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    LE OLIMPIADI DELLO SPONSOR - VIETATO PARLARE DELLE OLIMPIADI SE NON SI HA IL MARCHIO UFFICIALE: LE AUTORITÀ BRITANNICHE CENSURANO QUALSIASI COSA RICHIAMI I GIOCHI E CHE NON ABBIA LA BENEDIZIONE DEGLI SPONSOR - CAMBIATO IL NOME DI UN LOCALE E DI UNO SPETTACOLO DEL ROYAL BALLET, RITIRATI DOLCI E SALSICCE CON LA FORMA DEI CINQUE CERCHI - MA NULLA FERMERÀ LO HUMOUR INGLESE: ARTISTI E GRAFFITARI SONO SCATENATI...


     
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    Monica Ricci Sargentini per il "Corriere della Sera"

    UN SOLDATO ALLO STADIO OLIMPICO DI LONDRAUN SOLDATO ALLO STADIO OLIMPICO DI LONDRA

    E una risata seppellirà i divieti. Sembra essere un po' questa la filosofia dei tanti artisti, artigiani e commercianti che hanno deciso di sfidare con ironia i severi limiti imposti dal Comitato olimpico a difesa del marchio. A guardare le vetrine di souvenir in Oxford Street è tutto in regola. Sugli scaffali campeggiano le due mascotte Wenlock e Mandeville con il certificato di approvazione in bella vista e anche le magliette con su scritto London 2012 sono solo quelle ufficiali. Ma basta deviare un po' il percorso per rendersi conto che, in un Paese democratico come la Gran Bretagna, fermare la creatività è impossibile.

    OLIMPIADI LONDRAOLIMPIADI LONDRA

    A fare la parte del leone sono i graffitari. Il murales, attribuito a Criminal Chalklist, dipinto su un muro della città di Bristol è stato riprodotto su migliaia di magliette e viene molto apprezzato nei mercati di Londra: raffigura un ragazzino con un cappuccio in testa e il volto coperto che scappa con un cerchio olimpico in mano. Un'altra t-shirt riproduce la famosa foto dei Beatles che attraversano la strada in Abbey Road, solo che questa volta hanno sotto braccio il simbolo dei Giochi. Alla faccia degli sponsor.

    LONDRA OLIMPIADILONDRA OLIMPIADI

    Nell'est della capitale, a Shoreditch, non lontano da dove si disputeranno i Giochi, si possono ammirare cinque cerchi a forma di tostapane. La firma è di Toaster, un collettivo di graffitari che si diverte a lasciare il suo simbolo un po' ovunque. E che dire dell'irriverente dipinto di Teddy Baden in cui un cagnolino nero abbraccia in modo neanche troppo equivoco la mascotte Mandeville? Il titolo dell'opera è In corsa per l'oro: «Ma non c'è malizia - si difende Baden intervistato dall'Ap - è soltanto un lavoro canzonatorio in perfetto stile britannico».

    LO STADIO DI LONDRALO STADIO DI LONDRA

    Nella patria dell'humour i poliziotti incaricati di difendere il marchio olimpico hanno deciso di stare al gioco. «Sarebbe stato un clamoroso autogol» dice Lee Bofkin che gestisce il sito web Global Street Art. Ma la stessa indulgenza non è stata dimostrata verso i commercianti. Ne sa qualcosa il proprietario del Café Olympic sulla West Ham Lane di Stratford, dove sorge il Parco olimpico, che ha dovuto togliere la O dall'insegna del locale per non avere guai con la polizia.

    Oppure il macellaio di Weymouth che, in un impeto di creatività, aveva fatto un cartello con cinque salsicce a forma di anello e la scritta 2012. Ha dovuto ripiegare su dei quadrati e passare all'anno successivo. La censura si è abbattuta anche sui panettieri della British Sugarcraft Guild che non hanno potuto fare dolci che richiamassero in alcun modo il simbolo olimpico. Gli studenti dell'Università di Derby, con la migliore delle intenzioni, avevano appeso fuori dal campus uno striscione con su scritto: «A sostegno dei Giochi di Londra». Tolto anche quello.

    BANKSY - MURALES CON IL FURTO DI UN CERCHIO OLIMPICOBANKSY - MURALES CON IL FURTO DI UN CERCHIO OLIMPICO

    Peggio di tutti è andata al direttore artistico del Royal Ballet di Birmingham, David Bintley, cui è stato ordinato perentoriamente di cambiare il nome del suo ultimo show perché era uguale al motto olimpico «Faster, Higher, Stronger».

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    Qualcuno su un programma satirico della Bbc ha definito i Giochi «una campagna pubblicitaria da 11 miliardi di sterline finanziata dai contribuenti per le peggiori aziende del mondo». Sfidare il «dio sponsor» potrebbe dunque diventare un nuovo sport. Non dimentichiamoci l'esempio dei Mondiali di calcio del 2010 in Sudafrica quando 36 bellissime ragazze bionde hanno ballato per tutta la durata di Olanda-Danimarca vestite (poco) di arancione, facendo così una pubblicità straordinaria alla birra Bavaria che non figurava tra gli sponsor della Coppa del Mondo. La Fifa ordinò il loro arresto. E per una settimana non si parlò d'altro.

     

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