Alessandro Ferrucci per “il Fatto quotidiano”
CHEF RUBIO
"Ho parcheggiato bene?" Qual è la macchina? "La Punto prugna, era di mia nonna". Bel colore. "È del 1994, perfetta, e poi per me è solo un mezzo di trasporto. Prendo la multa?".
No, lì va bene. "Tutto questo caos è insopportabile". Meglio andare a tavola. "Decisamente. Ah, non tocco il vino, non posso e da tempo". Che è successo? "Già a 12 anni andavo in fraschetta con gli amici, da allora ho mangiato e bevuto troppo, senza regole.
Magari tornavo da un allenamento di rugby e mi sparavo dodici supplì per tamponare l'appetito". Vuoi per lavoro, vuoi per indole, a guardarlo non è difficile crederlo: Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio, è un ragazzone di 35 anni di quasi un metro e novanta per 112 chilogrammi ("ora sto meglio, mi sono sgonfiato, ne ho persi sette"), ex rugbista con più ossa spezzate che trofei vinti ("mi sono rotto tutto meno l'osso del collo"), un' esperienza non breve in Nuova Zelanda, quindi una passione per i fornelli, tanto da diventare uno degli chef televisivi più amati dal pubblico.
A differenza di altri colleghi celebri, veste in maglietta, mantiene l' accento romano, la parolaccia lo accompagna, è tutto tatuato, quando è possibile affonda le mani nel piatto, a tavola mantiene un ritmo costante, prolungato ed efficace (con lui occhio al proprio piatto), non ha filtri rispetto alle mode culinarie ("oramai se non utilizzi lo zenzero non sei nessuno") e non teme polemiche con i vegetariani e gli chef stellati.
chef rubio
Da questa sera (ore 21.25 sul Nove) è protagonista della terza serie di Camionisti in trattoria, programma diventato cult, un viaggio tra i posti più sperduti (e spesso) economici d' Italia e d' Europa, "guidato" da chi percorre migliaia di chilometri su gomma, "e uno si rende conto che è possibile mangiare benissimo, anzi da paura, pure con quindici euro".
Sorride di rado, quando capita utilizza più gli occhi della bocca.
Sui camion in giro per il Continente.
E ho scoperto persone molto differenti rispetto all' immaginario collettivo, gente che legge, si informa, meno scorbutici del previsto, alcuni con un desiderio unico di parlare.
Davanti alla telecamera, si sciolgono.
È la legge di Andy Warhol, alla fine ci cadono tutti per ottenere quei benedetti quindici minuti di celebrità. (Arrivano le prime portate, esce il cuoco, un po' intimidito, a salutare).
chef rubio
Mette ansia ai colleghi.
Colpa della televisione, dei messaggi che trasmette, di questa voglia di alcuni chef di stare su un piedistallo a giudicare. Non lo sopporto. Quando sono a tavola non spulcio mai nel piatto.
Sulla tv Vissani esprime dei concetti simili.
Rispetto a quell' uomo non nutro un briciolo di stima.
Niente.
Zero, non mi piacciono molti dei suoi atteggiamenti e su di lui non voglio dire altro.
Prima abitudine al risveglio.
Accendo la televisione, mi sintonizzo sui programmi d' informazione e nel frattempo leggo i giornali.
chef rubio
Quali.
Sono sette, ovviamente c' è il Fatto.
Secchione.
Io? Ma se i primi anni di scuola studiavo pochissimo, giocavo quasi solo a rugby, poi a casa mi dedicavo ai Manga giapponesi (fumetti).
Ha dichiarato di essere stato bullizzato.
Sì, ma niente di particolarmente grave: avevo e ho sessantaquattro centimetri di conferenza cranica, quindi al tempo ero solo testa e poco fisico, i ragazzi mi urlavano "capoccione"; alla fine non ne soffrivo, mi rifugiavo nell' indifferenza.
Come mai la Nuova Zelanda?
Un insieme di fattori, mi ero stufato un po' in generale, in particolare dell' università: ero iscritto a Giurisprudenza ma senza dare nemmeno un esame.
chef rubio
Non studiava?
Quello sì, ma quando mi chiamavano non mi alzavo, non mi piaceva quella liturgia, con tutti appresso ai voleri del professore, ai suoi capricci: magari non si presentava, stoppava all' improvviso gli esami, rimandava. Non ne potevo più. Così per affinità rugbistiche, e non solo, sono partito per la Nuova Zelanda.
I suoi genitori?
Pensavano tornassi dopo due settimane. Comunque mi hanno dato un' educazione rigida Quanto? A letto alle 21.30, anche da grande non potevo tornare dopo mezzanotte, niente motorino, niente cellulare, e quando ne ho avuto uno era un modello da Medioevo.
CHEF RUBIO 9
Giusto?
Li ringrazio.
Il mondo delle star
Estremamente debole, falso, grottesco, eppure a tutti va bene così, si finge la letizia, il benessere, si cerca di piallare le differenze per mantenere l' equilibrio precostituito. E sì, ancora molti pippano.
Senza appello.
Per fortuna li frequento poco, e non vado quasi mai negli studi, registro in esterna. (È alla quinta portata, con una capacità rara di nutrirsi e parlare).
VISSANI
Buon appetito.
Ho mangiato di tutto e in tutto il mondo, mi sono sfondato, credo di aver ingerito 100 volte quello che un uomo normale consuma nell'intera vita.
Esagerato.
Mica tanto.
Il cane lo ha assaggiato?
Sì, e a volte ricorda il montone, in altre il manzo, comunque è dolciastro E poi? In Islanda e Giappone ho assaggiato la balena.
Ci sono varie campagne a protezione.
Ed è sbagliato: quasi tutti pescano esemplari non in via d'estinzione; in Islanda è proibito andare oltre il numero prefissato, e mai balene incinte.
CHEF RUBIO 7
Greenpeace non la pensa proprio così.
Sono contro la caccia non indispensabile.
Tradotto?
In Groenlandia è fondamentale per le tribù povere dedicarsi alle foche, per loro sono una fonte indispensabile di sopravvivenza; il problema è che sono arrivati i ricchi canadesi o gli statunitensi ad accaparrarsi le pellicce. E non va bene.
Da bambino era già chiara la sua passione?
Sono cresciuto leggendo Airone o National Geographic, e l'obiettivo era quello di diventare veterinario o biologo marino.
Secondo i suoi colleghi è più sano mangiare al ristorante che a casa.
farinetti
Ma andassero a quel paese: mangiare fuori fotte le persone, lo dicono solo per fare cassa, peccato che la gente ci crede.
Sempre.
Ma no, molti esercizi sono migliorati, il palato del pubblico è cambiato, poi ci sono i clienti che scimmiottano le espressioni sentite nei vari programmi televisivi e allora parlano di "croccante" o "acidità", o altre formule ridicole.
Non ha ancora aperto un suo ristorante.
Per ora non ci penso proprio, ma nel caso dovrà essere un' osteria con pochi posti, dove cucino per me e poi abbondo per offrirlo agli altri.
Deciso.
Se poi non ti piace, arrivederci.
CHEF RUBIO 8
Programmi di cucina.
Trovo sia da coglioni andare in televisione per gareggiare sul cibo, e non sopporto questa retorica secondo la quale esci migliore da quell' esperienza.
Almeno migliorato.
No, solo più appetibile per alcune logiche di mercato.
È stato mai contattato?
Sei anni fa e avevo posto delle condizioni su ciò che avrei voluto dire.
masterchef 3
Questioni economiche?
Macché, sul quel piano sono pessimo, è andata male per tantissimo tempo; se fossi stato un po' più sveglio, altro che Punto del 1994.
Come impiega i soldi?
Viaggi, alcune donazioni, cibo, gli amici, e niente più; se sei un malandrino puoi mettere i soldi da parte, se stai alle regole non resta quasi nulla; per fortuna non ho vizi.
Fortuna.
Per diventare ricchi è necessario provare piacere nell'accumulo, poi devi essere capace e costante, magari organizzare degli show cooking; in realtà mi rompo subito le palle, e quelle situazioni mi sembrano pure ridicole; i soldi proprio non mi interessano.
CHEF RUBIO
Il suo pasto preferito.
Basta pane, salame e formaggio.
Come si giudica da chef?
So il fatto mio.
Punto forte.
Riesco a cucinare con quello che trovo, amo gli avanzi, non sono mai stato uno in punta di mestolo in cerca della dispensa piena per poi proporre piatti frivoli.
Oramai il gioco è quello degli accostamenti folli, spacciati per buoni.
Senza senso, e almeno anni fa c' era la curiosità per la novità, la nobilitazione del cibo, ma visti i tempi miseri, certe idee di cucina diventano quasi offensive: non siamo più nell' edonismo degli anni Ottanta.
PISTACCHIO DI BRONTE
Per ottenere una Stella Michelin è necessario rispettare delle regole.
A 360 gradi, ma è solo un riconoscimento per un certo tipo di persone, per dei circoli viziosi d' interesse, un po' come gli Oscar del cinema.
Impietoso.
Di frequente trionfa chi è più potente o fa squadra: ho provato degli stellati veramente mediocri, gente ossessionata, dei fuori di testa, ma perfetti nell' apparenza, nella cantina, e prendono i prodotti dalle persone giuste
Timido?
Lo ero e lo sono rimasto.
E davanti alla telecamera?
A mio agio, tanto non mi chiedono altro che essere me stesso, insomma ci sono cascati, in caso contrario non sarei in grado.
CHEF RUBIO 2
Una falsità in cucina.
Il pistacchio di Bronte: ci siete mai stati lì? È un buco di paese, come può soddisfare le esigenze di tutto il mondo? C'è una qualità turca, e altre del Medioriente, che sono stupende, ma tutti appresso a quella leggenda di Bronte.
Il limoncello di Sorrento.
I presunti liquori del dopocena non hanno mai aiutato nessuno a digerire, sono solo una botta di zuccheri perfetti per il mal di testa.
Chi non potrà mai essere?
Uno che appartiene a una lobby, i gruppetti non li reggo.
Vota?
COSTANTINO DELLA GHERARDESCA E CHEF RUBIO
Mai in vita mia, non mi faccio rappresentare da chi non conosco.
Il Made in Italy.
Altra bufala, non può significare per forza "buono" o "di qualità": siamo invasi dai rifiuti tossici, e parliamo? E non mi riferisco solo alla Campania: ci sono tante, troppe, zone del Paese in cui è consigliabile non toccare i prodotti della terra.
Farinetti ci ha costruito un impero.
E infatti non lo sopporto, quando posso lo attacco, ma è talmente potente da restare intoccabile.
È considerato un sex symbol.
FICO FARINETTI1
Ne farei volentieri a meno, sono solo rogne.
Esagerato.
La fama può diventare uno stimolo per le follie degli stalker.
Ne ha?
Lo zoccolo duro è composto da cinque donne, oramai rompono da così tanto tempo da conoscerle alla perfezione. Il problema è che io reggo, chi prova a starmi vicino non capisce fino in fondo certe dinamiche.
Spesso attacca Salvini: cosa gli cucinerebbe?
Posso evitare la risposta? Su di lui sarei veramente truce, e siamo pur sempre a tavola (e addenta l' ottava portata).
CHEF RUBIO
2 - CHEF RUBIO E IL POPULISMO DI “CAMIONISTI IN TRATTORIA”: “MANGIARE AL RISTORANTE TI FOTTE”
Da https://www.puntarellarossa.it
Chef Rubio e Camionisti in trattoria: il populismo gastronomico contro la casta degli chef. D’accordo per anni ci siamo sentiti un po’ presi in giro, da certi eccessi mediatici, dai cuochi diventati chef e poi star della tv, dalla nouvelle cuisine, dalle porzioni risibili, dagli estremismi estetizzanti che sovrastavano la cucina vera, dalle mode di sifoni e piatti destrutturati.
Ma buona parte di questo mondo è morto e sepolto, la cucina nelle sue varie forme ed espressioni è tornata nei ristoranti e si può goderla e parlarne come di un’altra espressione della creatività e della cultura. Restano però dei rigurgiti di chi della battaglia contro quel mondo ne ha fatto una ragione di vita e di successo, creandosi personaggi specularmente odiosi. Uno di questi è Chef Rubio, che ha ottenuto il successo mediatico non tanto per le sue presunte qualità di cuoco, quanto per le sue posizioni estreme e per la creazione di un personaggio, l’antichef. (qui è quando disse “t’hanno cacato nel piatto”) (e qui è in una garbata rissa con Bonci)
CHEF RUBIO
Basta leggere l’intervista di oggi al Fatto quotidiano, che anticipa la messa in onda del suo programma Camionisti in trattoria. Alessandro Ferrucci lo descrive così: “A differenza di altri colleghi celebri, veste in maglietta, mantiene l’accento romano, la parolaccia lo accompagna, è tutto tatuato, affonda le mani nel piatto, non ha filtri rispetto alle mode culinarie (“ormai se non utilizzi lo zenzero non sei nessuno” e non teme polemiche con chef stellati e vegetariani”. Perfetta rappresentazione di qualcuno che crea la propria identità in contrapposizione. Se è una moda usare lo zenzero, lo è altrettanto criticarlo. Per il resto, ecco lo chef uomo del popolo, che mangia con le mani, odia i vegetariani in nome della tradizionale predisposizione carnivora dell’italiano vero, rifugge dal formalismo estetico dello chef ma indulge in quello “tutto tatuato” dell’uomo del popolo.
“GAREGGIARE IN TV SUL CIBO È DA COGLIONI”
Eccolo poi, alle prese con i suoi giudizi taglienti, perfetti per la creazione del personaggio Chef Rubio. Iscritto a Giurisprudenza, non ha dato esami: “Quando mi chiamavano, non mi alzavo. Non mi piaceva quella liturgia“. Eh beh, davvero fastidiosa, sì, questa cosa che ti fanno domande e devi rispondere. Persino alzandoti. Gli chef non gli piacciono: “Pippano“.
CHEF RUBIO
E va bene. E la tv? La fa ma in ambiente sterile: “Non vado quasi mai agli studi, registro in esterni”. Il capolavoro lo dice qui: “Mangiare fuori fotte le persone“. Per lui i termini “croccante” e “acidità” sono ridicoli. In effetti croccante fa ridere, cosa vorrà mai dire, il contrario di morbido? Ad aprire un ristorante non ci pensa proprio: “Semmai una trattoria“. Naturalmente. “Dove cucino per me, abbondo e semmai offro agli altri”. Eh? E che razza di trattoria sarebbe? Casa sua? Andare in tv a gareggiare sul cibo “è da coglioni“. I soldi che guadagna li usa in viaggi “e donazioni“. Ma non ne parla. Ah sì, ne ha appena parlato. Ma “i soldi non mi interessano”.
“IL MIO PIATTO PREFERITO? PANE, SALAME E FORMAGGIO”
Chef Rubio non riesce a dire una frase che non sia un clichè. E’ prevedibile come una canzone di Sanremo, come un hamburger di McDonald’s. Il suo piatto preferito? Dai che lo indovinate: “Pane, salame e formaggio“. Il populismo esibito di Chef Rubio è allo stesso grado sconcertante e scontato ai limite della noia: “Non ho mai votato, non mi faccio rappresentare da chi non conosco”. Così si fa rappresentare da chi non vota, ottimo risultato. Finale con machismo passivo-aggressivo: “Ho cinque stalker donne”.
CHEF RUBIO
“CON 15 EURO SI MANGIA DA PAURA”
E va beh. Si va a vedere il suo “Camionisti in trattoria” (terza serie, 21.25, sul canale Nove), quinta essenza del luogo comune, eletto a nuova verità. Mio nonno diceva che bisogna andare nelle trattorie dei camionisti, che lì si mangia bene con poco. Chef Rubio è d’accordo con mio nonno, anzi, di più: “Con 15 euro si mangia da paura“. E’ con questa retorica da quattro soldi che si diventa famosi e si demolisce chi produce e serve qualità. Ma tant’è. Finiremo così, a pane e salame.
Buon appetito.