad averla come nemica. Eppure lei stessa raccontò, in un reportage durante la guerra del Golfo, che non era il caso. Fu quando dovette cercare un posto per fare la pipì nel deserto. Il pudore le impose di cercare un ambito riparato e si trovò davanti, nel delicato momento, un soldato iracheno. Il quale si arrese. Ma la lezione è chiara. C' è un pudore, un' intimità, che sono beni preziosissimi, ma in guerra sono un pericolo. E io glielo vorrei evitare.

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