Leonardo Martinelli per "La Stampa"
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Matrimonio in vista tra Iliad e Vodafone in Italia? Le voci corrono intorno alle trattative tra i due colossi, il primo con sede a Londra, sotto la guida di Nick Read, e il secondo a Parigi, nelle mani del padre-fondatore Xavier Niel. Il negoziato (che da parte sua il miliardario francese ha affidato alla banca d'affari Lazard) è stato confermato da fonti vicine al dossier ieri all'agenzia Reuters. Le società non commentano, ma un'operazione del genere andrebbe nel senso (logico) di un consolidamento del settore, necessario in Italia come in gran parte dell'Europa. Da noi, gli operatori esistenti (oltre alle filiali dei due colossi, ci sono Telecom Italia Mobile, WindTre, Fastweb e altre realtà più piccole) sembrano troppi.
PIETRO LABRIOLA
Per Iliad e Vodafone significherebbe vantaggiose sinergie, in un settore dove, a causa dei grossi investimenti, necessari soprattutto per la fibra, i margini sono sempre più risicati. Se l'affare sarà fatto, chi comanderà? Insieme Iliad Italia (sotto la guida di Benedetto Levi) e Vodafone Italia (l'amministratore delegato è Aldo Bisio) controllerebbero una quota del 36% della telefonia mobile, generando un fatturato di sei miliardi di euro.
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Ma al momento attuale Iliad nel nostro Paese arriva solo al 10%, Vodafone è molto più grossa. D'altra parte, il marchio francese vive uno slancio particolare. Sbarcato in Italia appena tre anni e mezzo fa, già può contare su più di 8,5 milioni di abbonati per i cellulari e martedì debutta nella banda larga fissa (con un'offerta double play, cellulare e fisso, che potrebbe partire da solo 17 euro).
Nel primo semestre 2021 Iliad ha iniziato già a macinare profitti in Italia, prima del previsto. Da noi l'arrivo dell'operatore aveva scatenato una battaglia delle tariffe (come già era successo in Francia). Inglobando le attività di Iliad e Vodafone quelle ostilità potrebbero riprendere ancora di più al ribasso. Da sottolineare: si sapeva che Niel (che ieri non ha risposto alle sollecitazioni de La Stampa per avere conferma delle trattative) stesse pensando a nuove operazioni.
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La scorsa estate aveva lanciato un'Opa per recuperare il controllo dell'intero capitale della sua società. Così, sborsando la bellezza di 3,1 miliardi, era riuscito a salire da una quota del 70,6% a oltre il 96%, centrando quello che era il suo obiettivo: spingere Iliad fuori dalla Borsa di Parigi e avere finalmente le mani libere, soprattutto all'internazionale (dopo l'Italia, dal 2020 Iliad si è radicata anche in Polonia, prendendo il controllo dell'operatore Play e di quello via cavo Upc), senza dover strappare necessariamente il via libera degli investitori.
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Niel, nel frattempo, ha pure ripreso concretamente la gestione diretta del suo gruppo, senza più delegare. E i risultati si sono visti già nel primo semestre del 2021, con una crescita dell'Ebitda del 59,5% a 1,4 miliardi. La possibile fusione Iliad-Vodafone interviene mentre Vodafone ha riaperto nel Regno Unito il dossier Three Uk, la compagnia telefonica inglese controllata da Ck Hutchinson, dopo il tentativo fallito dell'anno scorso. Nick Read, lo scorso 17 novembre aveva affermato che il consolidamento è necessario in Europa, in particolare in Italia, Spagna e Portogallo, dove «tutti i giocatori stanno soffrendo».
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In Italia di sicuro soffre Tim, che ha appena nominato un nuovo ad, Pietro Labriola. Lì il fondo americano Kkr ha proposto 10,8 miliardi di euro per prendere il controllo del gruppo (che ha come azionista di riferimento Vivendi, controllata da un altro magnate francese, Vincent Bolloré). A proposito, Niel fa parte del Cda di Kkr come amministratore indipendente. Con Bolloré sono vicini di casa, in un compound di ricchi al centro di Parigi. Ma non si amano per nulla. Niel è un macronista, anche se non lo vuole ammettere, e Bolloré è sostenitore di Eric Zemmour, all'estrema destra, anche se pure lui non lo riconosce. Mentre le presidenziali si avvicinano. La loro rivalità va oltre le telecom.
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