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    LE PAURE DEL CAV E DI RENZI: SE ARRIVA DAVIGO A CAVALLO DI GRILLO? - SENZA IL PROPORZIONALE, IL PARLAMENTO SARA’ BALCANIZZATO – DOPO LE ELEZIONI NEL 2018 E SENZA UNA MAGGIORANZA POSSIBILE, GENTILONI FARA’ LA FINE DI RAJOY IN SPAGNA: RIMARRA’ AL GOVERNO “PER IL DISBRIGO DEGLI AFFARI CORRENTI” 


     
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    Francesco Verderami per il Corriere della Sera

     

    BERLUSCONI RENZI BERLUSCONI RENZI

    Si sono sentiti come due amanti costretti a separarsi dalle circostanze. Berlusconi ha provato a convincerlo che c' era ancora una possibilità di tenere in vita il frutto della loro intesa, Renzi gli ha risposto che l' accanimento sul «tedesco» avrebbe solo portato a ulteriori e dolorose umiliazioni in Parlamento. E quando il leader del Pd ha provato a chiedere cosa ne sarebbe stato dell' altra parte del pegno, il Cavaliere si è ritratto come può farlo chi avverte che è finita: perciò non l' avrebbe sostenuto nella richiesta di voto anticipato.

    TABELLONE CAMERA TABELLONE CAMERA

     

    Senza più il «tedesco» non c' è più l' accordo. Senza più l' accordo per entrambi cambia tutto. Il futuro per Berlusconi è fatto di pensieri cupi, quelli che aveva tentato di scacciare giustificando la sua svolta proporzionalista: «Sono un vecchio saggio che osserva la decadenza del Paese, che vede il rischio di una vittoria dei grillini, l' avvento di una repubblica giudiziaria con tanti magistrati come ministri e un governo guidato da Davigo».

     

    DAVIGO 1 DAVIGO 1

    Lo atterrisce l' idea di andare alle urne non più col «tedesco» ma con il doppio Consultellum. Al Senato ci sarebbero le preferenze e lo sbarramento all' 8% su base regionale, cioè la perdita del controllo degli eletti e il rischio di non raccogliere seggi in alcune zone del Paese. Alla Camera potrebbe ottenere un' ottantina di deputati ma senza sapere anzitempo chi verrebbe eletto.

     

    renzi padoan gentiloni renzi padoan gentiloni

    Con il proporzionale aveva avviato il processo di distacco da Salvini. Con il maggioritario dovrà scegliere se assoggettarsi a una lista unica con il Carroccio - sapendo che il leader della Lega gli imporrebbe la sua forza al Nord - oppure acconciarsi a un' operazione solitaria, mettendo in conto l' addio di un pezzo del suo partito. La scelta del «tedesco» era una strada senza ritorno, e infatti a guardare indietro si vedono solo le macerie del centrodestra. Al punto che la Meloni, dopo aver mandato a farsi benedire Berlusconi, ora che non c' è più la soglia capestro del 5% ha detto ciò che pensava anche di Salvini e l' ha accusato di tradimento.

    maurizio lupi maurizio lupi

     

    Se il leader di Forza Italia piange, il segretario del Pd non ride affatto. Anzi, è il principale sconfitto. Raccontano che non abbia nemmeno partecipato alla segreteria, convocata dopo che alla Camera il centrista Lupi aveva orchestrato il botto insieme a una fila lunga così di franchi tiratori.

     

    Certo, rispetto al Cavaliere ha l' alternativa del doppio Consultellum. Ma non potrà avere le urne a settembre, perché dopo aver rotto alla sua destra con Alfano e alla sua sinistra con gli scissionisti, se li ritroverà schierati a difesa di Gentiloni, con una legge di Stabilità da fare e i Cinque Stelle ad attaccarlo: «Sarà un disastro. Mesi di campagna elettorale contro di noi, prima del voto».

     

    SALVINI MELONI TOTI SALVINI MELONI TOTI

    E dopo il voto potrebbe essere anche peggio. L' altro ieri, avendo capito che il «tedesco» stava per essere affossato, ha provato un disperato tentativo con Pisapia, che ha respinto le sue avance. Tornare indietro dopo aver tagliato i ponti è complicato. Tornare a palazzo dopo aver liquidato ogni alleato sarà (quasi) impossibile. Attorno al leader del Pd tante facce scure, quelle dei fedelissimi che lealmente avevano mosso come lui chiedeva ma che sottovoce non erano d' accordo sulla linea. Solo Orfini continuava a incitarlo per andare alla battaglia del voto di settembre, senza accorgersi che ogni isolotto del Pacifico era ormai stato perso.

    franchi tiratori franchi tiratori

     

    Renzi è combattuto tra il desiderio di provare un' ennesima rivincita e il realismo di chi sa che tutte le istituzioni nazionali e le cancellerie europee gli scaricherebbero addosso la responsabilità politica di aver interrotto la legislatura.

     

    Senza il «tedesco» è impensabile andare alle elezioni lo stesso giorno dei tedeschi, per quanto abbia validi motivi di essere preoccupato del futuro: perché il prossimo Parlamento sembrerà come una provincia dei Balcani dopo Tito. Ma non è solo colpa degli inaffidabili grillini se il patto è saltato: sfidare le leggi della politica è stato come voler sfidare le più elementari leggi della fisica. La mela cade...

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