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    LE OMBRE DELLA MALA MILANESE SUL SEQUESTRO DI CRISTINA MAZZOTTI - LA PROCURA DI MILANO RIAPRE IL CASO DELL’OMICIDIO DELLA 18ENNE FIGLIA DI UN RICCO INDUSTRIALE CHE NEL 1975 È STATA TROVATA MORTA IN UNA DISCARICA IMBOTTITA DI PSICOFARMACI - QUATTRO NUOVI NOMI NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI PER OMICIDIO: L'EX BOSS DEMETRIO LATELLA, CHE GIÀ NEL 2007 AVEVA CONFESSATO DI AVER PARTECIPATO AL RAPIMENTO INSIEME AL NARCOTRAFFICANTE ANTONIO CALABRO', ANTONIO TALIA, 71ENNE DI AFRICO E L'AVVOCATO CIVILISTA 66ENNE ANTONIO ROMEO, COGNATO DI CALABRÒ CHE MAI PRIMA D'ORA ERA STATO INDAGATO PER IL DELITTO…


     
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    Giuseppe Legato,Monica Serra per “la Stampa”

     

    cristina MAZZOTTI cristina MAZZOTTI

    All'epoca, nel 1975, fu il primo caso di una ragazza sequestrata che morì nella lunga stagione dell'Anonima al Nord. Ma le condanne già inflitte per l'omicidio della diciottenne Cristina Mazzotti, figlia di un ricco industriale, trovata morta in una discarica nel Novarese dopo aver vissuto in un fosso imbottita di psicofarmaci, hanno raccontato solo parte della verità. Per questo, dopo 47 anni, la procura di Milano ha riaperto l'inchiesta, e iscritto per concorso in omicidio volontario aggravato dalla crudeltà quattro nomi nel registro degli indagati. Nomi «inconfessabili» anche per gli imputati già finiti all'ergastolo.

     

    OMICIDIO CRISTINA MAZZOTTI OMICIDIO CRISTINA MAZZOTTI

    Tra loro c'è l'ex gangster della Milano di Epaminonda, Demetrio Latella, calabrese di 67 anni, che, incastrato da un'impronta, già nel 2007 aveva confessato di aver partecipato al sequestro di Cristina. E aveva tirato in ballo Giuseppe Calabrò, 72 anni di San Luca, uomo d'oro del narcotraffico lombardo, detto «u dutturicchiu», il dottorino, per via di qualche esame dato all'università; Antonio Talia, 71enne di Africo e l'avvocato civilista 66enne di Bovalino, Antonio Romeo, cognato di Calabrò che mai prima d'ora era stato indagato per il delitto.

    OMICIDIO CRISTINA MAZZOTTI OMICIDIO CRISTINA MAZZOTTI

     

    Tutti e quattro oggi liberi, sono stati interrogati dai pm Alberto Nobili e Stefano Civardi, e dalla Squadra mobile diretta da Marco Calì. E tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, tranne Latella, che avrebbe aggiunto dettagli importanti alla confessione già resa.

     

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    A incastrare Latella nel 2007 era stata un'impronta trovata sulla Mini Minor in cui la notte del primo luglio 1975, Cristina fu rapita mentre tornava alla villa di famiglia, a Eupilio, nel Comasco. Già all'epoca erano stati indagati anche Calabrò e Talia, ma il fascicolo finì archiviato per la prescrizione dei reati contestati. L'anno scorso però l'avvocato Fabio Repici, che assiste la famiglia del procuratore ammazzato dalla 'ndrangheta Bruno Caccia, scavando su Latella, ha presentato un esposto sul caso Mazzotti, ricostruito anche nel suo libro «I soldi della P2». 

     

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    E ha segnalato, tra le altre cose, che nel 2014 le sezioni unite della Cassazione hanno stabilito che non c'è prescrizione per l'omicidio volontario aggravato. In base a questa sentenza il caso Mazzotti è stato riaperto, nella speranza di riscrivere, definitivamente, questa dolorosa storia.

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