Stefano Filippi per "la Verità"
monastero di bose 1
Il braccio di ferro è terminato. Dopo avere resistito agli ordini del Vaticano per quasi un anno, attorno a Pasqua fratel Enzo Bianchi lascerà la comunità di Bose, che lui stesso aveva fondato, per trasferirsi a Torino. La notizia viene dalle colonne amiche di Repubblica, giornale su cui ogni lunedì Bianchi pubblica una riflessione religiosa.
luciano manicardi
L'ingiunzione di lasciare la comunità monastica del Biellese, datata 13 maggio 2020, era firmata dal segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, e approvata esplicitamente dal Papa: una decisione definitiva e inappellabile che imponeva al monaco laico di «trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti», con altri due monaci e una monaca, entro pochi giorni. Bianchi, 78 anni, è persona stimata da Francesco, che l'ha nominato, tra il 2014 e il 2019, consultore del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani e nel 2018 l'ha voluto come uditore, con possibilità di intervento, al sinodo sui giovani.
enzo bianchi
In Vaticano nel 2017 era anche circolata la voce che Francesco avrebbe voluto nominarlo cardinale in un concistoro con appena 5 porpore, benché Bianchi non sia nemmeno prete e abbia detto di no a due vescovi che gli avevano proposto l'ordinazione: aveva rifiutato perché voleva restare «un semplice cristiano, laico come lo sono i monaci». Se il Papa decide di punire un uomo di sua fiducia, significa che le ragioni sono gravissime. I motivi non sono mai stati resi noti: per Bianchi, si tratta di «comportamenti a noi mai indicati e spiegati che avrebbero intralciato l'esercizio del ministero del priore di Bose».
ENZO BIANCHI ABBE PIERRE
La vicenda è stata così liquidata come un fatto personale con il nuovo priore, Luciano Manicardi, subentrato al fondatore nel 2017. Uno scontro di caratteri diversi, con incomprensioni legate alla successione che si sono radicalizzate. È davvero tutto qui? Francesco in questi anni ha dimostrato di non tollerare due cose nella Chiesa: la pedofilia nel clero e l'attaccamento al denaro. E per capire la crisi di Bose bisogna seguire questa seconda pista. «Follow the money».
ENZO BIANCHI E PAPA BERGOGLIO
Che alla base dello scontro ci siano questioni di soldi, lo si intuisce leggendo gli ultimi scritti dei fronti opposti. Sul suo blog, Bianchi ha raccontato di aver «immediatamente iniziato la ricerca di un'abitazione adatta a me e alla persona che mi assiste, dove poter anche trasferire la vasta biblioteca necessaria al mio lavoro e l'ampio archivio personale. Dopo mesi di ricerca condotta anche da agenzie specializzate, ricerca complicata altresì dall'emergenza sanitaria del Covid-19, non ho trovato nulla di confacente alle mie esigenze.
monastero di bose
I costi per l'acquisto di una casa in campagna (sempre superiore a 500.000 euro) o di un affitto di un alloggio in città restavano eccessivamente elevati rispetto alle mie possibilità economiche e alla scelta di una vita sobria che ho sempre condotto».
L'umile monaco che non volle farsi prete non si accontentava di un bilocale più servizi, ma voleva un casale con biblioteca, studio, stanze per gli assistenti e per gli ospiti. Per questo non poteva lasciare il monastero, dove gli era stata riservata un'ala separata dal resto della comunità.
ENZO BIANCHI
A ottobre il cardinale Parolin gli ha proposto di trasferirsi a Cellole, vicino a San Gimignano, in un monastero di cui la comunità di Bose si sarebbe privata per darlo in comodato d'uso gratuito a Bianchi. Il quale però ha fatto sapere che nemmeno questa soluzione a costo zero gli andava bene, perché gli venivano concessi gli edifici senza i terreni annessi.
E soprattutto senza un assegno di mantenimento. A stretto giro gli ha risposto padre Amedeo Cencini, mandato dal Papa per comporre la questione. «Il comodatario», scrive Cencini in una nota riferendosi a Bianchi, «dispone di adeguati mezzi di sussistenza personali, come da me appurato nel corso del mio operato», sufficienti per coprire i costi di Cellole, cioè bollette, manutenzione, spese personali. Par di capire che l'ex priore abbia un bel gruzzolo messo da parte per la pensione. «Mezzi personali», sottolinea il delegato pontificio, non della comunità.
ENZO BIANCHI
Tutto questo non è piaciuto a Francesco, fautore di una «Chiesa povera per i poveri», che in tutti questi mesi e anche negli ultimi giorni ha sempre mostrato di stare da una parte sola, quella di Manicardi. Ma la questione finanziaria non riguarda solo la coda più recente della vicenda. All'origine dello scontro ci sarebbe altro. La comunità di Bose si è sempre sostenuta grazie agli introiti garantiti da Bianchi, che è scrittore, saggista, teologo, conferenziere.
ENZO BIANCHI E WOJTYLA
Tutte le principali case editrici italiane hanno pubblicato suoi libri, che sono tradotti in 21 lingue compreso il cinese e il gallego: si tratta quasi sempre non solo di bestseller ma di longseller, ristampati più volte nel corso degli anni. Aggiungiamo gli articoli per una decina tra quotidiani e riviste più i finanziamenti giunti da vari benefattori. È stato il carisma di Bianchi a fare la fortuna del monastero e il fondatore si aspettava maggiore riconoscenza per il fiume di denaro che ha fatto arrivare. O almeno, se proprio le loro strade dovevano separarsi, che si dividessero del tutto, anche sotto l'aspetto economico. Se Bose non vuole Bianchi, non merita nemmeno i suoi soldi.
monastero di bose 2
Che i monaci si siano trovati in difficoltà dopo il passaggio di consegne tra il fondatore e il nuovo priore, lo si capisce da un articolo che Repubblica ha confinato nella cronaca di Torino in cui i responsabili del monastero vengono accusati di avere contraffatto lo statuto della comunità per fare credere ai finanziatori che Bianchi avesse ancora voce in capitolo.
Bose avrebbe speso il suo nome per favorire la generosità di Fondazione Cariplo, Regione Piemonte e Fondazione Cassa di risparmio di Torino ai quali si era rivolta per sostenere i convegni internazionali ecumenici di spiritualità ortodossa. Agli sponsor sarebbe giunta una copia dello statuto con una norma transitoria riguardante l'ex priore che invece non comparirebbe nell'originale depositato alla diocesi di Biella. Il giallo di Bianchi, dunque, rimane. «Follow the money»: segui i soldi e avrai altre sorprese.