Guido Mariani per Tag43
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Qualche anno fa il World Travel Awards, quello che qualcuno definisce il premio Oscar del turismo, nominò Spike Island, una fortezza ed ex prigione al largo delle coste meridionali dell’Irlanda, la maggiore attrazione turistica europea dell’anno, riservandole anche la nomination in ambito internazionale accanto alla Muraglia Cinese e al Pan di Zucchero di Rio de Janeiro.
Considerare una prigione una “attrazione turistica” può lasciare un po’ perplessi, ma in realtà quello che dovrebbe lasciarci perplessi è l’accezione, gioiosa e vacanziera, che noi associamo ormai quasi sempre alla parola “turismo”. Il turismo è spesso un’esplorazione di altre culture e di luoghi del passato, che non necessariamente dobbiamo legare al divertimento e alla dimensione ludica del viaggio.
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Quelli che in diverse epoche furono istituti di pena o centri di detenzione, rappresentano momenti di storia e di memoria che possono benissimo rientrare in una meta di una vacanza senza che questo significhi banalizzare il dolore a cui questi posti sono associati. È anche per questo che le vecchie prigioni stanno oggi vivendo una nuova vita come luoghi che attirano sempre più viaggiatori curiosi che vedono il “turismo” come l’immersione più autentica in una cultura locale.
Spike Island e Kilmainham Gaol: un tuffo nella storia dell’Irlanda
kilmainham gaol
Spike Island è aperta al pubblico dal 2010, è un’isola, a 15 minuti dalla costa nei pressi di Cork, che ha un’estensione di poco inferiore alla Città del Vaticano ed è in gran parte occupata da una grossa fortezza-penitenziario. Sede di un antico monastero, divenne alla metà del XVII secolo un punto di raccolta per i prigionieri dell’esercito inglese di Oliver Cromwell che avevano conquistato l’Irlanda. La prima tappa di un viaggio di deportazione diretto nelle colonie inglesi al di là dell’Oceano.
eastern state penitentiary
Alla fine del 700 vennero erette delle fortificazioni e all’inizio del secolo successivo venne costruito Fort Mitchell, la struttura che si visita oggi. L’imponente complesso di edifici, ispirato ai castelli medievali italiani, era capace di ospitare fino a 3 mila soldati, ma divenne anche un penitenziario nell’epoca vittoriana che rinchiudeva i condannati irlandesi nell’era della grande carestia. In quegli anni fu il carcere più grande del mondo.
In Irlanda si può anche visitare, a Dublino, Kilmainham Gaol, aperta nel 1796 e destinata in un primo tempo a delinquenti comuni, migliaia dei quali vennero poi mandati ai lavori forzati in Australia. Fu, successivamente, uno dei principali luoghi di detenzione per i nazionalisti irlandesi. Venne chiusa, dopo l’indipendenza, nel 1924; uno dei suoi ultimi detenuti fu proprio Eamon de Valera destinato a diventare Primo Ministro irlandese.
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Dai Piombi all’Asinara: le ex prigioni italiane
Senza partire per l’isola verde, in Italia diversi ex luoghi di detenzione di varie epoche sono oggi visitabili. Tra i più noti ci sono ovviamente i Piombi, le carceri di Palazzo Ducale a Venezia. Costruiti alla fine del 500 furono chiusi due secoli più tardi, il detenuto più celebre che ospitarono fu Giacomo Casanova.
Il Carcere Mamertino o Tullianum è il più antico di Roma con costruzioni che risalgono fino al VII secolo a. C. Divenne per molti secoli luogo di reclusione per condannati all’esecuzione e per i nemici di Roma catturati in guerra come il re numida Giugurta e il condottiero gallico Vercingetorige. La tradizione lo ricorda come ultima dimora degli apostoli Pietro e Paolo prima del martirio e per questa ragione divenne poi luogo di culto. È stato restaurato e aperto ai visitatori dal 2016.
palazzo d avalos
A Procida, capitale italiana della cultura 2022, è possibile visitare il cinquecentesco Palazzo D’Avalos. Nel 1830 l’edificio fu trasformato in carcere per essere chiuso definitivamente nel 1988. Vi furono imprigionati personaggi come Luigi Settembrini e Cesare Rosaroll, oltre a diversi generali di matrice fascista come Junio Valerio Borghese, Graziani Rodolfo e Attilio Teruzzi che vi trascorsero gli ultimi giorni della loro vita. Nel cortile si trova ancora la camionetta che accompagnava i prigionieri al porto, fedele alla descrizione che Elsa Morante fa ne L’isola di Arturo.
carcere mamertino o tullianum
In Sardegna si può visitare il carcere dimesso dell’Asinara che ha ospitato tra i suoi ultimi residenti il boss dei boss Totò Riina. Oggi è parte del Parco Nazionale dell’Isola dell’Asinara.
Rocca Albornoz, oggi è il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto. Edificata nel XV secolo come fortezza dello Stato Pontificio diventò bagno penale nel 1817 e mantenne il suo uso carcerario fino al 1982. Durante il periodo fascista fu anche utilizzato per rinchiudere prigionieri politici e antifascisti jugoslavi, alcuni dei quali furono protagonisti di una rocambolesca fuga.
Alcatraz, attrazione da 1 milione di turisti l’anno
palazzo d avalos
La prigione più visitata al mondo è però quella sull’isola di Alcatraz nella baia di San Francisco, uno dei primi luoghi carcerari contemporanei a essere aperti al turismo di massa. Prima della pandemia era meta di più di un milione di turisti all’anno, un flusso che ha giustificato nel 2015 un piano di restauro e di ammodernamento costato 3 milioni di dollari.
In realtà una delle carceri più celebri del mondo ebbe una vita brevissima, meno di 30 anni. Il carcere federale infatti venne inaugurato nel 1934, dove prima sorgeva una base militare che ospitò anche prigionieri della guerra ispano americana e altri detenuti sottoposti alla corte marziale. La struttura chiuse nel 1963. La gestione era diventata economicamente insostenibile.
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Nel frattempo Alcatraz si era guadagnata la fama di penitenziario spietato e aveva accolto nelle proprie celle alcuni dei più celebri criminali americani, tra cui il boss Al Capone. I tentativi di evasione dall’isola-prigione costituiscono una mitologia a sé stante. Il più noto, avvenuto nel 1962, è stato raccontato nel film Fuga da Alcatraz di Don Siegel con Clint Eastwood: tre galeotti si scavarono con dei cucchiai una via di fuga dalle celle, ma nessuno ha mai saputo nulla di certo sulla loro sorte.
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Negli Stati Uniti, a Philadelphia, è diventata museo anche l’Eastern State Penitentiary, fortezza edificata nel 1829 e che ai tempi fu l’edificio pubblico più costoso mai realizzato in America. L’aspetto imponente, cupo e neo-gotico, fu scelto appositamente per incutere timore nei reclusi che fino al 1913 furono tenuti in isolamento.
Le celle in origine erano state concepite con un’unica finestra sul soffitto per simboleggiare “l’occhio di Dio” e invitare al pentimento. Charles Dickens e Alexis de Tocqueville vi fecero tappa nei loro viaggi americani. La prigione, antiquata e sovraffollata, chiuse definitivamente nel 1971.
Tra il mito e la storia: lo Chateau d’If e la Conciergerie di Parigi
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Ci sono fortezze note anche per detenuti che in realtà vi sono stati rinchiusi solo nelle pagine di un romanzo. È il caso del leggendario Chateau d’If, fortezza cinquecentesca che sorge su una piccola isola dell’arcipelago delle Frioul, nel golfo di Marsiglia e che fu prigione per quattro secoli. Oggi viene visitata soprattutto da chi si immagina nelle sue celle il condannato Edmon Dantes, Il Conte di Montecristo nato dalla fantasia di Alexandre Dumas.
Ma in Francia una delle tappe d’obbligo è la Conciergerie di Parigi, originariamente costruita come parte del palazzo reale, ma celebre per essere stato luogo di detenzione durante la Rivoluzione francese. Le celle erano solo una stazione di transito verso la ghigliottina, destino che toccò ai prigionieri più celebri: la regina Maria Antonietta, e i rivoluzionari Danton e Robespierre.
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Robben Island e il Memoriale Hohenschönhausen: luoghi della memoria
In giro per il mondo diversi centri di detenzione sono diventati luoghi di storia e di memoria. Robben Island è un’isola a mezz’ora di traghetto da Città del Capo, in Sudafrica. Fu per tre secoli utilizzato come luogo di confino e carcere e oggi è un sito riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Qui Nelson Mandela fu privato della libertà per 18 dei suoi 27 anni da carcerato. Nel 1964 fu condannato all’ergastolo. Trent’anni dopo divenne il presidente del Paese.
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A Berlino il Memoriale Hohenschönhausen è l’ex prigione della Stasi, il servizio segreto della Germania dell’Est. Nelle stanze i prigionieri venivano sottoposti agli interrogatori del ministero per la Sicurezza di Stato. In Senegal, al largo di Dakar, l‘isola di Goreé conserva ancora la Maison des Esclaves, il centro di raccolta in cui erano rinchiusi gli schiavi destinati ad essere venduti per lavorare nelle piantagioni delle Americhe.
Carceri diventate hotel di lusso e ostelli
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Alcuni ex istituti di pena hanno trovato un’altra vocazione. È il caso di Het Arresthuis, casa circondariale di Roermond, cittadina dei Paesi Bassi più vicina a Düsseldorf che ad Amsterdam. Ha rinchiuso criminali dal 1863 al 2007 ma dal 2011 è un albergo di pregio da 200 euro a notte. Le celle sono state riconvertite in eleganti suite, ma la struttura interna e le porte delle stanze, così come le sbarre sulla facciata, ricordano che il relax tra quelle mura è storia assai recente.
A Karosta, cittadina Lettone sul Baltico, quella che fu una prigione nazista prima e sovietica poi è diventata un ostello. Qui si è voluto conservare però l’aspetto opprimente di una galera e, scivolando nel cattivo gusto, si può anche aderire all’iniziativa “notte estrema” in cui i visitatori vengono accolti e (mal)trattati come dei veri prigionieri
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Oggi nel mondo ci sono circa 10 milioni e mezzo di persone incarcerate. Un quarto delle quali solo negli Stati Uniti, il paese con il più alto numero, percentuale e assoluto, di reclusi. Innumerevoli studi, e il caso americano ne è la prova, hanno dimostrato che le prigioni di oggi non servono a prevenire i reati.
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«Sono solo il centro di reclutamento per l’esercito del crimine» disse il filosofo francese Michel Foucault che dedicò una parte importante dei suoi studi ai sistemi di pena. L’auspicio è quello che un giorno gran parte delle carceri possano diventare dei musei.
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