Estratto dell'articolo di Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it
Lanfranco Cirillo
Negli anni duemila e dieci, il tanto celebrato «dialogo interreligioso» tra Vaticano e Chiesa ortodossa russa (che oggi spesso si esprime in improbabili «mediazioni di pace» sull’Ucraina) portò ripetute volte in Vaticano, avanti e indietro, il metropolita Tikhon, ossia il prete ortodosso che ha battezzato Vladimir Putin e secondo molti ne rappresenta un po’ uno dei consiglieri – o il consigliori, una specie di Rasputin putiniano. Il metropolita Tikhon andava dal papa. Incontrava monsignor Ravasi. Un uomo legatissimo al Cremlino veniva trattato con ogni riguardo e onore in queste visite Oltretevere.
il metropolita Tikhon e vladimir putin
[…] La storia ci viene adesso raccontata con nuovi dettagli sconosciuti da un testimone eccezionale, che accompagnava spesso Tikhon in questi incontri curiali: Lanfranco Cirillo, meglio noto come l’architetto di Putin e l’architetto degli oligarchi russi, diventato celebre per l’inchiesta di Navalny sul “Palazzo di Putin” sul mar Nero, di cui Cirillo curò gli arredi.
L’architetto di origini veneziane, che oggi è stato colpito da un’inchiesta in Italia con accuse di “esterovestizione” di capitali, rivendica di avere da anni la cittadinanza russa, dopo esser stato architetto per tantissimi oligarchi (da Vagit Alekperov di Lukoil, che per anni è stato il suo primo mentore in Russia, ad Alexey Miller di Gazprom), e è riparato a Mosca con nessuna voglia (o possibilità, per ora) di tornare in Italia. Nel frattempo ha scritto un libro (che uscirà la settimana prossima per Piemme), di cui La Stampa ha ottenuto da fonti riservate le bozze.
Lanfranco Cirillo
[…] freschissimo e totalmente inedito è il racconto del suo ruolo di “mediatore” tra Chiesa ortodossa russa (il suo capo, il patriarca Kirill, è considerato da tanti studiosi della materia un ex agente del Kgb, “l’agente Mikhailov”) e Vaticano.
«Negli anni – dice Cirillo - ho avuto modo di frequentare e conoscere molte persone vicine al leader (Putin, nda.), tra cui il metropolita Tikhon, al secolo Tikhon Shevkunov, il sacerdote che ha battezzato Vladimir Putin e che, secondo la religione ortodossa, ne è il padre confessore. La religione per il presidente e per la nomenclatura russa riveste una grande importanza. È una cosa molto evidente. Una volta entrando nell’ufficio di un ministro, nel mitico Korpus 1, la prima sezione del Cremlino, rimasi colpito nel vedere da una parte un angolo pieno di icone e sul lato opposto una grande collezione di armi. Il sacro e il profano. Il metropolita Tikhon sarebbe diventato negli anni un amico fraterno per me», ricorda Cirillo.
Lanfranco Cirillo
«[…] Poi comincia a rivelare alcune storie sbalorditive: «Ho avuto anche il piacere di accompagnarlo spesso nei suoi viaggi a Roma, per agevolare i rapporti tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa. Infatti in quel periodo era il ministro della Cultura della Chiesa russo-ortodossa. Come il cardinal Ravasi per il Vaticano».
Cirillo racconta dettagli anche salaci, e inquietanti: «Ricordo che Tikhon gli raccontò una barzelletta che ci fece molto ridere: un pope ortodosso entra in una scuola e gli vengono presentate le migliori studentesse dell’anno. Il preside fa alzare la prima del corso. Allora il pope, sorridendo, si complimenta con lei per la sua brillantezza e gli ottimi risultati. “Brava, brava” dice. “E che cosa vorresti fare quando finirai la scuola?”. Lei lo guarda con un mezzo sorriso e, abbassando la voce, risponde: “La prostituta”. Lui la guarda inorridito: “Scusa, puoi ripetere, non ho ben capito”, azzarda. Allora lei alza un po’ la voce e ripete: “La prostituta!”. “Ah, meno male, mi ero preoccupato. Avevo capito che volevi fare la protestante!”».
gianfranco ravasi e papa francesco
[…] Ma l’architetto va oltre. Non si limita a dirci che il consigliere spirituale di Putin era di casa in Vaticano: ci dice che papa Francesco in persona fece sì che reliquie di san Nicola di Bari fossero traslate a Mosca, in quella che oggi è considerata una delle più importanti operazioni di influenza estera del Cremlino in Italia:
«Ero anche presente quando nel 2017 si riuscì finalmente, con i buoni uffici di papa Francesco, a far arrivare a Mosca per un periodo di due mesi una reliquia di san Nicola da Bari. Dopo circa mille anni – la traslazione del Santo è datata 1087 – un pezzetto di 13 centimetri di una costola sinistra di san Nicola arrivò a Mosca su un aereo privato messo a disposizione dalla Federazione russa in una apposita teca confezionata qui. In compenso la Russia offrì per un’esposizione una preziosissima icona del Settecento».
vladimir putin e il metropolita Tikhon
Cirillo racconta anche che nell’operazione entrarono uomini dei servizi russi: «Il mio amico Nikolaj [Cirillo non vuole rivelarne il cognome, nda.], che oltre a portare il nome del Santo era stato il capo del Gruppo Alfa, il corpo speciale dei servizi di sicurezza russi, desiderava ardentemente visitare la cappella di Bari per i suoi cinquant’anni. Non è un sentimentale, anzi. Per dire, fu lui l’uomo che nel 1993 intervenne, a capo del suo gruppo, per sedare il tentativo di colpo di stato nel parlamento russo, che qui chiamano “la Casa Bianca”. Riuscii a esaudire il suo desiderio. Entrammo nella cripta che quel giorno era aperta. Dopo un po’ di tempo, io risalii. Ma Nikolaj no. Restò lì per circa tre ore. Chissà, forse pregava. Chiedeva perdono per i suoi peccati. Quando finalmente riapparve in superficie non ce la facevo più e non seppi trattenermi: “Ti sei commosso?” gli chiesi. Mi guardò con sorpresa: “Ma che dici? Stavo cercando di capire come si potrebbe fare per riportarci a casa le ossa!”».
Possibile che il Vaticano si sia prestato a questo? Cirillo non rivela altro. Ma quello che dice, in qualunque Paese europeo o americano basterebbe ad aprire una seria discussione su quanto accaduto in Italia in tutti gli anni recenti.
gianfranco ravasi
L’architetto ci rivela tra l’altro i suoi rapporti con un ex ambasciatore italiano a Mosca, il padre del marito della figlia di Cirillo, poi prematuramente scomparsa per una tragica malattia. “L’architetto d Putin” chiese aiuto, davanti alle accuse italiane (che sostengono abbia una residenza fittizia in Russia), all’ex ambasciatore e consuocero, che sembrerebbe essere Cesare Maria Ragaglini.
Molti amici italiani, dice l’architetto, lo avevano abbandonato, a differenza dei russi: «Fu così perfino con il mio consuocero, che era stato l’ambasciatore italiano a Mosca. Gli raccontai tutto per filo e per segno. E gli dissi: «Siamo ancora nella fase delle indagini, potresti per favore riferire che mi hai conosciuto a Mosca e che lì svolgevo la mia vita e la mia attività? Ho persino ristrutturato l’Ambasciata italiana». Lui mi rispose così: “Ma sai, caro Lanfranco, non è consono che un ambasciatore vada a testimoniare da un pubblico ministero[…]
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