1. STRADA IN SALITA PER IL PROSSIMO GOVERNO
Federico Fubini per il Corriere della Sera
JUNCKER STROZZA LUIS DE GUINDOS
Non sapremo mai come avrebbe votato Pier Carlo Padoan, perché un vero voto non c' è stato. Il ministro dell' Economia l' altro ieri a Bruxelles ha comunque condiviso con i colleghi europei la decisione di mandare un uomo preso dal loro gruppo, lo spagnolo Luis de Guindos, direttamente dentro la Banca centrale europea come vicepresidente. Non sappiamo come avrebbe votato Padoan, ma sappiamo che la scelta su de Guindos all' inizio lo aveva messo a disagio: altrimenti non si spiega perché il ministro fosse entrato nell' Eurogruppo l' altra sera dichiarando, in proposito, che doveva ancora fare «le ultime valutazioni». Poi però si è ritirato l' altro candidato, il governatore irlandese Philip Lane, quindi Padoan non aveva altra scelta e ha assentito.
jens weidmann 2
Sarà magari Realpolitik , ma è probabile che l' Italia non si sarebbe comunque opposta a una proposta di Madrid sostenuta da Francia e Germania. Resta giusto il malumore che traspare in quelle «ultime valutazioni» e i mercati si sono incaricati all' istante dargli un nome e un cognome: Jens Weidmann, il presidente della Bundesbank. Secondo molti investitori, e secondo la stampa tedesca, l' arrivo di un altro europeo del Sud alla vicepresidenza della Bce prepara il terreno a un cosiddetto «riequilibrio geografico» che porti un tedesco alla presidenza. La scelta va fatta tra poco più di un anno, perché la successione a Mario Draghi è prevista fra 20 mesi. Com' è suo diritto, Weidmann ci pensa e ci lavora eccome.
de guindos schauble
Ieri, dopo la nomina di de Guindos, anche i mercati hanno iniziato farlo: hanno dato un prezzo a quella che chiamano già «la vita dopo Mario». I rendimenti dei titoli di Stato sono saliti; gli investitori iniziano a credere che un ticket fra Weidmann e Guindos - quest' ultimo spesso è stato alleato di Berlino - riporterebbe in alto i tassi d' interesse più in fretta di come avrebbero fatto Draghi con il suo attuale vice, il portoghese Vítor Constâncio. Del resto Weidmann in questi anni si è opposto con coerenza a tutte le misure di Draghi che hanno allentato la morsa della crisi dell' euro e probabilmente evitato all' Italia un catastrofico default.
macron davos
Naturalmente l' accordo di tutti i governi sul nome del banchiere centrale tedesco non c' è ancora. C' è però una determinazione senza precedenti in Germania a vedere un connazionale al posto di Draghi. Non ci si fida più di delegare ad altri la gestione della moneta. È di questi giorni il primo sondaggio tedesco che mette Alternative Für Deutschland, un partito di destra radicale, al secondo posto assoluto con il 16% davanti ai socialdemocratici.
AfD non andrà al governo, nessun partito accetterà mai di allearsi con una formazione tanto equivoca, ma la sua forza è un segno dei tempi: sposterà in senso sciovinista l' asse centrale del dibattito tedesco sull' Europa. A Berlino non è più tempo di regali. A Parigi intanto il presidente Emmanuel Macron intende far leva sulla propria superiore forza politica per proporsi come leader alternativo, anche in Europa. Malgrado i propositi di cooperazione, pensa e agisce in piena rivalità di idee e di candidature con la Germania di Angela Merkel. In questa logica rientra la possibile proposta di un nome francese per il dopo Draghi.
francois Villeroy de Galhau
In un quadro così complesso l' Italia non deve scegliere con chi stare, non subito almeno. Deve però decidere quali sono i propri obiettivi strategici per gli assetti della Bce. Uno su tutti: garantire anche in futuro la presenza di un italiano di peso nel ristretto comitato esecutivo dell' Eurotower. Pare scontato, eppure nel gioco delle sedie europee non lo è: specie se, alla fine, la presidenza della Bce non dovesse andare né a un francese, né a un tedesco.
2. IL MINISTRO BUTTA LA PALLA IN TRIBUNA: LA NOMINA NON E’ SCONTATA”
Rodolfo Parietti per il Giornale
«No, non è scontato». Pier Carlo Padoan nega che si sia innescato un automatismo destinato a portare il tedesco Jens Weidmann sullo scranno di presidente della Bce. Anche se al pas d' adieu di Mario Draghi mancano ancora 17 mesi, la questione è già oggetto di dibattito. Soprattutto dopo la recente designazione a numero due dell' Eurotower del ministro spagnolo dell' Economia, Luis de Guindos.
draghi padoan
Non pochi osservatori sono convinti che l' arrivo di un uomo del Club Med ai vertici della banca centrale sarà controbilanciato con l' assegnazione del ruolo di comando a un falco a tutto tondo come il capo della Bundesbank. Padoan è di altro avviso: «C' è un presidente italiano e alla vice presidenza c' è stato un portoghese, è andata avanti così per anni e nessuno ha detto nulla». Per la verità, sono stati tutti zitti finchè SuperMario, con l' implementazione del piano di acquisto titoli, ha fatto brillare dalle fondamenta l' idea - falsa - di essere l' impersonificazione dei desiderata di Berlino. «Dovremmo essere sempre grati a Mario Draghi perchè con le sue decisioni, prese con grande coraggio politico, è stata salvata la moneta unica», ha detto Padoan.
Jens Weidmann e Angela Merkel
Weidmann non la pensa così. Un po' come quegli attori shakespeariani che non escono mai dalla parte neppure quando vanno alla toilette, non ha mai smesso di recitare il ruolo dell' oppositore dentro e fuori i perimetri del board Bce, a partire dall' annuncio del «whatever we takes». Ora, quando Draghi si farà da parte (ottobre 2019), il quantitative easing dovrebbe essere già stato archiviato da un pezzo. E i tassi forse già risaliti dall' attuale zero per cento a un quarto di punto.
afd manifestazione francoforte
Qualcuno però teme che, una volta insediatosi alla presidenza, Herr Buba si lasci prendere un po' troppo la mano cedendo alla tentazione di alzare in fretta e furia il costo del denaro. Magari anche per risolvere il problema dei margini risicati lamentato dalle banche tedesche. Per l' Italia sarebbe un problema: il debito, già ai limiti della sostenibilità, potrebbe esplodere se l' inflazione non riuscisse ad annacquare l' effetto-tassi. Non a caso, il nostro ministro dell' Economia ricorda che l' Italia «gradirebbe la continuazione della politica che si è rivelata essenziale per salvare la moneta unica».
vitor constancio
Il punto sta proprio qui. Perchè la rotta monetaria della Bce potrebbe essere condizionata non solo dall' esito elettorale in Italia, quantomeno incerto e con rischi di ingovernabilità, ma da quanto sta accadendo proprio in Germania. Dove, per la prima volta, il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) ha superato i socialdemocratici in un sondaggio.
Lane Draghi
È una spia rossa che sembra indicare ad Angela Merkel che i tedeschi mal tollerano un governo di coalizione con l' Spd. I quali hanno avviato ieri le consultazioni con i circa 464mila militanti del partito per capire se sono d' accordo sull' intesa raggiunta con i conservatori. Un' affermazione dei «no» sarebbe sinonimo di instabilità. La Merkel potrebbe provare a formare un governo di minoranza, oppure andare a nuove elezioni. Col rischio di rafforzare i nazionalisti e dare quindi la prima picconata all' architettura dell' eurozona.