Alessandro da Rold e Simone di Meo per “la Verità”
ALITALIA
Per almeno due anni, è come se Alitalia avesse volato senza pilota. Le perdite ammontavano a due milioni di euro al giorno e mancava finanche il piano industriale «essendosi già dimostrato irrealizzabile (quello) predisposto da Ethiad». Tra il 2015 e il 2016, la compagnia di bandiera ha funzionato come bancomat per la società emiratina, socia al 49%, e ha dissipato una fortuna. Anche per la cattiva gestione di chi avrebbe dovuto controllare e guidare l' azienda, a cominciare dai top manager. Così si è chiusa l' indagine durata quasi due anni della procura di Civitavecchia.
Sono tutti finiti sotto inchiesta con l' accusa principale di bancarotta fraudolenta: gli amministratori delegati Silvano Cassano e Marc Cramer Bell; il vicepresidente di Alitalia Sai e presidente e ad di Etihad Airways, Reginald James Hogan; il direttore finanziario Duncan Naysmith; i consiglieri d' amministrazione Luca Cordero di Montezemolo, Roberto Colaninno e Giovanni Bisignani.
cramer ball luca di montezemolo
L' elenco dei 21 indagati, a cui ieri sono stati notificati gli avvisi di chiusura delle indagini, comprende, inoltre, l' attuale liquidatore di Air Italy, Enrico Laghi, già consulente e commissario straordinario di Alitalia Sai; l' ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier (difeso dall' avvocato Giuseppe Iannaccone); la vicepresidente di Confindustria, Antonella Mansi; e l' ex consigliere di Intesa (e commissario Astaldi) Corrado Gatti, il vicepresidente di Intesa San Paolo Paolo Colombo.
silvano cassano james hogan matteo renzi luca cordero di montezemolo
Tra plusvalenze costruite a tavolino, false fatture e cosmesi contabili, gli inquirenti - grazie alla collaborazione di consulenti come Gaetano Intrieri, Stefano Martinazzo, Ignazio Arcuri e la società Axerta - hanno ricostruito le mosse che hanno portato al «dissesto della società anche aggravandolo», come scrivono nel provvedimento, per la mancata dichiarazione dello stato di insolvenza poi pronunciato solo l' 11 maggio 2017 dal tribunale.
Per far quadrare i conti della società ed evitare il default, gli amministratori avrebbero manipolato le perizie (costate in totale 50.000 euro) di due società di consulenza per «svendere» ad appena 21 milioni di euro due slot (diritti di atterraggi) Roma-Londra che ne valevano almeno 60 (o addirittura 70), al fine di iscrivere a bilancio come plusvalenza la differenza di 39 milioni. Avrebbero inoltre portato all' attivo un' altra fittizia plusvalenza di 44 milioni e utilizzato una falsa fattura da 25 milioni per «pompare» il patrimonio netto al di sopra della soglia di allarme.
hogan cassano montezemolo renzi d'amico
Altro fronte d' indagine è quello degli accordi interni tra Alitalia ed Etihad, con quest' ultima che avrebbe beneficiato di alcuni contratti particolarmente vantaggiosi, per un totale di quasi 100 milioni di euro, in relazione ad alcune tratte regionali affidate a costi più alti a una società controllata dall' azienda araba invece che a un vecchio (e più conveniente) concessionario italiano.
Tra i protagonisti dell' inchiesta della procura di Civitavecchia, come detto, c' è soprattutto Enrico Laghi, fresco di nomina come liquidatore di Air Italy, altra compagnia aera in crisi economica.
ENRICO LAGHI
Nel 2015 proprio Laghi, in qualità di amministratore delegato della Midco, società che aveva la maggioranza di Alitalia Sai (51%), avrebbe registrato una falsa plusvalenza da 136 milioni di euro per migliorare i dati delle condizioni economiche della nostra compagnia di bandiera. In questo modo, secondo i magistrati, sarebbe stato falsato il piano industriale 2015-2018, con perdite pari a 198 milioni di euro invece di 335 milioni. E soprattutto, con questa operazione avrebbe ingannato creditori, soci, finanziatori e potenziali finanziatori.
Tutto ruota intorno all' operazione Alitalia Loyalty, quella che gestisce il programma Millemiglia che Laghi avallò («Non irragionevole», disse) cedendola a Etihad per circa 13 milioni e 300.000 euro. Un valore che stando alle indagini si è rivelato «falso e frutto di un irragionevole e arbitrario uso della discrezionalità valutativa», scrivono i magistrati. Peccato, infatti, che il valore fosse di almeno 150 milioni di euro, come si poteva evincere dal bilancio Alitalia Cai del 2013.
ENRICO LAGHI
Laghi risulta inoltre indagato anche per falso in atto pubblico, perché, si legge nelle 26 pagine di chiusura delle indagini, «nell' autodichiarazione resa in accettazione dell' incarico di Commissario straordinario di Alitalia Sai al Mise dichiarava falsamente di non aver prestato attività di collaborazione professionale nei confronti della società Alitalia Sai nei due anni antecedenti alla dichiarazione dello stato d' insolvenza, nonostante avesse, nel settembre 2015, emesso parere su incarico della citata società».
Nelle contestazioni dei pm di Civitavecchia trovano spazio infine pure le spese pazze già raccontate nei mesi scorsi dal nostro giornale. A risponderne, nello specifico, sono Cassano, Montezemolo, Cramer Ball e Naysmith: circa 600.000 euro per catering, cene di gala e lussuosi eventi aziendali «bruciati» mentre Alitalia era già in picchiata.