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    “UN GIORNO I MIGRANTI CLIMATICI POTREMMO ESSERE NOI ITALIANI” – IL FUTURO DELLE MIGRAZIONI SECONDO SANTOLINI - LA MAGGIOR PARTE DEI FLUSSI MIGRATORI NON DIPENDONO DALLE GUERRE, MA DAI CAMBIAMENTI CLIMATICI E DALLE LORO CONSEGUENZE. IL WORLD ECONOMIC FORUM, ELENCANDO I RISCHI PER L’ECONOMIA GLOBALE DEL FUTURO, PONE LA QUESTIONE DELLE MIGRAZIONI CLIMATICHE BEN AL DI SOPRA DELLE PANDEMIE… - IL LIBRO


     
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    Enrico Chillè per leggo.it

     

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    Si parla tanto di migrazioni, uno dei principali temi del dibattito politico, valido per tutte le stagioni. Nessuno, però, si interroga sulle cause ed è proprio per questo che Profughi del clima, il nuovo libro della giornalista ambientale Francesca Santolini, offre una prospettiva diversa. La maggior parte dei flussi migratori, infatti, non dipendono dalle guerre, ma dai cambiamenti climatici e dalle loro conseguenze: molti Paesi africani e asiatici soffrono di problemi legati al clima e manca persino un riconoscimento internazionale di questi fenomeni.

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    Il World Economic Forum, elencando i rischi per l’economia globale del futuro, pone la questione delle migrazioni climatiche ben al di sopra delle pandemie. Profughi del clima offre non solo un’analisi dettagliata delle migrazioni climatiche, ma anche possibili soluzioni per gli scenari futuri a lungo termine. Occorre quindi pensare ad un’azione globale di supporto nelle zone dilaniate dai cambiamenti climatici, ma anche politiche di prevenzione: se il cambiamento climatico continua incontrastato, in futuro potremo assistere a fenomeni migratori ben più massicci di quelli degli ultimi anni.

     

    «Viviamo in una società dei rischi e dobbiamo considerarli in anticipo, altrimenti ci faremo trovare impreparati come è accaduto in questa pandemia» - ha spiegato l’autrice a Leggo - «Occorre ripensare il futuro dal punto di vista della politica internazionale, ma anche dei media. I cambiamenti climatici vengono ancora visti come qualcosa di lontano, ma sono in corso. E un giorno i migranti climatici potremmo essere noi italiani».

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