Estratto dell’articolo da www.lastampa.it
marine le pen emmanuel macron
Il D-Day di un rimpasto di governo in Francia e, probabilmente, di un cambio di guardia a Matignon potrebbe già essere domani. Lo rivelano oggi alcuni media francesi, BmfTv, Journal du Dimanche, Europe 1, citando fonti vicine all'Eliseo. Si parla di una dipartita della prima ministra Elisabeth Borne che già era al centro dell'attenzione lo scorso giugno durante il precedente cambio di esecutivo. Oggi la sua fuoriuscita sembra sempre più probabile.
Molti i nomi che circolano in queste ore per prendere il suo posto: il ministro della Difesa Sebastien lecornu, Bruno Le Maire, ministro dell'Economia: si allontana sembra l'ipotesi dell'ex presidente dell'Assemblea Nazionale Richard Ferrand mentre avanza quella di uno dei fedelissimi di Macron, l'ex ministro dell'Agricoltura Julien Denormandie.
emmanuel macron e Elisabeth Borne
Le intenzioni di un cambiamento del titolare dell'Eliseo sono emerse quando ha deciso di rinviare il primo consiglio dei ministri del 2024, previsto il 3 gennaio, facendo tremare l'intera squadra di governo. Una decisione conseguenza diretta della spaccatura della maggioranza sulla controversa legge sull'immigrazione, varata il mese scorso nonostante il voto contrario di un quarto dei deputati di Renaissance, tra i suoi esponenti più a sinistra.
macron le pen
Secondo alcune fonti poi, il fatto che Macron abbia ringraziato «particolarmente» Borne nel suo messaggio di auguri di fine anno è da considerare il segnale di una sua partenza molto vicina, dopo 20 mesi trascorsi a Matignon.
Tra i papabili Lecornu ha dalla sua parte il fatto di poter negoziare con i deputati di destra di Les Republicains, apertura particolarmente utile in assenza di maggioranza assoluta in Parlamento. Mentre Le Maire, in carica dal 2017, ambisce da tempo alla guida del governo ed e' un volto noto dai francesi, anche se non fa parte del team di fiducia più stretto di Macron.
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elisabeth borne
Una cosa è certa: Macron dovrebbe lasciare a casa i ministri apertamente critici sulla legge sull'immigrazione, a cominciare dal ministro dei Trasporti Clement Beaune. La stessa sorte dovrebbe toccare a Rima Abdul-Malak (Cultura), Patrice Vergriete (Alloggio), Sylvie Retailleau (Istruzione superiore) e Agne's Firmin-Le Bodo (Sanità).
Il presidente starebbe valutando, inoltre, la formazione di un governo ristretto, possibilità già ventilata ad aprile 2022, rispetto a quello in carica, costituito da 39 membri dopo l'ultimo rimpasto di luglio scorso. Uno scenario che comporterebbe l'accorpamento di diversi ministeri, quindi con competenze più ampie per i futuri titolari. […]
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