Giuseppe Scarpa per “Il Messaggero”
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Mesi di telefonate e messaggi audio, alcuni dei quali minacciosi, inviati da Annalucia Cecere - la donna indagata nella nuova inchiesta sull'omicidio di Nada Cella - alla criminologa Antonella Pesce Delfino, la donna che ha avuto un ruolo cruciale nella riapertura del cold case, rimasto senza soluzione per 25 anni. Nada Cella fu uccisa il 6 maggio 1996 a Chiavari, all'interno dello studio del commercialista Marco Soracco, dove lavorava come segretaria.
Stando alla nuova ipotesi dei pm, il movente del delitto sarebbe passionale e legato a un'infatuazione per lo stesso professionista, a sua volta indagato insieme all'anziana madre per false dichiarazioni ai pubblici ministeri. Nel corso della sua indagine privata, iniziata nel 2018 dopo avere conosciuto la madre di Nada, la criminologa si era presentata a casa di Cecere, che oggi ha 53 anni e vive in provincia di Cuneo.
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Con uno stratagemma e senza menzionare mai direttamente il caso Nada Cella, era riuscita a parlare con lei. Ma era bastato un accenno alla riviera ligure e il nome di un uomo conosciuto a Chiavari per provocare la reazione della donna. Che prima ha allontanato l'interlocutrice e poi ha iniziato a inviare decine di messaggi.
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«Non fare la finta tonta st...a, come facevi a sapere che uscivo con quello e tutti i c...i miei? E di quello bassino (Marco Soracco ndr), come facevi a saperlo? Hai paura eh?» e ancora, in riferimento all'omicidio (a cui la criminologa non aveva però fatto alcun riferimento esplicito) «ora faccio riaprire il caso, stai tranquilla, anzi ho parlato ora con la polizia di Chiavari, ti ci trascino per i capelli e poi ti faccio fare le domandine: indovina indovinello, quale z... è venuta a casa», si sente nelle registrazioni, che sono in possesso della criminologa e sono agli atti dell'inchiesta. Infine una frase che suona come ulteriore minaccia: «Perché sei venuta qua ad assicurarti che io avessi solo un cane? No, non ho solo quello. Ne ho anche un altro che se ti ripresenti qua ti spappola viva».
IL MOTORINO Un nuovo tassello per risolvere il giallo di Nada Cella potrebbe arrivare da uno scooter di 25 anni fa. Il motorino è stato sequestrato dalla squadra mobile di Genova questa estate alla Cecere. La scientifica effettuerà il luminol e altre analisi tecniche sul mezzo. La donna lo avrebbe portato da Chiavari a Boves, in provincia di Cuneo, e lo teneva in un box. Ma perché da un vecchio motorino potrebbe arrivare una svolta a uno dei cold case più intricati d'Italia?
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Una testimone, nei giorni successivi al delitto, aveva raccontato di aver visto, proprio la mattina della morte di Nada la Cecere sotto lo studio di Soracco mentre andava via sul suo motorino. Per gli investigatori sul veicolo potrebbero esserci dunque ancora possibili tracce di sangue e di Dna nel caso in cui l'ex insegnante avesse ucciso Cella. Intanto la procura ha incaricato il genetista Emiliano Giardina, il professore dell'Ignoto 1 di Yara Gambirasio, di estrarre e comparare il Dna trovato in vari reperti. Per cercare di risolvere il giallo gli inquirenti hanno risentito decine di testimoni ma anche gli investigatori dell'epoca. L'ex insegnante era stata indagata quasi subito ma nel giro di due settimane la sua posizione era stata archiviata frettolosamente.
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